Martedi, 26/01/2010 - Una società, quella odierna, che i sociologi definiscono delle “passioni tristi”, dove la crisi e la deriva possono colpire ogni famiglia ordinaria, i nostri figli, amici, vicini e congiunti: è questo il tema raccontato dallo spettacolo Spalle al muro, scritto e diretto da Alessandro Fea (aiuto-regista Francesca Biancato) messo in scena dalla Compagnia Sofis al Teatro Cometa Off, nell’ambito della Rassegna LET - Liberi Esperimenti Teatrali (giunta alla VI edizione), un progetto realizzato in collaborazione con il Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione. Giulia e Matteo sono una coppia come tante, già abituata alla lotta quotidiana: lei ha una malattia grave, lui tira avanti la baracca ma le cose precipitano quando il loro unico figlio sedicenne imbocca una brutta strada, disseminata dal consumo di droghe e dalla frequentazione di gruppi estremisti di destra (con relativa partecipazione al pestaggio di un giovane straniero). Per tirarlo fuori dai guai, dalla prigione e dal racket di spacciatori senza scrupoli che lo minaccia, servono soldi, tanti soldi. Nessuno è in grado di supportare la famiglia in difficoltà, anzi le banche, contro cui Fea indirizza un giudizio molto severo, lungi dal fornire aiuto e sostegno economico, approfittano del momento di debolezza del nucleo familiare per riprendersi la casa che, con fatica e sudore, la coppia era riuscita ad acquistare dopo anni di sacrifici. Lo spettacolo disegna una realtà economica e sociale certamente cruda ma decisamente reale, una crisi profonda che travolge individui, famiglie, collettività. Se la sofferenza dei giovani si nasconde dietro droga, spaccio ed amicizie sbagliate, l’autorevolezza degli adulti non sempre è in grado di fare fronte alla crudeltà e all’egoismo del mondo degli interessi, che spesso abbandona gli individui proprio nel momento del bisogno, quando si è maggiormente vulnerabili alle avversità del destino. Sarà proprio l’elemento femminile, Giulia, la mamma, benchè provata dalla malattia, a reagire con forza e speranza alla vita: sia pur a caro prezzo il figlio avrà salva la vita, uscirà dal carcere e la famiglia ricomincerà da capo a lottare. Molto interessanti gli interpreti: Roberto Manzi ed Arianna Gaudio bravi nel ruolo dei genitori, il giovanissimo Fabrizio Falco davvero coinvolgente in quello del figlio emotivamente fragile, sicuro con gli amici ma impaurito dal carcere e dalla violenza. Anche Dario Iubatti, che interpreta lo spacciatore in perenne crisi di astinenza, risulta convincente come corruttore dei deboli.
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