Emilia Romagna - Quando l’economia non va e la crescita è pari a 0, il primo a farne le spese è il sistema di welfare. Dall’Emilia-Romagna iniziative e riflessioni per non rinunciare alla solidarietà sociale
Costi Palma Giovedi, 26/04/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2012
Caregiving, risorsa sociale da mettere in valore
La “cura” è quel sostegno quotidiano di carattere fisico, psicologico, emotivo, sociale, che viene rivolto a persone non autosufficienti o fragili. La lingua anglosassone, più pragmatica della nostra, definisce “caregiver” chi svolge questa attività. Ebbene, i caregiver familiari in Italia sono stimati dall’ISTAT in 9 milioni di persone, per ben il 90% donne, che ogni giorno assistono un proprio congiunto anziano, malato o disabile. Si calcola che prestino circa venti milioni di ore al giorno di assistenza, pari ad oltre sette miliardi di ore di assistenza all’anno, per una media di 8-10 anni.
Di fronte a questi numeri è del tutto evidente che parliamo di una risorsa inestimabile per le famiglie e le comunità e di un valore sociale più ampio che investe tutto il nostro sistema di welfare, determinandone in parte la qualità, i costi, la tenuta. Chi si prende cura di un familiare subisce serie ripercussioni sulla propria vita privata e a farne le spese sono la salute, le relazioni sociali, la professione e attività lavorativa. I caregiver, tuttavia, non ricevono un compenso e non vedono riconosciuto in alcun modo il proprio ruolo di solidarietà sociale. Pur mantenendo i diritti e la dignità di altri, non sono minimamente tutelati nei propri.
Tutto ciò è inaccettabile se si pensa alla crescita prevista nei prossimi anni della non autosufficienza nella popolazione anziana e al fatto che tante donne saranno ancor più deprivate del loro potenziale sociale ed economico.
Per restare in Emilia-Romagna, già oggi le persone ultra 64enni con limitazioni in almeno un’attività strumentale della vita quotidiana sono il 42% e tra queste il 94% riceve aiuto, principalmente dai familiari (78%) o da persone a pagamento (21%). La stima è che entro il 2030 gli over 65 aumenteranno del 20% con un incremento del 29% concentrato sui grandi anziani, tanto che circa un terzo degli anziani residenti in regione avrà oltre 80 anni. In sintesi, già in questo periodo di ristrettezze dovute alla crisi sono numerose le famiglie che non riescono più a pagare aiuti esterni, dunque l’attività di cura familiare e le ore di assistenza continueranno a crescere, così come le figlie, nipoti e nuore che la presteranno a scapito del loro lavoro e della vita privata.
Non c’è dubbio, occorre un sostegno concreto che guardi all’oggi e alle prospettive. Noi in Emilia-Romagna abbiamo mantenuto risorse sul fondo pubblico per la non autosufficienza, azzerato dal governo Berlusconi a livello nazionale, eppure la situazione impone anche qui un’iniziativa politica, che poniamo all’attenzione del governo Monti. Abbiamo perciò presentato un atto di indirizzo che impegna la Giunta regionale a sostenere le persone con responsabilità di cura, riconoscendo il valore del loro contributo e coinvolgendole nella progettazione di servizi locali e nella pianificazione di pacchetti di cura individuali. Al caregiver va data la possibilità di conciliare l’impegno di cura con quello sociale e lavorativo e fornito un supporto formativo anche per l’aspetto peculiare di datore di lavoro di assistenza. La nostra Regione proporrà al governo nazionale di riconoscere il sostegno al caregiver familiare quale Livello essenziale delle prestazioni sociali (LEPS) e sanitarie (LEA) per le patologie croniche, nonché di introdurre misure di deducibilità fiscale e di credito d’imposta dei costi sostenuti per la cura del familiare assistito. Perché nessuno va lasciato solo in un impegno così importante che va a vantaggio del benessere di tutti.
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