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Solo una bambola?

Solo una bambola?

50° compleanno di Barbie - Come sopravvivere 50 anni tra mito e stereotipi, tra rivali “buone” e “cattive”

Lunedi, 19/10/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2009

Nelle parole della sua creatrice Ruth Andler “Barbie è sempre stata il simbolo della donna che può scegliere”. Infatti Barbie è, fra l’altro, chirurga, manager, giornalista, veterinaria, astronauta, ambasciatrice Unicef, cantante, candidata alle Presidenziali, arruolata tra i pompieri, nella Marina e nell’Air Force, ingegnera, paleontologa, dentista, pilota di Formula Uno, zoologa, produttrice, allenatrice di calcio, Miss America, sportiva di varie discipline... Nella campagna per i 50 anni di Barbie, non si può non notare la distorsione di due estremi: il possibile riscatto della libertà femminile e un definitivo radicamento dei peggiori stereotipi. Inoltre, la suadente voce del marketing ci sussurra: glamour, fashion, entertainment, style, girl power, sexy… rimandando inevitabilmente al concetto di entry point, il momento in cui un soggetto entra a pieno titolo nella categoria di “consumatore”.

Loredana Lipperini nel libro “Ancora dalla parte delle bambine” scrive: “Barbie è, soprattutto, una signorina fashion victim. È un ibrido, nasce da un incrocio fra le bambole di carta con un guardaroba da ritagliare e un sex-toy”. Promessa d’ozio, rito ineludibile, contagio, musa ispiratrice di stilisti, cantanti, artisti (per lo più maschi), è citata innumerevoli volte in libri, canzoni, cd, video. Oltre al fisico magrissimo questa bambola qualcosa di buono ce lo dovrà pure avere. Insomma, non può e non deve essere considerata un pericolo di per sé.

Sta di fatto che con le bambole si forgiano le bambine secondo i (dis)valori di una cultura, spingendole all’adesione a un modello che non libera. Pensiamo alle teorie sulla eventualità che bambole e cartoni inducano ad anoressia e lolitismo, oppure alle bambole credenti, vendute con la bibbia in mano, alle versioni islam-correct con il burka. Fulla, alternativa islamica a Barbie, ideata da un’azienda siriana, con il velo, che sotto ai vestiti indossa un costume intero incollato al corpo. Razanne, musulmana osservante in vendita in Occidente. Salma, creata dalla giovane Sukmawati Suryaman. 

E poi le rivali Sindy, My Scene, Tanya… e le cattive Bratz, versione di strada di Barbie, che “non vogliono ribaltare il mondo: è sufficiente che lo seducano con la curva delle loro labbra imbronciate” (Lipperini).

Spietato il giudizio sul blog di Babsi Jones in cui i destini di Barbie e di Razanne sono equiparati. La vocazione è la stessa, il loro destino squallido e limitato a una storia già scritta in cui crescere a misura d’uomo, cioè amorevoli, belle, buone, compiacenti e servizievoli.

Mattel prova a correggere il tiro, dicendo che Barbie incoraggia le bambine a immaginarsi nei panni e a vivere le vite di donne in carriera con molteplici personalità svolgendo “nel migliore dei modi le professioni più all’avanguardia e stimolanti”.

Recita il comunicato: “Da fata a fashionista, da principessa a presidente, Barbie ha ispirato tantissime generazioni di bambine a sognare, scoprire ed esplorare un mondo senza limiti, il tutto senza nemmeno dover uscire dalla propria cameretta”. Cosa ci sarà di così terribile fuori dalla cameretta delle bambine? Forse l’avventuroso mondo da conquistare, mèta dei bambini loro coetanei e già territorio precluso? O chissà quali pericoli e insidie come la creatività e l’assertività, che tanti genitori e insegnanti ammettono solo per i figli maschi, incoraggiandone spesso anche aggressività e violenza?

#foto5dx# In conclusione, pensiamo che bambine e ragazze, di ieri e di oggi, abbiano tutte le capacità di conquistarlo il mondo, e se Barbie ispirerà davvero, aspettiamo con impazienza la prima donna Presidente.



CURIOSITÀ



• Barbie è nata a Willows, Wisconsin, il 9 marzo 1959. Il suo vero nome è Barbie Millicent Roberts. La prima Barbie è stata venduta per 33 dollari.

• Non è mai stata sposata e non ha figli. Ken e Barbie si lasciano il giorno di San Valentino nel 2004 dopo oltre 43 anni di fidanzamento.

• Le femministe della BLO (Barbie Liberation Organization) modificarono i meccanismi di alcune Barbie “parlanti” per far dire loro “la vendetta sarà mia!”.

• Nel 2009 Barbie supporta Save the Children per una campagna educativa dal nome “Riscriviamo il Futuro”.



di E.R.



(19 ottobre 2009)

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