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SPIGOLANDO tra: Il rogo del camper. Mi spiace, è terribile, non ci sono parole... PERO!

SPIGOLANDO tra: Il rogo del camper. Mi spiace, è terribile, non ci sono parole... PERO!

La morte di Elisabeth 20 anni, Francesca 8 anni e Angelica 4 anni, le tre giovani rom bruciate vive nel camper dove dormivano con i loro fratelli e genitori...

Venerdi, 12/05/2017 - SPIGOLANDO tra : MI dispiace! E’ terribile ! Non ci sono parole! uccidere NO! PERO!

La morte di Elisabeth 20 anni, Francesca 8 anni e Angelica 4 anni, le tre giovani, bambine e ragazza rom bruciate vive nel camper dove dormivano con i loro fratelli e genitori mi costringe, quasi per una forma di rispetto che provo a fronte della tragedia, a mettere insieme alcune - seppur disordinate - idee.

“Non ci sono parole” quella frase che rappresenta per tanti di noi una sorta di ritornello quando gli avvenimenti e gli accadimenti sono così grandi e terribili che non riusciamo ad esprimerci... Dovremmo provare, in casi come questi, a trovarle le parole, in sintonia con le nostre idee, il nostro modo di vivere, i principi in cui crediamo. Questo per sforzarci, a fianco al dolore e rabbia che proviamo in tante/i per queste giovani morte così orribilmente, esprimere cosa pensiamo e quali riflessioni condividiamo tra le molte “parole “ che leggiamo e forse quali ancora vorremmo scoprire adeguate.

Il terribile fatto, tutto ciò che si dice, ci invita e ci guida ad una contestualizzazione, ad una cornice così vincolante da cui sicuramente è impossibile prescindere. Il riferimento è ricordare che Elisabeth, Francesca e Angelica appartenevano a una famiglia rom, ovvero zingari, nel linguaggio comune. Ovvero a quella ingombrante minoranza di cittadini con cui la maggioranza ha un rapporto di notevole conflitto più che difficoltà. I rom sono emarginati e marginali, ma vivono in troppi campi nel cuore delle periferie di Roma e non solo, in luoghi sporchi degradati da cui chi esce ruba in tutte le forme possibili, ovvero: per strada, nelle metro, negli auto, nelle case, di giorno di notte. "Smucinano” nei cassonetti alla ricerca di quanto è ancora utilizzabile, usabile, vendibile o concretamente ha al suo interno qualche materiale prezioso come il rame.

Ma la realtà dei rom a fianco alla quale viviamo è collettività di famiglie di cui sappiamo poco o nulla, dove i figli sono tanti, un po’ vanno a scuola e molti no, dove le donne sicuramente girano chiedendo l’elemosina più degli uomini e forse rubando. Ed è questa realtà che infastidisce, che genera guerre, spesso tra gli ultimi e i fantasmi delle nostre società, il mondo dove sono cresciute queste nostre “ragazze” e dove hanno trovato la morte, sembra per una vendetta tra gruppi di potere fra le diverse famiglie o clan.

Una verità suggerita dallo stesso padre, spiegando perché fossero parcheggiati lì, fuori dal l Centro Commerciale Primavera, in fuga da minacce. Ed è così che è riuscito proprio lui, il padre ad assolvere la comunità dalla paura e vergogna di un gesto razzista. La comunità, in questo caso del quartiere di Centocelle dove era parcheggiato il camper da cui per troppo affollamento, ben 13 corpi, in pochi metri quadrati di lamiere, non sono bastati quei pochi secondi necessari per farle uscire tutte, perché praticamente si può immaginarli quasi intrecciate/i l’uno con l’altro, causando la morte delle giovani bambine nel sonno e la disperazione della madre e del padre che urlava di non essere riuscito a salvare anche queste sue figlie.

La notizia è troppo drammatica è ha “invaso” le prime pagine. E se ora possiamo leggere di una Centocelle che si riconosce in uno striscione bianco “Sono morti del quartiere” e oramai per fortuna i fiori dilagano, i bimbi delle scuole limitrofe, dove studiano anche bambini rom, depositano biglietti speciali, autentici, pieni di un amore e profondità di cui, come adulti, non siamo forse neppure più capaci, se si parla di una giornata di lutto a Roma per i funerali, se la Comunità di Sant Egidio ha organizzato una messa a cui ha partecipato tutta la famiglia e tanto altro. Seguendo le interviste e le parole dette dai cittadini, emerge con forza il sentimento con cui bisogna fare i conti  Dolore, orrore, ingiustizia, inciviltà .. PERO’! E dietro quel PERO’ tutte le indicazioni, le sottolineature negative contro i comportamenti degli zingari, la loro inciviltà e il bisogno di ributtare su di loro ogni colpa. Stati d’animo in cui si ritrovano la maggioranza dei cittadini e che annebbiano il dolore per una tragedia che ha cancellato tre vite innocenti il cui futuro doveva essere problema e preoccupazione di tutti noi e su cui infinite le lacrime da piangere.

Ed è proprio a Elisabeth, appena entrata nella vita adulta e sicuramente piena di sogni come tante sue coetanee, a Francesca che sicuramente aveva a 8 anni tanti amici con cui rideva e giocava ad Angelica, che chissà quante volte con quel nome è stata coccolata dicendole che era un angioletto e forse lo è diventata davvero, che dobbiamo l'impegno di capire, conoscere e acquisire le diversità come realtà di questa società a cui dare risposte e non da ritenere cancellabili pur con le loro difficoltà, come forse la pensa la persona che ha parcheggiato la sua macchina davanti ai fiori e al luogo del supplizio, evidentemente non ritenendolo un insulto all’umanità che le auguriamo di non subire mai capendone l’orrore. Orrore perché accettazione del declino subumano dei comportamenti.

Vorrei rilanciare ancora pensando a quel femminile dell’identità Rom o Sinti che sia di cui davvero non sappiamo o non so nulla oltre il si dice, o l’immagine o i luoghi comuni e di cui “le nostre” nel tempo avrebbero fatto parte e di cui come mai prima sento il desiderio di capire di più anche osservando le immagini surreali della loro madre con l’undicesimo bambino al seno in un'immagine di maternità, non rimandabile, trasmessa dalla chiesa di santa Maria in Trastevere, così drammatica e parlante; da non lasciare spazio a commenti che potrebbero solo essere un peccato di retorica .

Paola Ortensi

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