Soluzioni patrimoniali per la convivenza: La famiglia di fatto, di Vincenzo Di Michele
“La famiglia di fatto” consta di introduzione, cinque capitoli (“La famiglia di fatto tra società civile e famiglia legittima”, “La posizione giuridica della famiglia di fatto nell’ordinamento”, “I rapporti tra conviventi”, “Il
Sabato, 09/04/2011 - “Parimenti nessun diritto sulla quota legittima ereditaria è riconosciuto al convivente, pertanto è da escludersi la presenza dello stesso nella categoria dei soggetti legittimari, ovverosia, di quei soggetti che sono considerati eredi necessari, ai quali deve comunque esser attribuita una quota dell’eredità anche contro la volontà espressa nel testamento dal defunto.”
Convivente, eredi necessari, testamento. La società è mutata e continua a mutare, oggi sempre più coppie decidono di vivere insieme senza l’atto matrimoniale. Questa scelta nasce da diverse motivazioni vuoi il singolo che non assegna un vincolo legislativo all’unione e dei vincoli vuoi una prova pre-matrimoniale di conoscenza vuoi il cambiamento delle strutture socio-economiche-culturali, ma non cambia la situazione che si viene a creare della “famiglia di fatto”.
“La famiglia di fatto”, edito dalla casa editrice Firenze Atheneum Edizioni, è la prima pubblicazione dello scrittore e giornalista pubblicista Vincenzo Di Michele(1962, detto Enzo). Le altre pubblicazioni dell’autore sono “Io, prigioniero in Russia” edito dalla casa editrice La Stampa e “Guidare Oggi” edito da Curiosando Editore. Un esordio particolare che sottolinea un solido impegno etico e sociale dello scrittore romano nella trattazione delle problematiche della convivenza che si incontrano, soprattutto, a livello legale, tutto diviene un intoppo perché si ritiene “nucleo famigliare” solamente l’unione di due persone con il matrimonio. “La famiglia di fatto” consta di introduzione, cinque capitoli (“La famiglia di fatto tra società civile e famiglia legittima”, “La posizione giuridica della famiglia di fatto nell’ordinamento”, “I rapporti tra conviventi”, “Il diritto di abitazione della convivenza more uxorio”, “Lo scioglimento dell’unione”), conclusione e note bibliografiche.
Lo stile di vita della famiglia more uxorio non è dissimile a quella della coppia sposata, si hanno le spese in comune, una casa, dei figli e soprattutto dei sentimenti ma, la loro unione non è riconosciuta anzi viene considerata “transitoria” ed “occasionale”. Gli aspetti ereditari dei conviventi, le difficoltà del testamento, il diritto all’abitazione comune, la riduzione dell’assegno di mantenimento nel caso in cui il coniuge separato intraprenda una nuova relazione di convivenza con diverso partner, la mancanza di reversibilità per il coniuge superstite in caso di morte per uccisione o malattia del compagno sono dei temi scottanti che Vincenzo Di Michele pone ai suoi lettori, temi ai quali l’autore porta possibili soluzioni basandosi sulla sua conoscenza degli articoli del Codice Civile e delle sentenze della Corte di Cassazione.
“Si potrebbe allora prospettare l’ipotesi di uno scioglimento della convivenza rivolgendo lo sguardo, non tanto alla configurabilità di una pretesa risarcitoria inerente all’individuazione di una responsabilità della rottura, quanto a verificare se nel corso del rapporto para-coniugale siano avvenute delle profonde ingiustizie e disparità che abbiano danneggiato uno dei due conviventi.
Su tale punto è bene rammentare ciò che si è già detto allorché si è posto in rilievo il concetto di equità, non ché le soluzioni di equità contemplate dall’ordinamento giuridico, applicabili al rapporto di convivenza more uxorio nel caso della cessazione dell’unione.”
Che diritti hanno i componenti della famiglia di fatto quando l’unione si scioglie? E se uno dei due muore improvvisamente, perché il superstite risulta un semplice coinquilino? “La famiglia di fatto” porta alla luce sagaci risoluzioni per superare i problemi della mancanza di leggi che possano tutelare pienamente il rapporto more uxorio, risoluzioni che salvaguardano i diritti delle coppie che decidono di convivere senza unirsi in matrimonio.
“Pertanto, sulla base dell’evento del decesso naturale, in conformità ad un’aspettativa di fatto quale quella ereditaria e tenendo sempre presente l’insussistenza in capo a ciascuno dei partner di un riconoscimento successorio per via legittima, non si può non analizzare il testamento come soluzione più idonea e appropriata al caso in questione, proprio perché la soluzione testamentaria, in quanto atto mortis causa, sarà finalizzata a disciplinare situazioni che sorgono per effetto della morte del convivente, e quindi sarà destinata a produrre i suoi effetti solo dopo il decesso del partner.”
Per coloro che volessero saperne di più dell’autore lascio il link diretto che riporta direttamente al suo curatissimo sito nel quale potrete seguire le novità sulle sue pubblicazioni ed eventi:
http://www.vincenzodimichele.it/
Vincenzo Di Michele è anche su Facebook:
http://www.facebook.com/vincenzo.di.michele
Link diretto dell’intervista rilasciata a Radio L’Olgiata su “La famiglia di fatto”:
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