Lunedi, 24/04/2017 - Spigolando nei giorni passati fra tante notizie, una più significativa e impegnativa dell’altra scelgo di “rilanciarne” tre, per condividerle con chi leggerà e sottolineare alcuni pensieri ed emozioni che presumo duraturi e sicuramente non solitari.
Ed allora! Un'emozione profonda, da cui faccio fatica a distrarmi, mi ha coinvolta leggendo del coraggio a cui dare voce di Vincenza, la mamma del bimbo morto nella caduta che poteva e doveva rappresentare la speranza di salvezza dal fuoco della loro casa a Casella. Vincenza, che in un letto di dolore e disperazione ha trovato la forza di autorizzare l’espianto degli organi del suo bambino, facendosi interprete anche della volontà di suo marito, papà del bimbo in gravissime condizioni e riuscendo a uscire dal suo mondo tragico, è riuscita a pensare alla vita e speranze di altre famiglie, di altre creature. Mi interrogo come si potrebbe esserle a fianco, dove trovare le parole per ringraziarla ed aiutarla insieme? Confesso che le parole adeguate non le conosco e non saprei dove trovarle. Forse è per questo che non riesco a non pensare a lei e sperare almeno che la terribile storia, sua di suo marito e del piccolo Giuseppe, non cada nel silenzio. Il silenzio che non solo uccide tante storie e tante persone, ma che non ci permette, spesso, anche di apprezzare e arricchirci del buono che convive con avvenimenti tragici regalando positività.
Sono riflessioni su cui mi sono ulteriormente soffermata sentendo e leggendo quanto è accaduto in Kenia alla scrittrice e ambientalista italiana Kuki Gallman a cui hanno sparato nella sua tenuta di 400 km quadrati, dove vive da 40 anni circa, oggi con sua figlia e una nipotina, per sostenere e difendere centinaia di animali (iniziando da elefanti) e dove si è ispirata per scrivere libri di successo, di cui uno divenuto anche un film famoso. Storie che da questa terra che ha scelto come sua, e da cui evidentemente è stata stregata, hanno preso ispirazione. Confesso che non sapevo che la Gallman fosse italiana e solo in questi giorni in cui speriamo si possa salvare dalla gravissima ferita da arma da fuoco allo stomaco, vediamo in seguito ad un fatto negativo lunghi articoli e descrizioni del suo impegno coraggioso e affascinante che, tra le altre cose produce lavoro ho letto, per decine e decine di persone impegnati nella grande fattoria. Siamo in giornate in cui si parla, pensando al 25 aprile, molto di RESISTENZA. Penso che quella della Gallman sia stata una scelta magnifica, sì sostenuta dalla passione per quella terra e per gli animali, ma col coraggio di una “partigiana” dei diritti della terra e della sua fauna e flora; in un territorio così difficile dove le prime notizie dicono che a sparare potrebbero essere stati dei pastori entrati per poter usufruire in un periodo di terribile siccità magari di mangime per gli animali. Un evento, ancora questo di Kuki Gallman, che da un progetto di pace vede nascere violenza e guerra perché, probabilmente, considerato da molti eversivo.
E certamente la pace che rimane un orizzonte davvero desiderabile più che mai in giorni di guerra e conflitti come questi, non smette la sua semina e fra i semini appunto troviamo il premio UNESCO, per chi a questo lavora, dato alla sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini e all’Ong francese SOS Méditerranée. Le motivazioni di Costruttori di Pace riguarda le azioni, il lavoro, l’impegno per accogliere e salvare emigranti. Lampedusa è oramai nota a chiunque segua le vicende dell’emigrazione e il suo ruolo di isola minuscola ma grandissima nella funzione di faro per chì lascia la propria terra e, nonostante tutto, si avvia verso l’ignoto. Il riconoscimento alla Sindaca Nicolini va inteso come un premio per tutta l’isola che non a caso più di una volta è stata indicata come possibile candidata al Nobel per la pace.Quello per l’Ong Méditerranée poi lo dobbiamo intendere come un ringraziamento a tutte le organizzazione impegnate nei salvataggi in mare, accusate in questi giorni addirittura di collaborare con gli scafisti da alcune ” voci mediatiche“. Fango indiscriminato, ancora una volta su chi, tra mille contraddizioni, si da da fare a salvare vite e non rinuncia ad agire in questo tremendo esodo di popoli, da guerra, povertà paura e dove chi affronta il viaggio cerca di garantirsi una vita pur consapevole di rischiare comunque di perderla nel viaggio della speranza.
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