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Sostenibilità del servizio sanitario pubblico

Sostenibilità del servizio sanitario pubblico

Salute Bene Comune - La legge 833/78 del Servizio Sanitario Nazionale aveva alcuni importanti fondamenti

Michele Grandolfo Domenica, 03/03/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2013

La legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale aveva come fondamento: a) la priorità della promozione della salute intesa nel senso di competenza delle persone e delle comunità nel controllo autonomo del proprio stato di salute, b) l'assunzione di obiettivi di salute misurabili con adeguati indicatori, c) un sistema di rete epidemiologica in grado di monitorare e valutare l'efficacia delle strategie operative messe in atto per raggiungere gli obiettivi fissati.

Assumere un modello sociale di salute (quelle sociali sono le cause dietro le cause biologiche della salute) contro quello biomedico e un modello di stato sociale basato sulla partecipazione e sull'empowerment contro quello paternalistico direttivo rappresentava una rivoluzione copernicana. Il trasferimento dell'autorità sanitaria dall'Ufficiale sanitario al Sindaco concretava simbolicamente i nuovi paradigmi epistemologici.

La legge 833/78 è diretta figlia delle istanze di autodeterminazione dei movimenti degli anni 60/70, di cui quello delle donne è stato il più radicale e potente.

La reazione è stata violenta nel tentativo, purtroppo per ora riuscito, di ripristinare il potere taumaturgico, che diveniva essenziale per la mercantilizzazione della salute attraverso la medicalizzazione della vita. La medicalizzazione della nascita ne è l'esempio più clamoroso e paradigmatico, con la riappropriazione del controllo sul corpo delle donne proprio nella circostanza di loro unica competenza (quella di mettere al mondo nuove vite: si nasce perché donna lo vuole) e nella generalità dei casi fisiologica.

Mai sono stati fissati obiettivi di salute misurabili e verificate le responsabilità politiche, amministrative e gestionali degli esiti del funzionamento del sistema.

Oggi, gli interventi diagnostico-terapeutici inappropriati (arricchendo chi li produce, li sostiene e li prescrive), che si mangiano almeno il 30% delle risorse dedicate alla sanità, costituiscono il problema centrale, senza riconoscere il quale si condanna la sanità pubblica alla insostenibilità.

Gli interessi in gioco sono evidenti e i sostenitori degli interessi autoreferenziali sono grandi elettori e produttori di clientele in uno scambio pernicioso con i politici. La sfida è riuscire a promuovere nelle comunità la capacità di "conoscere" il proprio stato di salute, ed esigere che le risorse pubbliche siano esclusivamente e appropriatamente utilizzate per migliorarla, nella consapevolezza che la salute è paradigmaticamente un bene comune.

Non perseguire l'appropriatezza implica mettere in discussione le professionalità, perché verranno etero dirette dagli interessi di mercato e non dalla dignità professionale che impone di operare secondo scienza (medicina basata sulle prove scientifiche) e coscienza. La privatizzazione dei servizi sanitari al contrario, farà esplodere i costi per l'aumento vertiginoso dell'inappropriatezza e la conseguente esclusione dall'accesso agli interventi diagnostico terapeutici appropriati di sezioni sempre più ampie della popolazione, con il paradosso di fare troppo ma non fare abbastanza.





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