Mondo/ Microcredito in Afganistan - Con il microcredito si può aiutare l’emancipazione delle afgane. La testimonianza della responsabile del settore progetti di Pangea
Simona Lanzoni Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2005
Anche il secondo anno del progetto “Jamila” si è concluso in attivo. Con la fine di giugno la maggior parte delle beneficiarie hanno terminano il ciclo del microcredito e hanno restituito la somma ottenuta in prestito! Oltre a questo hanno ricevuto la somma che Pangea ha accantonato per loro come risparmio, pari alla metà del tasso d’interesse richiesto sul risparmio (10%, di cui 5% come interesse per creare nuovo capitale e quindi contribuire a nuovi crediti e 5% come risparmio restituito poi alle beneficiarie, al termine del ciclo di microcredito).
Insieme al nostro staff afgano composto dalle quattro donne che costantemente ed in maniera competente portano avanti il progetto, abbiamo distribuito i soldi del risparmio alle beneficiarie. La gioia nei loro visi ha lasciato nella mia mente una traccia indelebile. All’inizio dell’anno, quando le incontriamo per la prima volta, le nuove beneficiarie sono timide, non sorridono, sono piuttosto diffidenti e mostrano tutta la loro sofferenza agli occhi di chi cerca di aiutarle. Durante l’anno devono seguire dei corsi di matematica e ogni due mesi le incontriamo e facciamo con loro dei giochi di animazione per farle socializzare, ridere, scherzare, ma anche pensare ai loro dolori ed eleborandoli, potersene liberare.
Non scorderò mai la madre che, grazie al suo guadagno, ha fatto curare suo figlio, rappresentato poi in un disegno come un pupazzetto con tanto nero nei polmoni. Il giorno del ritiro del risparmio lo ha portato con sé orgogliosa di mostrarci il suo bimbo sano. O la donna che ci raccontò che voleva ingrandire la casa e che scavando vi trovò sotto fosse piene di cadaveri. O la donna che mi disse che con i soldi del guadagno del microcredito stava cercando di ricostruire il tetto della sua casa, ma dato che fu costruito male, le cadde in testa mentre dormiva. E alla richiesta: “disegna cos’hai fatto con i primi guadagni del microcredito”, disegnò se stessa che piangeva davanti alla sua casa distrutta.
Tanti piccoli gesti di orgoglio, che il giorno del ritiro del risparmio sono culminati in una danza sfrenata di una di loro - Anisgul - che ha risparmiato più di tutte e che dalla gioia ha fatto uno scatto in piedi, seguito da un urlo e ha cominciato a baciare la busta, alzando le braccia al cielo e a ballare per tutta la stanza, mentre le altre battevano le mani per improvvisare un ritmo.
Donne che rinascono, donne che ricominciano!
Di tutte le 90 beneficiarie di quest’anno, solo due donne non ce l’hanno fatta a restituire il credito: una di loro aveva acquistato dei pulcini, aveva realizzato un bel pollaio ma, a seguito della grande neve che c’è stata a febbraio, ha visto morire tutte le galline. Le abbiamo detto che poteva smetter di pagare, non avendo più la sua fonte di reddito.
Un’altra invece, fornaia, si è ammalata ai polmoni e invece di chiederle la restituzione del credito, abbiamo deciso di pagarle l’ospedale e i medicinali necessari per la guarigione.
Oggi Merogul, sdentata, sorride felice: è guarita, ci bacia e ringrazia tutti coloro che fanno Pangea.
A queste beneficiarie, “vecchie” perché hanno già superato un anno di progetto, abbiamo proposto di rinnovare il credito:
Se vorranno accedere a delle quote maggiori di prestito dovranno investire una parte dei loro risparmi (a seconda della cifra che chiederanno). Anche le organizzazioni locali partner dovranno partecipare: queste sono le destinatarie dei soldi che le beneficiarie ricevono da Pangea e poi restituiscono. I crediti restituiti diventeranno nuovi crediti per le vecchie beneficiarie come per le nuove, e saranno integrati da Pangea.
Solo un terzo delle 90 beneficiarie hanno richiesto di rinnovare il credito: “ Ho raggiunto il massimo di quello che posso fare per ora, è inutile chiedere altri soldi” La saggezza non né mai troppa!
Altre donne stanno per essere selezionate per continuare l’avventura di Jamila e creare nuove opportunità in maniera circolare.
Attualmente sono già state fatte nuove interviste a 150 donne, seguirà un’ulteriore intervista per selezionare quelle che realmente potranno diventare potenziali beneficiarie. Ad agosto e settembre le ragazze dello staff e le responsabili delle ONG locali partner saranno molto indaffarate tra selezione, compilazione del database e formazione al microcredito delle nuove beneficiarie. A ottobre ci sarà la tanto desiderata distribuzione dei nuovi crediti per un altro anno, il terzo.
Malgrado la situazione in Afghanistan stia peggiorando a causa delle prossime elezioni, le donne afghane continuano il loro percorso di autonomia. Questo risultato dimostra che la cooperazione serve se fatta bene e che non esiste solo l’Occidente nemico, ma anche quello amico, in cui persone si spendono nei luoghi difficili creando e facilitando le condizioni per un cambiamento positivo della società. Le donne sono quelle che rispondono in primis, nel bene e nel male dei cambiamenti. E da oggi, le donne che hanno terminato il ciclo di microcredito dovranno continuare ad affrontare la vita di tutti i giorni, ma saranno un pochino più forti rispetto a prima.
Hanno creato un’attività economica, hanno preso l’impegno di restituire il prestito, ora sanno leggere e scrivere, hanno delle amiche, le vicine di quartiere, con cui si sono incontrate ogni due mesi per ridere, piangere, scherzare, disegnare insieme e parlare dei loro incubi come dei loro sogni. Per socializzare e creare partecipazione tra loro.
Possiamo quindi, tutti noi, io come voi che avete creduto in questo progetto e avete scelto di sostenerlo e renderlo possibile, ritenerci soddisfatti di aver partecipato alla costruzione di una piccola tessera nel mosaico dell’autonomia della donna, di aver dato nuovi strumenti di partecipazione alla vita quotidiana e alla condivisione pacifica di obbiettivi e futuro.
Sicuri della buona collaborazione che si è instaurata con le organizzazioni locali di donne e dello staff afghano di Pangea che continua a lavorare anche in situazioni di pericolo.
Voglio ricordare per questo le tre operatrici afghane uccise a maggio nel nord del Paese, una di loro lavorava nella microfinanza per un’organizzazione internazionale. Le ricordo perchè così si può capire lo sforzo enorme che viene fatto da chi è afghano e crede nella ricostruzione del proprio Paese ed è pronto ad aiutare gli altri a volte rimettendoci la vita.
Il popolo afgano è un popolo meraviglioso, che continua a essere tenuto sotto il giogo dell’ignoranza e della povertà per essere comandato meglio. La collaborazione con organizzazioni locali, come è nello stile di lavoro di Pangea, è fondamentale per una rinascita di questa araba fenice che ancora brucia sotto le macerie della guerra. E la rinascita inizia dalle donne.
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