Emilia Romagna - "La maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Emilia-Romagna si è schierata compatta contro i tagli annunciati dal ministro Gelmini, attraverso una risoluzione approvata dall’Assemblea legislativa"
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008
Marco Monari*
Perché riformare ciò che funziona?
Con la riforma Gelmini sulla scuola italiana milioni di bambine e bambini, il futuro del nostro Paese, diventano semplicemente un numero in una casella. E’ questa la conclusione, sconsolante, alla quale si arriva leggendo il conto dei tagli annunciati dal Ministro dell’Istruzione. 87mila docenti e 43mila tra personale Ata e tecnici in meno. Almeno 4mila istituti scolastici a rischio chiusura, soprattutto nei piccoli comuni. Blocco del ricambio del personale docente: i giovani precari della scuola rimangono fuori. Riduzione del numero degli insegnanti di sostegno. Devastazione dei progetti di qualificazione scolastica, del lavoro di integrazione per gli studenti stranieri. Un taglio di 8 miliardi di euro in tre anni. Ritorno al maestro unico.
C’è però un elemento ulteriore che ci induce a dire questa è una riforma profondamente sbagliata per tutte le famiglie italiane, che smantella in realtà un sistema che funziona e che tutta Europa ci invidia: il sistema scolastico riguardante la fascia dell’obbligo. La riduzione del tempo pieno e prolungato: i bambini fuori dalle scuole alle 12.30. Come faranno in futuro le mamme che oggi lavorano e che si troveranno costrette a dover rimettere in discussione l’intera vita professionale, a optare, nella migliore delle ipotesi, per un part-time? Con quanti costi ulteriori per le famiglie? Costringere le donne a rinunciare “di fatto” ad avere un impiego, pena l’essere accusate di trascurare i figli, è un passo indietro di quarant’anni al quale non credevamo di dover assistere; una scelta che tradisce una visione maschilista del governo nel regolare i ritmi di vita dei propri cittadini e che, su questo fronte, proietta l’Italia lontano anni luce da tutte le democrazie europee ed occidentali.
*Presidente del Gruppo Pd Regione Emilia-Romagna
Paola Manzini *
Tagliare nella scuola significa tagliare le gambe al futuro
La fase di avvio del nuovo anno scolastico sta destando molte preoccupazioni nelle famiglie e nel mondo della scuola per il piano di razionalizzazione del Ministro Gelmini e per il decreto legge che prevede la reintroduzione dell’insegnante unico nella primaria e la riduzione del tempo scuola a 24 ore. Nei giorni scorsi il Ministro ci ha detto quanto investirà nella scuola pubblica la mano sinistra del Governo, tacendo però sul fatto che con la mano destra ne taglierà approssimativamente quattro volte tanto. A suo tempo, il superamento della figura del maestro unico venne accompagnato da un approfondito dibattito pubblico che coinvolse famiglie, mondo della scuola, pedagogisti, mentre oggi si procede con grande disinvoltura con un decreto che metterà fine ad un’esperienza che ha elevato i livelli di apprendimento dei bambini e ridotto le disuguaglianze sociali. Non si aggrediscono i problemi che si accumulano nella scuola secondaria e si colpisce la scuola primaria, il segmento che funziona meglio del nostro sistema scolastico e che ha raggiunto alti standard qualitativi. Qualità testimoniata dalle indagini internazionali e raggiunta nella nostra Regione anche grazie all’impegno e all’attenzione costanti profusi dagli enti locali emiliano-romagnoli. Condivido la protesta che sale nel paese, perché tagliare nella scuola significa tagliare le gambe al futuro dei nostri giovani.
*Assessore alla scuola della Regione Emilia-Romagna
Gabriella Ercolini *
Alla Gelmini non interessa la qualità della scuola, ma pensa solo a fare cassa
Se da un lato alla politica è chiesto di sapere decidere, non tutto il decisionismo è democratico e ha effetti positivi. Pensiamo ad esempio al caso della manovra d’estate di Tremonti, che taglia risorse, cattedre e posti di lavoro (8 miliardi di Euro, 87.000 docenti e 43.000 unità di personale ATA nel prossimo triennio) o, appunto, al decreto del Ministro Gelmini, che colpisce in particolare la scuola elementare. Non neghiamo certo i problemi seri che la scuola deve affrontare, ciò che contestiamo è la efficacia della risposta che il governo intende dare. La proposta della Gelmini sposta infatti il suo intervento verso contenuti assolutamente sbagliati che vengono di fatto identificati come le cause di tutte le questioni aperte nella scuola: troppi insegnanti, il voto in condotta, l’orario scuola, la valutazione numerica. In tutto il decreto non c’è un solo elemento propositivo per lo sviluppo degli apprendimenti: niente sulla ricerca didattica, sulla qualificazione professionale dei docenti e sulla stessa organizzazione della scuola. Cioè sulla qualità, che è la vera necessità della scuola italiana. Non si tratta allora di una riforma, ma di una modalità per lo Stato di fare cassa.
* Consigliera regionale Partito Democratico (Emilia-Romagna)
Laura Salsi *
Maggioranza compatta contro i tagli alla scuola
Un no deciso al provvedimento dell’esecutivo Berlusconi che annuncia drastici tagli nel mondo della scuola: 7miliardi e 800milioni di euro in tre anni, 87mila insegnanti in meno e 42mila lavoratori di personale Ata; la richiesta ai parlamentari e alle forze politiche dell’Emilia-Romagna di attivarsi affinché siano apportate sostanziali modifiche al Decreto nel corso dell’iter di conversione in legge; la sollecitazione alla Giunta Regionale affinché metta in campo ogni intervento per dissuadere il Governo». Queste le azioni che sottolinea la relatrice della Risoluzione sulla scuola, la consigliera Laura Salsi, presentata dalla Maggioranza in Consiglio regionale. La maggioranza di centrosinistra che governa la Regione Emilia-Romagna si è schierata compatta contro i tagli annunciati dal ministro Gelmini, attraverso una risoluzione che è stata approvata dall’Assemblea legislativa del 23 settembre scorso. Come ho avuto modo di sottolineare in aula presentando il testo della risoluzione, in questo modo le forze politiche di centro sinistra hanno inteso schierarsi a fianco delle famiglie e dei lavoratori (che vengono colpiti pesantemente dai cambiamenti del sistema scuola) chiedendo ampie consultazioni sulla riforma. Penso che la compressione del tempo scuola a 24 ore, la fine dei moduli e la riduzione del tempo pieno avranno conseguenze particolarmente gravi perché colpiranno duramente l’organizzazione e la vita delle famiglie, con le donne ancora una volta costrette a scegliere tra il lavoro e il ruolo di madri, avranno gravi ricadute sull’integrazione dei bambini portatori di handicap e sul diritto allo studio dei bambini stranieri e di quelli economicamente e socialmente svantaggiati. Il piano, presentato ai sindacati è contrario persino alle indicazioni dell’Ocse, cioè ‘mantenere o incrementare gli attuali livelli di spesa per l’istruzione e migliorarne l’efficacia’. Efficacia che non si ottiene certo reinvestendo una parte residuale dei tagli (il 30%). La nostra Regione ha una scuola sana e forte, come la società di cui è espressione. Non possiamo accettare di mettere a rischio questo patrimonio.
* Consigliera regionale Partito Democratico (Emilia-Romagna)
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