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Solidarietà e impresa. Soprattutto di donne

Solidarietà e impresa. Soprattutto di donne

Salerno / La Rada - Un fatturato di sette milioni di Euro e circa 150 persone occupate nel settore dei servizi alla persone

Bartolini Tiziana Martedi, 19/05/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2009

Un fatturato di sette milioni di Euro e circa 150 persone occupate nel settore dei servizi alla persone. Tutto questo accade a Salerno, tanto per precisare che un’economia sana nel meridione c’è, è viva e opera attivamente là dove la solidarietà insieme alla generosità si coniuga con la professionalità e l’efficienza. Parliamo del consorzio provinciale La Rada - 29 soci di cui 26 cooperative sociali e 3 associazioni di volontariato, aderente a CGM - che conta per un 60% su risorse pubbliche attraverso progetti e bandi. Patrizia Stasi, presidente del consorzio al terzo mandato, dirige insieme ad una netta maggioranza di donne questa grande impresa. La scelta strategica è “lavorare in un’ottica di rete perchè ci consente di essere indipendenti dalla politica e di trarre dai legami l’autorevolezza e la libertà di creare sviluppo, scambi, innovazione”. Una carta vincente, infatti, è la forte identità di comunità “dove siamo riconosciuti e valorizzati dalle istituzioni”. Anche se Sud fa rima con ‘clientele’? “La ‘clientela’ nasce e muore con i legami politici, mentre la professionalità si afferma con il pensiero, con la proposta, anche con capacità critica verso i politici. Non ci sono scappatoie: la gente ti vede all’opera e ti da valore per quello che fai. Il lavoro paga sempre”. Le cooperative che aderiscono al Consorzio La Rada assistono gli anziani, le persone con handicap e assicurano servizi di prossimità. “Con i malati mentali è in corso un servizio innovativo in collaborazione con i tutor dell’Istituto Agrario e con borse lavoro del Dipartimento di Salute mentale: la cooperativa Stalker - composta per l’80% da persone con disagio mentale - produce ottime marmellate per le quali abbiamo chiesto il marchio di qualità”. Forse c’è un nesso tra questa larga presenza femminile, la dinamicità e la voglia di innovare. “Intanto c’è meno competizione, tra donne prevale la tendenza a collaborare e poi un dato interessante viene dalla loro capacità di essere imprenditrici. Prima la cooperativa era un parcheggio, oggi per molte sta diventando un progetto di vita”. Questa è una buona notizia, ma con quali prospettive se questa economia continuerà ad essere considerata di serie ‘B’? “Il Libro Verde del Ministero del Lavoro ignora del tutto la cooperazione sociale perchè il welfare non è considerato settore strategico, è come se non esistessimo. Dovremo fare una grossa battaglia e costruire la capacità di mostrarci, di fare marketing, di affascinare anche le persone che non sono direttamente coinvolte”. Di nuovo torna l’idea della rete, anzi della ‘rete delle reti’, ma intanto pensate di rafforzarvi in qualche modo? “Insieme ad altri soggetti della cooperazione, del terzo settore stiamo lavorando alla costituzione della prima Fondazione di comunità del sud. La raccolta fondi punta a coinvolgere tutte le realtà del territorio, a partire dagli imprenditori, e l’obiettivo è finanziare progetti sperimentali per dare risposta ai nuovi bisogni”. Un’avventura coraggiosa in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando.”Il Sud è abituato al risparmio e non allo sperpero. La crisi potrebbe essere occasione di cambiamento dell’ordine dei valori e delle priorità: dalla gestione della grande impresa per il profitto si potrebbe passare alla gestione della quotidianità per il benessere della comunità. L’economia potrebbe diventare sempre di più solidale, insegnare alle persone a costruire il lavoro e a dare dignità alle cose che si fanno e che si posseggono”. Già, potrebbe....

 

(19 maggio 2009)

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