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Soldato Lynndie e le altre

Soldato Lynndie e le altre

Società/ Modelli di comportamento - La vicenda della graduata della Folgore pone interrogativi sulla forza omologante dell’emancipazione femminile al modello maschile

Hela Mascia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2005

Giovane graduata del reparto "Folgore" prende a calci un soldato steso ai suoi piedi fino a rompergli le ossa. Così la cronaca racconta il fatto. C'è da chiedersi se sia un altro caso isolato di sadismo femminile, se consideriamo il primo quello dell'americana Lynndie England con il prigioniero iracheno al guinzaglio.
Prima ancora di deplorare l'accaduto e segnalarne i danni alla immagine della diversità femminile quale portatrice di valori non violenti, si pone la domanda del perché, ultimamente, accadano fatti del genere. E' importante comprendere la causa o le cause dell'accaduto ed Ida Dominianni, sul Manifesto dell'11 maggio 04, in un articolo titolato "Dopo Lynndie più niente è come prima" ne dava una spiegazione e scriveva che l'immaginario postfemminista sul femminismo "trasfigura quello che è stato e resta un movimento di libertà dalla fissità dei ruoli sessuali in una competizione per il potere e per la sopparaffazione, in un gioco di rivalsa dell'ex sesso debole sull'ex sesso forte, in una sfida fallica all'ultimo respiro che intrappola le donne quanto e più degli uomini". Non fa meraviglia che in un tempo come il nostro in cui la metafora militare è quella vincente, una giovane italiana abbia assunto le caratteristiche della forza e della sopraffazione pur di competere con i colleghi maschi, tralasciando quel percorso al femminile basato sul dialogo e sull'accettazione dell'altro.
L'analisi della Dominjanni ha indicato nella forza omologante dell'emancipazione femminile al modello maschile la maggiore causa dell'imbarbarimento della società.
Che la emancipazione sia vischiosa per la società perchè crea valori ambigui, non potenzia le capacità dei sessi, ma le uniforma ad uno solo è una idea da sempre presente nel femminismo. Tuttavia il problema è di difficile soluzione in quanto l'esclusivismo maschile della politica mondiale sceglie la via della parità fra i sessi a quella strada più proficua e giusta della differenza fra i sessi. Dietro la scelta paritaria non vi è una progettualità politica nè un approfondimento culturale che coinvolga democraticamente la società sul tipo di politica delle donne che si vuole realizzare per "fare società". La donna soldato che prende a calci un suo sottoposto è solo la punta di un iceberg perché basta fare attenzione alla quotidianità per rendersi conto di come sia entrato nel pensiero comune che l'emancipazione, nelle forme fallocratiche che ha assunto, sia un processo inarrestabile
E' di questi giorni una intervista televisiva alla figlia del famoso detective privato Tom Ponzi in cui si è definita più volte una "uoma" per indicare la bontà del suo lavoro di detective ereditato dal padre. Ricordo l'orgogliosa rivendicazione di Irene Pivetti ad essere chiamata 'Il presidente della Camera dei Deputati' e non 'La presidente' quasi come se un articolo ed una desinenza al femminile la sminuisse. Non è un caso che, smessi i panni della deputata e poi della mogliettina giuliva e poi, ancora, della madre amorevole, oggi la Pivetti si presenti come conduttrice televisiva con un look da travestito niente male.
Anche un attento giornalista come Aldo Schiavone si pone il problena dell'appiattimento/omologazione dei due sessi ad uno, ma per spiegare la causa di questo avvicinamento femminile a forme di mascolinità parte dal presupposto opposto a quello della Dominjanni e si chiede se i generi non siano originariamente eguali.
Traendo spunto dalla soldata italiana, su La Repubblica del 24 dicembre scorso si chiede se sia mai esistita una diversità femminile oppure se la natura femminile sia solo il risultato di orientamenti culturali reversibili. Conclude scrivendo che "noi oggi possiamo per la prima volta pensare a ruoli sociali nei quali le identità che sono state sinora storicamente 'maschili' e 'femminili' siano nella disponibilità culturale di entrambi i sessi, senza parti già assegnate in partenza e per sempre .....che poi il risultato finale sarà un'omologazione piatta e distruttrice di risorse o la moltiplicazione delle potenzialità, dipenderà da quel che saremo capaci di progettare".
L'idea che la diversità femminile sia solo il risultato di orientamenti culturali, è stata oggetto di dibattito politico perché diversità è equivalso, fino a qualche decennio fa, ad inferiorità. La femminilità è stata intesa come una identità collettiva in cui tutte le donne sono state indistintamente comprese senza che vi fosse inclusa la loro presenza culturale e storica. Con il neofemminismo i percorsi femminili si sono differenziati ed è finita quella visione identitaria, ma la cultura si è come desessualizzata ed il femminile presenta una miseria simbolica.
Con la monocultura che impera sui valori della società e sull'etica, vi è ancora la libertà su cui operare per una società più sessualizzata oppure ha già vinto il modello fallocratico camuffato da emancipazione femminile?

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