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Sottopagate e discriminate. La voce di alcune giornaliste egiziane

Sottopagate e discriminate. La voce di alcune giornaliste egiziane

Stipendi bassi, discriminazione e molestie sessuali sul posto di lavoro. Questi sono gli ostacoli principali che le giornaliste in Egitto si trovano ad affrontare. Se ne è parlato al Cairo nel ciclo di seminari organizzato dalla DK Akademie.

Martedi, 20/01/2015 -
Egitto. Cairo. Si chiama “Women’s voice-crossing borders” il progetto che nell’arco di quasi due mesi, da ottobre a fine novembre 2014, ha visto riunite a Il Cairo circa 60 persone, tra giornaliste egiziane e studentesse universitarie. Finanziato dal Ministero degli Esteri della Germania, il progetto è stato organizzato dalla DK Akademie, il broadcaster internazionale con base in Germania che si occupa di formazione per i giornalisti provenienti da ogni parte del mondo. Nato come una sfida, il progetto in poco più di due mesi si è trasformato in un successo come sottolinea Tilman Rascher, il capo della divisione DK Akademie in Medio Oriente e Nord Africa “Sono soddisfatto di quello che abbiamo raggiunto. Siamo felici di essere riusciti ad organizzare questo ciclo di seminari, nonostante la stretta del governo sulle organizzazioni straniere, soprattutto quelle che si occupano di media come noi.”



Alla base dei workshops c’è stata la volontà di riunire le addette ai lavori e fornire uno spazio pubblico nel quale confrontarsi e creare una rete capillare alla quale le giornaliste egiziane potranno fare riferimento in futuro. Si è trattato di un momento di discussione ad ampio raggio. Non si è parlato solo della disuguaglianza di retribuzione rispetto ai colleghi maschi. Particolare attenzione è stata data anche al problema delle molestie sessuali che alcune di loro hanno dovuto subire. “Dalle storie che abbiamo ascoltato durante le sessioni in cui si è diviso il progetto, si capisce molto chiaramente che le donne egiziane in generale subiscono discriminazioni. E se ci focalizziamo sulle donne giornaliste, la cosa diventa ancora più seria. Non solo i loro stipendi sono più bassi rispetto ai colleghi con cui lavorano. Ma quello che è peggio è che alcune di loro hanno subito molestie da parte dei colleghi con la conseguente paura di non denunciare il fatto per non essere licenziate” dice Rascher.



Il tema della violenza sul posto di lavoro, che rappresenta una questione aperta e spinosa in Occidente, è presente anche nei Paesi arabi, a maggioranza musulmana, dove per consuetudini religiose e sociali una donna preferisce non denunciare per non essere segnata a vita.

Ma si è voluto andare anche oltre al confronto. Attraverso giochi di ruolo, i formatori della DK Akademie hanno cercato di lavorare anche sull’autostima delle partecipanti. L'obiettivo è stato quello di aiutarle a sviluppare nuove strategie per superare il loro senso di impotenza edi aiutarle a crescere professionalmente. “Molte testimonianze hanno lasciato il segno. Ad esempio una giornalista mi ha confidato che la sua grande passione è il paracadutismo, ma prima di partecipare ai tre seminari non avrebbe mai avuto il coraggio di inserirla nel curriculum.”



A gran voce poi le giornaliste hanno denunciato l’impossibilità di trattare altri argomenti che non fossero solo e soltanto riconducibili all’universo femminile, come la cura della famiglia e dei bambini, la cucina e la moda. Si può e si deve parlare anche di altro afferma Salwa, una studentessa dell’Università de Il Cairo con il sogno di diventare un giorno una reporter: “Esistiamo anche noi nella società e non è giusto che veniamo chiamate in causa solo quando c’è bisogno di ribaltare un presidente o un dittatore. Noi siamo qui e vogliamo parlarne. Come vogliamo anche parlare di quello che non va a tutte le donne di questo Paese.” Quello che è chiaro è che le giornaliste egiziane non si fermeranno. Hanno intenzione di creare un Network per le Giornaliste in Egitto nel breve tempo possibile. Appuntamento ai prossimi  e forse proprio nei primi mesi del 2015.



La foto del pezzo è di Victoria Kleber.

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