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Migranti? Sono solo persone

Migranti? Sono solo persone

La questione dei migranti narrata da una volontaria nell’isola di Lesbo e le responsabilità della UE

Giovedi, 14/06/2018 - “Sono solo persone”, una frase scritta in uno degli articoli pubblicati dall’Avanti e da La Repubblica di Firenze con “Cartoline da Lesbo” da parte di una volontaria italiana, Allegra Salvini, laureata in scienze Politiche con un curriculum in relazioni internazionali. Il titolo della sua tesi: “L’accordo UE-Turchia sui migranti ed il diritto internazionale: compatibilità o conflitto?”
Il contenuto di questo accordo nell’ambito della materia migratoria, infatti, afferma Allegra, partita alla volta di Lesbo per conto di una grande ONG, ha evidenziato nella gestione europea, qualcosa d’inaspettato. Dall’esperienza dei volontari sembrerebbe un punto di non ritorno per i migranti, una situazione incresciosa, nonché oggetto di polemiche e critiche anche dal punto di vista giuridico.
Dal 2015 migliaia di persone provenienti da Paesi distrutti dalla fame, violenza, guerra, racconta Allegra, tentano di mettersi in salvo nei Paesi centro-nord europei attraverso la rotta balcanica. La soluzione della UE è stata il blocco delle frontiere elargendo iniziali tre miliardi di euro alla Turchia per bloccare i flussi migratori. L’arrivo e la permanenza nel campo profughi di Moria presso Lesbo palesa subito alla volontaria la “velata strategia di deterrenza adottata dall’Unione Europea che mira a disincentivare l’arrivo di ulteriori persone, rendendo così le isole greche luoghi talmente angusti e deprimenti da spingere chiunque passi di qui a sconsigliare il passaggio da questa rotta ad amici e parenti”.
Nel campo di Moria, ad esempio, risiedono più di seimila richiedenti asilo rispetto alla capienza consentita di nemmeno tremila. Quasi tutti arrivano tramite canali illegali dopo lunghi e tormentati viaggi e, dalle coste turche, su imbarcazioni di fortuna sognano nell’ultimo breve tratto di mare un’altra Europa rispetto alla realtà che li attende, dove trovano ancora instabilità con violazioni di ogni diritto fondamentale, come ad esempio violenze, stupri e condizioni di sopravvivenza disumane rispetto agli standard europei. Chi non occupa i container vive in tende inadeguate e sovraffollate, dove penetra freddo, acqua e il cibo lascia a desiderare anche per la scarsa cottura, come l’acqua calda che non esiste.
I giovani ne risentono maggiormente, sono depressi, perché non possono lavorare e intuiscono che la provvisorietà della loro permanenza può trasformarsi in qualcosa d’altro come già è chiaramente. Dal marzo 2016 tutti i migranti che approdano sulle isole greche restano in attesa di nuovi documenti, che di fatto, a volte arrivano anche dopo anni.
La situazione, soprattutto per i giovani che comprendono esattamente la realtà senza speranze non può essere adattiva, così i casi di tentativi di suicidio e autolesionismo accrescono ogni giorno.
Dal settembre 2017 inoltre si è concluso il piano biennale di “ricollocazione e reinsediamento” rispetto alla redistribuzione dei migranti, secondo quote proporzionali, in un altro stato europeo. Nonostante la domanda di asilo da parte dei migranti la protezione internazionale si limita così a una permanenza per un tempo indefinito, almeno fino a nuovi accordi, nell’ambito del perimetro isolano.
Nelle sue profonde riflessioni Allegra ricorda il diritto alla dignità umana sancito nell’art.1, il diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (art.4), il diritto alla libertà e alla sicurezza (art. 6), il diritto all’istruzione (art. 14) e tanti altri sanciti dalla nostra UE al cui rispetto oggi stiamo venendo meno.
La giovane volontaria si chiede se la nostra stessa Europa esista davvero o sia soltanto un miraggio.
Andrebbero lette le cartoline da Lesbo di Allegra Salvini, che con il Ministro degli Interni ha in comune soltanto il cognome e nient’altro, per chiedersi come sia potuto succedere che gli esseri umani, anche più “maturi” di una giovanissima ventiduenne, stiano perdendo il senso dell’altro, quella capacità chiamata empatia. La nostra epoca non offre nulla di certo proprio a nessuno e sui quei barconi un giorno potrebbe esserci chiunque di noi.
La tensione creata in questi giorni per il caso “Aquarius” con più di seicento migranti a bordo, molti dei quali bambini, conferma che i drammi non presentano una soluzione semplicistica e immediata, soprattutto per la complessità della situazione generale. Oggi, molti di noi, è forse distante dallo spirito e dalla capacità d’immedesimazione sentita nell’800 per il naufragio della fregata Méduse rappresentata dal pittore Géricault dal titolo “zattera della Medusa”, olio su tela realizzato per commemorare detto naufragio, causa dell’inutile morte di 134 persone. All’epoca fu uno scandalo internazionale mentre oggi il Male è così diffuso da difendersi soprattutto con l’indifferenza, anche di fronte a molti esseri umani in pericolo di vita.
Eppure sono solo persone.

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