Diritti/6 Cibo - Acqua privata, cibo per pochi, cambiamenti climatici, stili di vita. Che comportamenti corretti e consapevoli possiamo assumere per contribuire alla salvezza del pianeta?
Ribet Elena Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2008
La 'sovranità alimentare' è il diritto di ogni nazione a scegliere modelli di produzione e consumo di alimenti, nel rispetto delle diversità culturali e produttive. La 'sicurezza alimentare', invece, oltre a definire la qualità del cibo, si riferisce al fatto che ogni persona abbia diritto a un cibo nutriente, sufficiente e sano, che soddisfi i bisogni energetici e le preferenze alimentari. Secondo questa seconda definizione, un paese potrebbe anche importare il 100% delle risorse alimentari, a danno non solo della diversificazione delle produzioni agricole, ma anche di pratiche rispettose dell'ambiente, della salute, delle persone.
Circa il 70% del cibo prodotto nel sud del mondo viene consumato sulle tavole dei paesi del nord del mondo, mentre 923 milioni di uomini, donne, bambine e bambini sono sottonutriti.
La Giornata mondiale dell’alimentazione, celebrata in tutto il mondo, è un'occasione per mantenere alta l'attenzione dell'opinione pubblica sui problemi del cibo. Innumerevoli iniziative, concerti e manifestazioni sono organizzate per promuovere la solidarietà globale per sconfiggere la fame.
L'ascesa del costo del cibo, la crescente richiesta di biocarburanti, i cambiamenti climatici, la mancanza di equità nella distribuzione delle ricchezze, la fame nel mondo sono minacce alla pace, al benessere e alla vita delle singole persone e delle nazioni.
Intanto in Italia... è approvata la legge n. 133 del 6 agosto 2008 'Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 195 del 21 agosto 2008. L'articolo 23-bis reca disposizioni sui 'Servizi pubblici locali di rilevanza economica' e pone probabilmente le basi per la privatizzazione dell'acqua, bene comune irrinunciabile. Il citato articolo specifica che le disposizioni 'disciplinano l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonché di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili'. Ci saranno esperti e giuristi in grado di spiegare meglio queste parole, ove peraltro la parola 'acqua' non è mai citata esplicitamente. Ma questo e altri dettagli, anche a una lettura non tecnica, risultano inquietanti. In un momento in cui realtà diverse, gruppi, associazioni e numerosissimi altri soggetti tentano di contribuire a costruire un mondo migliore, una forza oscura, inesorabilmente, rema contro.
Per chi come noi fa almeno tre pasti al giorno, colazione, pranzo, cena, a volte merenda, l'idea dell'acqua e del cibo come beni primari e necessari alla sopravvivenza suona quasi anacronistica. Eppure questi diritti sia a livello mondiale, come precedentemente evidenziato, sia a livello nazionale, con sottili e abili manovre, vengono rosicchiati, sottaciuti, svuotati della loro universalità, perdendo a poco a poco il loro significato sostanziale. Diritti a metà, diritti incompleti, diritti imperfetti perché scontati per alcuni e negati a molti.
Per questo è urgente che tutte e tutti ci assumiamo la responsabilità di parlare, perché il silenzio è già una mezza complicità. È necessario avere un pensiero e avere il coraggio di esprimerlo. È importante informarsi e informare. E tra le molte iniziative, buone pratiche, buone idee, noidonne vi segnala...
“UN’ALTRA TERRA È POSSIBILE”
Numero monografico della rivista Confronti che affronta il tema dell'ambiente nelle diverse tradizioni di fede. Come racconta nella presentazione Mostafa El Ayoubi “Poco prima di andare in stampa, ci giungeva dal Giappone, dove era riunito il vertice del G8, la notizia che i responsabili religiosi ebrei, cristiani, buddhisti, musulmani, induisti e tanti altri, si sono rivolti ai capi delle grandi potenze mondiali chiedendo loro di «prendere misure audaci per frenare le minacce alle quali è esposta l’umanità, in particolare la distruzione dell’ambiente, il preoccupante mutamento climatico, l’estrema povertà nel mondo, il deterioramento della sicurezza alimentare e la proliferazione delle armi nucleari». Nota contenuta in un appello rivolto ai paesi ricchi, nel quale i leader religiosi hanno suggerito di ridurre la spesa militare a favore di un «Fondo per il pianeta» destinato alla protezione dell’ambiente e alla lotta alla povertà.”
“LE DONNE REGGONO IL MONDO”
Dedicato alle donne, ma non solo, il numero di novembre dell'Altraeconomia. Il lavoro femminile, sia inteso come lavoro retribuito che lavoro non retribuito, “traina l'economia globale, al di là di quel che dicono le statistiche e crede l'opinione pubblica”.
“RIDUCI, RIPARA, RIUSA, RICICLA”
Dal settimanale Riforma, a firma di Davide Rosso: “Quattro R per «la salvaguardia del Creato». Meglio: quattro azioni di «minima» per ridurre i rifiuti e così facendo «prendersi cura dell’ambiente che sta intorno a noi»”. Questa l'iniziativa delle chiese cattolica, valdese e ortodossa di Pinerolo, in una conferenza-dibattito sul riciclo dei rifiuti organizzata con Legambiente, introdotta da Giuseppe Gamba, coordinatore del gruppo di lavoro «Protocollo di Kyoto ed enti locali»”. Rosso entra nel merito delle buone pratiche, e suggerisce di “ridurre gli imballaggi bevendo latte alla spina o utilizzando acqua del rubinetto; riparare anziché buttare le scarpe o i piccoli elettrodomestici; riusare gli abiti, i mobili, raccogliere gli occhiali per il Terzo mondo”, insomma, “un modo attivo per partecipare e manifestare le proprie idee e priorità”.
IL BIOLOGICO È DONNA
La presenza femminile nell'agricoltura biologica è maggiore di quella nell'agricoltura tradizionale. Nel Congresso Mondiale dell'IFOAM (International Federation of Organic Agriculture Movements) che coinvolge 750 associazioni di 108 nazioni, istituzione del settore biologico all'ONU, si sono sottolineate possibili soluzioni ai problemi del clima, dell'incertezza alimentare, della biodiversità, e altro. Fondamentale il ruolo delle donne, per l'educazione alimentare, le scelte dei cibi e dei prodotti di vestiario, la ristorazione scolastica, la cooperazione, il microcredito, l'agricoltura locale. Il giro d'affari del biologico nel mondo è di 26 miliardi di euro per 31 milioni di ettari coltivati.
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