Oggi intervistiamo una nostra amica, Sofia Domino, è già stata ospite del nostro salotto ma, con piacere, abbiamo deciso di parlare con lei del suo nuovo libro che, abbiamo letto e recensito in anteprima. Leggete bene le sue parole e, aiutat
Venerdi, 13/06/2014 - Oggi intervistiamo una nostra amica, Sofia Domino, è già stata ospite del nostro salotto ma, con piacere, abbiamo deciso di parlare con lei del suo nuovo libro che, abbiamo letto e recensito in anteprima. Leggete bene le sue parole e, aiutateci con la petizione, io l’ho già firmata, basta poco, solo un clik.
Sofia questo è il tuo secondo libro. Nel primo hai parlato del nazismo, degli ebrei, adesso parli di nuovo di “persecuzione”, questa volta in rosa, in India. Da dove nasce questo libro?
Sì, “Come lacrime nella pioggia” è il mio secondo libro e la voglia di raccontare le condizioni di vita delle donne indiane è nata con casualità. Ricordo che stavo navigando su Internet quando mi sono imbattuta nelle fotografie di donne, ragazze, uomini e studentesse che, scesi in strada, manifestavano tenendo ben alzati dei cartelloni pieni di scritte e di messaggi. Denunciavano avvenimenti di stupro e negli occhi dei manifestanti c’era molta determinazione. Mi sono documentata maggiormente e sono rimasta molto colpita dalla forza femminile, ho letto testimonianze di bambine che lottavano per scappare da un matrimonio combinato e ho letto testimonianze di donne che avevano paura anche solo di uscire dalle loro case, temendo di essere avvicinate dagli uomini, ma che, pur di lavorare, non rinunciavano a farlo. Quando ho letto che, anche se nelle città le donne stanno facendo piccoli passi avanti nella società (e questo sicuramente è un traguardo molto importante), nei villaggi rurali ci sono le donne dimenticate, quelle costrette a vivere sotto la mentalità ristretta degli uomini, allora ho sentito qualcosa dentro di me, come un richiamo. Guardando quelle fotografie di lotta mista a speranza e leggendo quelle testimonianze, ho capito che la realtà di vita delle donne indiane, e tutte le ingiustizie che caratterizzano la loro società, sarebbe stato il tema del mio secondo romanzo.
Come mai senti l’esigenza di dare voce a quelli che vengono considerati gli ultimi, i disgraziati?
Quando sento storie d’ingiustizia mista a forza, semplicemente, non posso rimanere indifferente a tutto questo. Leggo spesso storie, provenienti da differenti Paesi, che credo dovrebbero venire alla luce, ma sfortunatamente non posso trasformare ogni testimonianza in romanzo, perché dietro la stesura di un libro secondo me ci devono essere molti appunti e tante informazioni. Prima di scrivere “Come lacrime nella pioggia”, infatti, mi sono chiesta; avrò materiale a sufficienza per sviluppare un romanzo dietro a tutto questo? “Come lacrime nella pioggia” non è una testimonianza, ma è un romanzo arricchito da dalle testimonianze che ho letto, e tutto quello che ho scritto, è successo realmente a qualcuno (mi riferisco alle parti principali del testo, e non ai rapporti tra i personaggi). Prima di sedermi davanti al computer e decidere i passaggi essenziali del romanzo, ho studiato lo stile di vita in India e ho guardato mappe e immagini su Kailashpur, il villaggio rurale in cui è ambientato il libro, e spero di non aver commesso alcun errore. Grazie a “Quando dal cielo cadevano le stelle”, il mio romanzo d’esordio sul tema della Shoah, ho sentito il supporto dei miei lettori e dei blogger, e tutto questo mi ha colpito e mi ha fatto capire che con i miei libri posso raggiungere anche delle persone con le quali, altrimenti, non avrei mai parlato. Una delle prime lettrici di “Come lacrime nella pioggia” mi ha scritto per dirmi che è rimasta addolorata nell’apprendere che cosa succede alle donne indiane e ha ammesso che non ne sapeva molto dei matrimoni combinati in India. Mi ha ringraziata per aver portato alla luce tutto questo. Per me portare alla luce delle realtà nascoste è molto importante e sono contenta quando grazie ai miei libri i lettori imparano nuove cose e si sentono più vicini a determinati argomenti. Sicuramente, vorrò sempre dare una voce a coloro che ingiustamente sono considerati gli ultimi, ai disgraziati, perché dietro di loro ci sono sempre delle storie bellissime, strazianti, delle storie che meritano di avere una voce, come in questo caso le storie delle donne dell’India.
La condizione delle donne in India è delicata e difficile tu conosci delle ragazze indiane che ti hanno raccontato la loro storia?
La condizione della donna in India è decisamente complicata, e spero con tutto il cuore che prima o poi tutte le donne possano trovare il loro posto nel mondo, la loro indipendenza. Sfortunatamente non conosco nessuna ragazza indiana che ha potuto raccontarmi la sua storia, ma come ho accennato prima, per scrivere “Come lacrime nella pioggia” ha svolto numerose ricerche e ho letto tante testimonianze e guardato altrettanti video che sento di aver “parlato” con molte ragazze dell’India. Le loro parole, le loro storie, anche se non raccontate direttamente a me, mi hanno comunque raggiunto. Ho sempre sentito una connessione speciale con l’India, e sono molto contenta di aver ambientato il mio secondo romanzo in questo Paese ricco di fascino e, al tempo stesso, di terrore. Ricordo che da ragazzina, con mia sorella, adottai a distanza una bambina indiana, Reshma, aveva sette anni e desideravo andarla a trovare, un giorno, per incontrarla e per visitare il suo Paese, poi però lei e la sua famiglia, per cercare una vita migliore, lasciarono la zona in cui si trovava l’associazione alla quale mi ero rivolta per adottarla e di lei ho perso ogni contatto. Chissà, magari prima o poi volerò in India e guarderò negli occhi le donne indiane, sperando che, nel mentre, ci possano essere stati per loro dei grandi miglioramenti.
I telegiornali ci raccontano sempre storie tremende, come ti sei sentita a mettere su carta queste vicende?
Mettere su carta “Come lacrime nella pioggia” per me è stato molto importante, perché con questo romanzo voglio accendere i riflettori su un lato dell’India spesso dimenticato. Non sono una fanatica dei telegiornali, perché secondo me raccontano solo di tragedie (ripetendole fino allo sfinimento al posto di lasciare spazio a più realtà) oppure parlano di gossip verso cui, personalmente, non nutro alcun interesse. Ho scritto “Come lacrime nella pioggia” non solo per parlare di tragicità, ma anche per parlare di positività. La forza delle donne è qualcosa di meraviglioso, la forza che ognuno di noi custodisce è sorprendente, ed è stato molto profondo scrivere della forza delle mie protagoniste. Inoltre, l’amicizia che s’istaura tra Sarah (ragazza ventiduenne americana) e Asha (ragazzina quindicenne indiana) è talmente pura e sincera, che scriverne è stato bellissimo. Nel mio romanzo non parlo solo di dolore, ma anche di gioia, di amore, di amicizia, di speranza, di lotta… Non rinuncio mai a scrivere della positività, anche se per uno scrittore scrivere di scene drammatiche, almeno per quanto mi riguarda, è molto più intenso. Ogni scena drammatica regala decine e decine di emozioni e nel caso di “Come lacrime nella pioggia”, sapere che quasi tutto quello che vive Asha è una raccolta di testimonianze, ha reso il tutto ancora più crudo.
Le donne sono spesso oggetto di discriminazione e violenza in molti paesi. Pensiamo solo alle mutilazioni genitali, ai matrimoni imposti, tutte situazioni che spesso queste ragazze vivono anche in Italia tanto da essere uccise perché troppo “occidentali”. Dov’è la falla del sistema secondo te? Cosa può fare la nostra nazione per aiutare queste ragazze sia in Italia che nel loro paese?
Sicuramente, per migliorare le condizioni delle donne in tutto il mondo, ognuno di noi dovrebbe cambiare modo di pensare, e non solo una manciata di persone dovrebbero farlo. Dai governi alle società che discriminano le donne, dalla polizia che non offre loro alcun aiuto a tutti quegli uomini che si sentono padroni… Manifestare è molto importante per far sentire la propria voce, così come firmare delle petizioni, e sono fermamente convinta che nessuno dovrebbe smettere di parlare di questi argomenti. Sfortunatamente, però, conosco persone alle quali non importa dei problemi della gente che non fa parte della loro famiglia. In Italia, come in India, ci sono troppi casi di donne violentate e costantemente picchiate, che magari non trovano la forza di dire basta, e se il mondo intorno a loro fosse diverso, se la polizia fosse attiva al 100%, se intorno a loro non ci fosse nessuno pronto a giudicare, ma solo un popolo intero pronto a tendere la mano, allora tutto andrebbe diversamente. Sicuramente l’unione fa la forza, e credo che per migliorare le cose dobbiamo lottare tutti insieme: parliamo, scriviamo, manifestiamo, partiamo, facciamo volontariato, tendiamo una mano… nel nostro piccolo, anche se non facciamo parte del governo, possiamo fare una grande differenza.
I tuo libro è gratuito. Perché hai deciso di rinunciare al tuo guadagno?
Ho deciso di rinunciare al mio guadagno perché incoraggio i lettori, che con 1 Euro e poco più avrebbero comprato il mio romanzo, a donare ad Amnesty International, che da cinquanta anni si occupa di difendere i diritti umani. Non scrivo per arricchirmi, ma scrivo perché voglio raccontare storie che spero arrivino al cuore dei lettori e perché voglio aiutare. Onestamente, preferisco non guadagnare niente e sperare che i miei lettori donino qualcosa (anche solo 1 Euro) ad Amnesty International; il loro lavoro per aiutare il prossimo è impressionante. Amnesty International vive solo grazie al supporto economico dei loro soci e dei loro sostenitori e per rimanere imparziale e indipendente, infatti, non accetta soldi dai governi. Chiunque può sostenere Amnesty, una famiglia, un privato, un’associazione e anche uno studente! Sostenere Amnesty vuol dire difendere i diritti e le libertà fondamentali di ogni essere umano. Ecco perché ho deciso di appoggiare Amnesty, perché dopo tutto quello che ho appreso sulla privazione dei diritti umani in India, e nel mondo, credo che supportare associazioni come Amnesty sia fondamentale. Sostenere Amnesty è semplicissimo e ci sono numerosi modi per farlo: una persona può attivarsi con Amnesty contattando il Gruppo Locale o l’ufficio regionale della sua zona. Può partecipare alle manifestazioni di Amnesty, firmare gli appelli dell’associazione, iscriversi alla Newsletter per tenersi aggiornata o fare shopping acquistando gli articoli a marchio Amnesty International, prodotti dal commercio equo e solidale e, naturalmente, può fare una piccola donazione.
Ecco il link diretto per sostenere Amnesty: http://sostieni.amnesty.it
Grazie per il vostro supporto!
Come funziona la petizione?
Come ho detto prima l’unione fa la forza e penso sia fondamentale unirci, da tutte le parti del mondo. Ho lanciato la mia petizione su Change.org (piattaforma online gratuita di campagne sociali) indirizzandola al governo indiano e, non appena avrà raggiunto un elevato numero di firme, la mostrerò a chiunque altro possa fare qualcosa per migliorare le condizioni di vita delle donne dell’India. Naturalmente, contatterò di nuovo anche il governo indiano. Ecco perché, per crescere, la mia petizione ha bisogno della firma di tutti voi. Firmare la petizione è semplice e gratuito. Ho scritto la petizione sia in italiano sia in inglese, racchiudendo tutto quello che subiscono giornalmente le donne dell’India, specialmente quelle che vivono nei villaggi rurali. Una donna in India non ha diritti e per un uomo non ha nessun valore. Si stima che ogni venti minuti una donna in India sia violentata. Le donne sono viste come oggetti, sono costrette a sfornare figli, a occuparsi esclusivamente della casa, sono private della possibilità di studiare e di avere una carriera. Spesso, nei villaggi rurali, ragazzine di quattordici anni vengono vendute come spose, oppure sono costrette a prostituirsi, anche da giovanissime. Bambine, ragazze, madri… le donne dell’India sono costantemente picchiate e per una bambina la persecuzione comincia ancora prima della sua nascita. Troppo spesso, infatti, gli uomini – padroni uccidono le bambine appena nate, solo perché femmine. La mia petizione vuole dire basta a tutto questo e a molto altro. Incoraggio chiunque a firmare e ripeto, lasciare una firma è completamente gratuito. Grazie a nome mio e a nome di tutte le donne dell’India.
Sono talmente impegnata con la promozione di “Come lacrime nella pioggia” che ancora non so quale sarà il mio prossimo romanzo. Ho alcune idee in mente, ma sono ancora in alto mare. Devo ancora scoprire se ho materiale sufficiente per trasformare queste idee in un romanzo, che poi dovrò scrivere, correggere… E poi ogni piccola cosa, per me, è fonte d’ispirazione, quindi chissà, forse d’improvviso sarò colpita da qualcos’altro. Una canzone, una frase, una testimonianza, uno sguardo… tutto può essere fonte d’ispirazione per me. Sicuramente, però, non smetterò mai di scrivere, perché amo farlo e portare alla luce delle verità nascoste, dimenticate, che meritano di essere ascoltate, come ho fatto con la Shoah per il mio romanzo d’esordio “Quando dal cielo cadevano le stelle” e come sto facendo con le condizioni di vita delle donne in India con “Come lacrime nella pioggia”. Inoltre, mi piacerebbe tradurre “Come lacrime nella pioggia” in lingua inglese, per raggiungere un numero di lettori più vasto… Insomma, sono molto impegnata, ma sicuramente quando tornerò con un nuovo romanzo lo farò sapere ai miei lettori e a tutti i blogger che mi hanno supportato. Piuttosto, grazie ancora per lo spazio che hai dato al mio romanzo e alle cause benefiche che supporto e per la disponibilità che hai dimostrato nei miei confronti sin dal mio romanzo d’esordio.
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