Martedi, 31/01/2017 - Spigolando tra: Le donne e la ribellione a Trump che dilaga nel mondo .
“I valori sono più importanti di qualunque trattato commerciale” !
Queste le parole pronunciate in televisione da una giovane donna intervistata nel corso di una protesta contro il decreto di Trump che chiude, al momento, gli USA ai rifugiati, e sintetizzano bene quella che è l’umiliazione, oltre la rabbia che molti - un sondaggio dice il 51% degli americani - provano contro le decisioni del neo presidente americano. Una voce simbolo di un protagonismo di voci femminili che nella loro varietà di contenuto e di livello di “potere” è interessante evidenziare e seguire.
Un conflitto e un'alleanza con donne che accompagna Trump in primis dalla campagna elettorale che lo ha visto vincere la corsa contro Hillary Clinton e giovarsi nell’immagine che ha dato di sé, della moglie e figlia pronte a difenderlo da tutte le accuse che lo definiscono un uomo non rispettoso delle donne, appunto. Quello che sembrava un fatto a sé, legato alla campagna elettorale, sta divenendo invece una caratteristica che il tempo ci dirà il peso che avrà e che trovo molto interessante monitorare.
Iniziando con la marcia, enorme, delle donne in America, replicata nel mondo; l’opposizione a Trump, proprio negli USA, prosegue con il rilevare che la prima ad opporsi al decreto sull’immigrazione è stata la Giudice Federale Ann Donnelly del Distretto di Brooklyn, che ha ordinato, con determinazione, alle autorità di non procedere (negli aereoporti) alle “deportazioni” dei cittadini coi documenti in regola provenienti dai paesi mediorientali e africani banditi. A lei poi si sono unite prima che si moltiplicassero le opposizioni, altre 3 donne giudici federali.
Avvenimenti culminati, nel braccio di ferro a cui Trump sta sottoponendo il suo paese che protesta con le sue voci più rappresentative dall’industria, alla finanza, alla Silicon Valley, ad Hollywood, nel “licenziare” la sua ministra reggente Sally Yates, che ha coraggiosamente ordinato al dipartimento di giustizia di non difendere in tribunale il decreto sull’immigrazione .
Saltando i confini degli USA, e alzando il tiro di una rappresentanza che ci mostra quanto “importante” sia il potere femminile e quanto forse si rappresenti complesso e contraddittorio rispetto ad analisi e aspettative snodatesi nel tempo, arriviamo in Europa dove la leader Inglese Theresa May, pur non potendo fare a meno di non condividere seppur troppo timidamente le posizioni di Trump, rappresenta l’alleata, con l’articolo determinativo, forte e privilegiata del presidente americano sperticato nel lodare la Brexit e attaccare l’Europa, più che mai rappresentata da un'altra voce femminile, quella di Angela Merkel; e ci piace ricordare anche da Federica Mogherini quale “Ministra degli Esteri dell’UE.
Unione Europea che il Presidente Americano, proprio prendendo spunto dal tema emigrati e rifugiati, attacca senza, a mio parere, ricevere una risposta politicamente forte e - mi piace dire - orgogliosa.
Ma per chiudere queste note, in corso d’opera di avvenimenti enormi di cui parleremo credo molto a lungo; avvenimenti interessanti da seguire e su cui riflettere. L’ultima “donna” su cui vorrei richiamare l’attenzione e che è sicuramente quella che sta scatenando la ”rivoluzione” degli americani orgogliosi della loro democrazia è la Statua della liberta.
Ai suoi piedi, inciso sul piedistallo, il “vangelo americano”, che ha accolto milioni di emigranti, e che ha fatto grande l’America, e che in molti pensano Trump voglia cancellare: ”Datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare liberi, i rifiuti miserabili delle vostre coste affollate. Mandatemi loro, i senza-tetto, gli scossi dalle tempeste e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata”.
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