Le idee - Noi donne abbiamo questo di bello, che sappiamo cambiare e ripartire da capo, anche dopo anni di angherie, patimenti e dipendenza.
Iori Catia Domenica, 05/05/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2013
Noi donne abbiamo questo di bello, che sappiamo cambiare e ripartire da capo, anche dopo anni di angherie, patimenti e dipendenza. La prospettiva della solitudine terrorizza molte perché spesso vi si associa un senso di abbandono, quasi una sorta di puerile punizione di qualcosa che non è andato nel verso giusto. Se in momenti difficili come questi invece ogni donna riuscisse a godere della propria libertà interiore che non è certo mai isolamento e chiusura verso gli altri ma consapevolezza del proprio valore, credo che davvero la giornata acquisirebbe colori e sapori intensi e nuovi. Quando si arriva a coscientizzare che esiste una sola persona al mondo sulla quale si può contare incondizionatamente , che può riconoscere i nostri bisogni più profondi, che può realizzare le aspirazioni più genuine e quella siamo noi, nulla di altro che noi stesse, il gioco è fatto. Ma per arrivare lì confesso che la strada è lunga e irta: bisogna allenarsi come ci si allena a una maratona cittadina. Apprezzare la compagnia di se stesse, tollerare l’ascolto dei propri pensieri, sostenere il proprio sguardo che penetra nelle profondità del proprio essere. Queste sono mete finali e a furia di battaglie, un po’ vinte,un po’ perse, ci si arriva. Siamo minimaliste per natura. Può bastare un paio di ore in palestra, un film o una pizza con le amiche. Certo non siamo ancora alla piena esperienza della solitudine creativa ma è già un modo di essere sole in compagnia. Gli uomini sono sempre i benvenuti nella nostra vita ma francamente non sono indispensabili. Anzi,direi che sono quasi pleonastici. La loro presenza può essere un prezioso arricchimento, ma è sbagliato far dipendere la propria vita da un uomo e pensare di non avere abbastanza risorse per cavarsela da sole. Basta avere la voglia di provare e i risultati saranno sorprendenti. Ho visto tante persone unirsi in matrimonio o in convivenze premature per scongiurare il rischio di un’esistenza priva della vicinanza e del conforto di una presenza costante al proprio fianco. Non importa poi se questa presenza finisce per rivelarsi, più che altro, una fonte di incomprensione, di sofferenza e di penosa solitudine morale. Epperò è difficile che dall’incontro di due solitudini intese nel senso più deteriore del termine, possa nascere uno stato di gioioso benessere a due. In genere accade che il disagio personale venga amplificato da uno stato di conflittualità o addirittura di indifferenza reciproca. Meglio allora riconciliarsi con la propria solitudine prima di fare scelte avventate. Se il bisogno rende ciechi e sordi alla più elementare prudenza, meglio riconciliarsi con la propri solitudine. A tutti i costi.
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