Cultura&lavoro / 1 - Tra tagli ai fondi pubblici e indifferenza del privato come può sopravvivere la cultura? Un viaggio in due esperienze positive: si parte dal Caseificio di Spilimbergo
Antonella Iaschi Domenica, 12/12/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2010
In Friuli e in Emilia Romagna, due esempi di come 10 donne e 2 uomini sanno fare cultura nonostante le poche risorse disponibili mettendo a disposizione degli altri le proprie competenze e la propria arte. Persone che nutrono la cultura facendone un lavoro e riempiono con prelibatezze il piatto di tutti, come si farebbe in famiglia senza troppo piangere sugli ingredienti, perchè le cose migliori nascono dalla passione. In questa prima parte di quello che voglio chiamare “viaggio nel coraggio di fare cultura” mi ritrovo seduta a Spilimbergo, comune di 12.000 abitanti in provincia di Pordenone, nella struttura che lo staff di Interattiva utilizza quotidianamente. Oggi è festa, ma Clara Carboncich sorridendo mi dice che dovrà lavorare tutto il giorno. Clara è titolare con Vania Pettoello dello studio grafico. Anche Vania è al lavoro ed è bello sentir dire che c’è lavoro in un periodo in cui è più facile parlare della sua mancanza. "Crediamo nella comunicazione come mezzo di crescita, nella realizzazione di obiettivi comuni, nella valorizzazione della creatività e del talento di ognuno di noi, prezioso elemento di una squadra compatta nella diffusione del sapere e della cultura", così si presentano Amanda, Vania, Clara, Debora e Alessio sul sito della loro impresa. Da 13 anni lo staff di Interattiva progetta e realizza materiali pubblicitari, editoriali, commerciali, con servizio di stampa offset e digitale e nel 2006 ha dato vita all'Associazione culturale "Il Caseificio" (www.ilcaseificio.net) che porta il nome dello stabile che la ospita. Lo stabile costruito nel 1931 era sede della Premiata Latteria Sociale Turnaria un punto di riferimento e di incontro per gli spilimberghesi e, ristrutturato nel rispetto della tradizione dal proprietario Giancarlo Frigimelica, ha riaperto le porte per ospitare le attività dell'associazione: mostre, spettacoli, laboratori, escursioni e corsi. È facile entrare in sintonia con Clara e chiederle come si riescano ad amalgamare lavoro e associazionismo, professionalità e passione.
Quattro donne e un uomo nella vostra impresa, i rapporti numerici nell'associazione sono gli stessi? Il lavoro di squadra è influenzato da questa maggioranza? Io credo lo sia positivamente, me lo confermi?
Lo confermo! Sia nel consiglio che tra i soci del Caseificio la maggioranza è femminile. La donna, quando sceglie, si impegna e apporta al gruppo creatività ed entusiasmo, nuove idee e modalità diversificate per realizzarle. Certo la concretezza maschile serve ad equilibrare i rapporti e i contenuti e soprattutto a supportare con la forza fisica l'organizzazione, a volte complessa, di alcuni eventi. Sfatiamo però il luogo comune che il binomio donna-tecnologia e donna-fatica non produca risultati: in questi anni le donne del Caseificio hanno davvero gestito reti, computer, audio, videoproiezioni e trasportato sedie e tavoli, pacchi, cornici, luci, molte volte senza l'aiuto degli uomini!
Fare impresa, e fare associazionismo sono impegni forti, bisognosi di energia sia mentale che fisica e soprattutto di tempo. Come riuscite a conciliare la famiglia e il lavoro?
Ognuna di noi ha la sua storia personale che si intreccia con lavoro e associazione. Per quanto mi riguarda non ho figli, ho un marito splendido che condivide il mio progetto lavorativo iniziato ancora prima di conoscerci e che continua a sostenere oggi con l'affiancamento del progetto culturale. Condividiamo gli stessi ideali, il modo di leggere gli eventi e i contenuti delle nostre azioni. Le relazioni che abbiamo instaurato prima di conoscerci, e poi comunemente, sono la ricchezza che ci accompagna anche in questa avventura che è l'associazione. Il Caseificio infatti è nato proprio da un gruppo di cari amici desiderosi di portare all'esterno idee e nuove iniziative per una città che amiamo molto. Quando il motore è proprio questo collante si possono fare grandi cose e la fatica passa in secondo piano.
Se altre donne ti chiedessero suggerimenti per avviare un loro progetto sulla falsariga del vostro... quali sono le tre cose assolutamente positive e le tre cose da non ripetere che ti sentiresti di sottolineare?
Gli aspetti positivi sono sicuramente la fortuna di fare ciò che ami, la libertà di decidere come farlo e le relazioni personali che si instaurano continuamente. Le tre cose da non ripetere: beh questo è più difficile poiché ho sempre portato avanti la politica dei piccoli passi: sono sognatrice ma con i piedi per terra. Nell'attività lavorativa ho la fortuna di avere dei dipendenti in gamba che sentono l'azienda come loro e un’amica socia con cui andiamo d'accordo quasi su tutto. Io parlerei piuttosto di tre cose da non fare che invece sono molto chiare: avviare un progetto non condiviso con soci e collaboratori, contare solo sulle proprie forze e competenze (il lavoro di squadra è fondamentale) e sottovalutare l'importanza dell'aspetto amministrativo e finanziario delegandone completamente ad altri la gestione.
Da uno a dieci, quanto ti senti realizzata e soprattutto quanto credi di aver aiutato i tuoi sogni a realizzarsi?
Dire il massimo non è realistico ma visto che caratterialmente sono ottimista e positiva direi 9 poiché senza fretta e assieme a molte persone ho costruito piano piano il mio progetto anche variandolo strada facendo, e realizzato i miei sogni. A questi se ne aggiungono sempre di nuovi che, così come vengono espressi, cominciano a realizzarsi! Ricordo una conversazione con un'amica: avevamo 22 anni, lavoravamo alle dipendenze di aziende diverse ma entrambe desideravamo già allora fare qualcosa per noi e la nostra città. I sogni di quella conversazione si sono avverati!
Uscire dal Caseificio è come uscire da un luogo già un po’ mio e questo mi conferma che valeva la pena di raggiungere la prima tappa di questo viaggio. La seconda sarà il Teatro del Tempio a Modena.
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