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Spighe d’oro e campi di grano

Spighe d’oro e campi di grano

Spigolando tra Terra Tavola e Tradizioni - Un alimento strategico per l’umanità

Ortensi Paola Venerdi, 11/05/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2012

Il grano ondeggia con le sue spighe d’oro, intarsiato dal rosso dei papaveri nei campi liberi dalla chimica. Parlare di grano significa dedicarsi a quello che già da migliaia di anni prima di Cristo è alimento strategico per l’umanità. Per lungo tempo risorsa di potere e generatore anche di battaglie, come fu con il fascismo in Italia, per garantirne una produzione che desse autosufficienza all’Italia. Onorato per la sua bellezza, sacralità e duttilità. Nella nostra dieta è fondamentale come grano tenero e grano duro: il primo dedicato al pane, il secondo alla pasta. La mietitura del grano ha nel passato rappresentato per i contadini la fine di una fase di duro lavoro invernale. Per questo è occasione di festa e appuntamento onorato con gioia, in particolare in seguito a un buon raccolto. Danze, canti, musica e cibo abbondante accompagnavano la mietitura. Una festa simbolica che non pochi comuni mantengono nei loro calendari, nonostante la meccanizzazione abbia cambiato ogni gesto, modalità e fatica del lavoro. Il grano e poi la spiga, che nasce sin dall’inizio con la sua forma perfetta nello stelo d’erba, e ancora il chicco, componenti così simboliche da avere ispirato ai Greci la Dea Cerere con la sua immancabile leggenda. La spiga simbolo di vita e di buona fortuna.

Dividere il grano dalla zizzania, invito che rimanda al grano quale eccellenza di bontà e alla zizzania, che in natura è erba infestante, quale attività di disturbo a mezzo di pettegolezzi e maldicenze parecchio praticata dall’umanità. La grana simbolo di denaro, seppur in uso quasi esclusivamente dialettale, nonostante la sua origine latina. Ecco quindi i grani delle perle dei rosari, il grana padano sintesi estrema di un formaggio che per la sua lavorazione vede col tempo il latte trasformarsi a mo di chicchi, la grana o lo sgranarsi della carta fotografica; i chicchi di caffè o di cioccolata, o d’uva o quello di riso, fratello non meno importante per l’alimentazione di quello di grano, per finire con quel Chicco/a vezzeggiativo affettuoso di tanti bimbi/e o nome proprio dato agli amati amici a quattro zampe.

Venendo al verbo spigolare, a cui è dedicata la nostra rubrica, era un gesto femminile, delle donne che cercavano nei solchi del grano ormai trebbiato le spighe rimaste fra la paglia. Ed è alle Spigolatrici di Sapri, che videro sbarcare nel Regno delle due Sicilie i trecento giovani e forti di Carlo Pisacane, che è dedicata la poesia patriottica tra le più famose del nostro Risorgimento. In cucina il grano è farina innanzitutto, ma è chicco la cui cottura permette di preparare molteplici piatti. La Pastiera napoletana è sicuramente il più noto dolce a base di grano cotto. La ricetta è rintracciabile con facilità.



Grano cotto

Per 500 gr occorrono 5 litri d’acqua. Portare a bollore quindi, abbassato il fuoco, bollire circa un ora e mezza senza girare. Si può tenere in frigo anche una settimana, ma prima dell’uso rimetterlo per 5 minuti nell’acqua che bolle.



Grano profumato alla menta

250 gr di grano, 5 filetti d’acciughe, 200 gr gamberetti, 3 cucchiai olio, 250 gr zucchine, 3 pomodori, tanta menta. Cuocere il tutto (i gamberetti nell’olio insaporito dalle acciughe e dai pomodorini, zucchine a parte lessate in piccoli pezzi). Condito il grano, cospargere di tanta menta fresca e servire.



Grano per i morti

Grano condito con vino cotto, cannella, canditi, pezzetti di cioccolato, noci e chicchi di melograno. Consumare con un vino da dessert.



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