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Sognando il futuro

Sognando il futuro

Assolutamente Cuba/3 - Una conversazione con Dayalis Gonzalez Perdomo che va oltre l’arte per raccontare i sogni e le aspettative di una giovane donna sulla Cuba del futuro

Angelucci Nadia e Bartolini Tiziana Venerdi, 20/01/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

Dayalis Gonzalez Perdomo, storica dell’arte, è la Direttrice del Centro Provinciale di Arti Plastiche e Disegno de L’Avana “Luz y Oficios”, nato nel 1981 in un momento in cui a L’Avana non esistevano istituzioni di impulso dell’arte contemporanea e dei giovani, come risposta promozionale alla creazione, negli anni ’70, delle scuole di Arte e alla nuova generazione di artisti. Dayalis ha trentacinque anni, dirige il centro nel quale lavorano 40 persone e realizza una consulenza metodologica sul lavoro delle 13 Gallerie comunali ad esso collegate. “Luz y Oficios” occupa un posto importante nel circuito espositivo della capitale cubana e ha un ruolo fondamentale nella vita culturale della città dando attuazione ai lineamenti generali della politica artistica dello Stato. La sua ubicazione, nel cuore de L’Avana vecchia, gli permette di mantenere un forte rapporto con gli artisti della città.

Che prospettive ha l’arte cubana in questo momento?

Penso che il nostro paese abbia raggiunto dei risultati molto importanti, soprattutto nel continente sudamericano, laddove possiamo sostenere un accostamento più che dignitoso anche con paesi molto forti come sono il Brasile o l’Argentina. Credo però che ci manchi una parte fondamentale e cioè la possibilità di un confronto costante con gli altri artisti a livello mondiale, uno scambio che possa retroalimentare la nostra creatività. Manca innanzitutto la comunicazione attraverso le reti sociali che vanno per la maggiore in questo momento, mi riferisco a tutto ciò che passa attraverso internet, e sappiamo che a Cuba l’accesso a questi strumenti è molto difficile, sia per motivi legati alla mancanza di infrastrutture sia per l’attenzione con cui lo Stato rivoluzionario pensa si debba maneggiare questo strumento. Questo ci fa perdere tutta una serie di informazioni che non riusciamo a recuperare in altro modo, data anche la velocità con la quale gli scambi avvengono in questo ambito. Questo è un problema che hanno tutti quelli che lavorano nel campo culturale. Le stesse opportunità di trovare informazioni originali che possano favorire nuovi canali artistici ci sono precluse anche dalla difficoltà che abbiamo nel viaggiare e questo ovviamente incide nella produzione artistica.

Cosa spera per il suo futuro e per quello del suo paese?

Ho una figlia di tre anni e sono sicura che il mio ‘sogno’ per il futuro ha a che vedere con lei. Penso che la maggioranza dei cubani, e in particolare quelli della mia generazione, abbiano una specie di nostalgia, un senso di colpa, di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Vorremmo regalare ai nostri figli una Cuba più completa, più piena di libertà, in tutti i sensi, più piena di soddisfazioni personali. Costantemente mi chiedo come educare mia figlia cercando di farle capire che è importante studiare, lavorare, impegnarsi per migliorare e allo stesso tempo coniugare tutto questo con la società cubana attuale nella quale siamo tutti un po’ insoddisfatti. E non mi riferisco ai beni materiali. E’ piuttosto una specie di timore per ciò che saremo o non saremo capaci di costruire nei prossimi anni. C’è una frase scherzosa che diciamo: “Nel periodo speciale (periodo di grave crisi che ha seguito il crollo del blocco sovietico, ndr) siamo entrati tutti insieme e siamo usciti uno alla volta”, come per dire che alla fine ci siamo tutti dedicati più a risolvere i nostri problemi con una prospettiva personale che non collettiva. E questo evidenzia che anche se siamo ancora una società socialista le differenze a Cuba ci sono e sono ogni giorno più grandi. La mia generazione sente questo peso molto forte e la discussione tra di noi è proprio in questi termini: “Ce la faremo a creare una società più piena che sappia trovare un posto e confrontarsi con il mondo contemporaneo?”.



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