Donne in campo - Le priorità di Donne in Campo a Teramo il 13 Settembre per l’Assemblea nazionale nell’ambito della Festa dell’Agricoltura Cia
Domenica, 15/09/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2013
Identità, territorio, coltura e cultura. Quattro parole chiave per un obiettivo concreto: far riscoprire il territorio e il mondo agricolo attraverso la bellezza del paesaggio che fonde natura e cultura e descrive con le sue forme il rapporto inimitabile che ogni comunità ha saputo stabilire con il proprio ambiente naturale. Questo è il messaggio che le imprenditrici agricole di Donne in Campo, la parte femminile della Cia, lanciano il 13 settembre a Teramo nell’ambito della settima Festa dell’Agricoltura organizzata dalla Confederazione.
I prodotti agricoli sono creazioni ‘culturali’ e l’Italia ha una delle più progredite conoscenze agroalimentari del mondo. Donne in Campo vuole offrire una riflessione sulla nostra agricoltura da un’ottica più vasta: oltre a produrre alimenti di eccellenza, ha saputo costruire nel tempo bellissimi e inimitabili paesaggi rurali e progredite identità locali.
Dopo il saluto del presidente della Cia Abruzzo, Domenico Falcone, della presidente di Donne in Campo Mara Longhin l’onere di un’ampia ricognizione dello stato dell’agricoltura ’rosa’ e della funzione aggregante dell’associazione, “contenitore di bisogni, visioni, futuro e percorso dei nostri gruppi locali. Uno sguardo femminile sul settore che oggi vuole considerare non solo il lato economico del nostro settore primario ma soprattutto quello culturale”.
Alla prof.ssa Maria Gemma Grillotti di Giacomo il compito di operare una sintesi originale dell’agricoltura dagli inizi storici fino ai nostri giorni, descrivendo le quattro ‘rivoluzioni agricole’ come gli step attraverso cui si arriva all’attuale ‘ripensamento globale’ della pratica e della funzione dell’attività primaria e dei modelli alimentari. Il modello di sviluppo territoriale integrato, che è quello verso cui ci si orienta con crescente convinzione, tende infatti a valorizzare, insieme alle produzioni tipiche di qualità, anche l’originalità dei paesaggi rurali che le caratterizzano, cosicché si può affermare che l’ultima rivoluzione agricola consiste nella riscoperta di quel GENIUS LOCI che ha saputo modellare ogni spazio coltivato con formule uniche e straordinarie.
Per Donne in Campo, infatti, oggi è tempo di ripristinare un sano equilibrio con l’ambiente, di tutelare la sua ricchissima biodiversità, di riscoprire tecniche colturali tradizionali, valorizzare i suoi paesaggi rurali storici, il rapporto tra etica ed estetica, la qualità e la multifunzionalità. Alla base c’è, appunto, il ripensamento a livello globale - sia da parte degli organismi internazionali che della Pac - della pratica e del ruolo dell’attività agricola e dei modelli alimentari, teso ad armonizzare la produzione alla riproduzione delle risorse, a riequilibrare il sistema produttivo con quello commerciale salvaguardando i sistemi e le culture locali, la tutela della salute e la bellezza dei paesaggi rurali.
“Le donne sono messaggere da sempre di questa concezione, in quanto portatrici dei valori della diversità - afferma la vicepresidente di Donne in Campo Maria Annunziata Bizzarri -. Sono convinte del valore e della ricchezza della pluralità e vogliono farsi custodi e protagoniste di questo cammino che porta a una nuova valorizzazione del nostro sistema agricolo-alimentare”.
Annunziata racconta la sua esperienza in Toscana, a Casoli, un piccolo paese medievale che conta oggi 35 anime, situato nel comune termale di Bagni di Lucca, nell’omonima Provincia. “Dalla città di Livorno mi sono trasferita nel 1997 iniziando questa splendida avventura con l’avvio di un’attività agricola prima, agrituristica poi e di agricoltura sociale in questi ultimi anni”. L’azienda è biologica, multifunzionale, attenta al territorio, alla biodiversità, convinta che l’innovazione passi anche dal recupero delle tradizioni. Produce ortaggi, olio extravergine d’oliva, farina di castagne, confetture con frutti dimenticati (corniolo, sambuco, gelso bianco, mela casciana). “Nel 1998 ho avviato un progetto con le donne anziane del paese per il recupero della memoria, le ho intervistate perché non andasse persa la memoria storica e tutto il loro vissuto, e poi ho raccolto le loro testimonianze in piccole pubblicazioni. Avevamo un appuntamento settimanale iniziato prima con una donna, la più anziana, e poi si sono aggregate altre donne del paese, tutte sopra gli 80 anni. Questo appuntamento era diventato un’occasione per uscire di casa, passare il tempo in compagnia, cucinare qualcosa insieme per poi mangiarlo, ridere, scherzare, stare bene. Il medico del paese mi chiedeva cosa avessi fatto loro, avevano sempre meno bisogno di medicine e certi acciacchi o malesseri non meglio definiti erano diminuiti, in alcuni casi spariti. Io rispondevo semplicemente che stavamo bene insieme e ci divertivamo. Forse avevano semplicemente ritrovato un motivo per vivere”.
Importante anche la storia di un’altra Donna in Campo, Marta Zampieri, presidente della Cia di Belluno, che alleva capre da cashmere nelle montagne del bellunese con cui crea manufatti di grande pregio, e che ha raccontato il fondamentale lavoro di presidio e manutenzione che gli agricoltori di montagna svolgono a tutela del territorio e di come le donne per secoli abbiano tramandato le culture popolari, narrando la sera davanti al camino le storie antiche. “È il filò che era un narrare le cose e insegnare ai giovani, a sera tardi, attorno al focolare, mentre la zuppa bolliva, da parte delle mamme, delle nonne che raccontavano e tramandavano cultura popolare. Tramandavano come alzarsi presto la mattina e gestire il tempo perché l'uomo era sempre fuori, la donna era dentro la casa, dentro la famiglia e doveva tenere vivo tutto. Quindi, se la montagna è viva, secondo il mio punto di vista, è anche grazie a questa tenacia femminile”.
“Con questo incontro - secondo Giuseppe Politi, Presidente della Cia nazionale - Donne in Campo ribadisce la funzione indispensabile degli agricoltori e delle agricoltrici italiane che, nei secoli, non solo hanno generato un agroalimentare di eccellenza, ma paesaggi rurali guardati con crescente interesse dalla comunità internazionale”. Dai suggestivi pascoli della Murgia materana al tappeto multicolore della piana di Castelluccio di Norcia, dalle distese infinite di ulivi secolari nel Salento alla viticoltura eroica arroccata sui terrazzamenti della costa ligure “il paesaggio agricolo italiano è un patrimonio di ricchezza e di varietà, di storia e di tradizioni ma soprattutto è una risorsa economica regolarmente trascurata e sotto il costante attacco di cementificazione selvaggia e dissesto idrogeologico. Eppure, tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, le campagne del Belpaese ‘valgono’ più di 10 miliardi di euro l’anno”. Per questo oggi “pianificare la salvaguardia del paesaggio è un imperativo. Questo è un messaggio che noi abbiamo molto chiaro. E in questo senso la nuova Pac è un’occasione da non sprecare e deve rappresentare un momento di rilancio dell’agroalimentare ‘made in Italy’ per la crescita del Paese ma anche dei nostri territori”.
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