Venerdi, 30/04/2021 - “Lo status delle donne rappresenta lo status della democrazia, la parità di partecipazione delle donne rende più forte la democrazia…Sono la prima donna ad essere Presidente della Commissione Europea ed è così che mi aspettavo di essere trattata nel viaggio in Turchia, come una Presidente della Commissione. Non riesco a trovare una giustificazione e devo concludere che quello che è successo è accaduto perché sono una donna”.
Con queste parole Ursula von der Leyen denuncia il comportamento a lei riservato da Erdogan, Presidente della Turchia, nell’incontro diplomatico con i rappresentati della UE, avvenuto il 7 aprile 2021.
Ecco l’antefatto: Charles Michel, nella veste di Presidente del Consiglio Europeo, viene fatto accomodare su una sedia accanto ad Erdogan, mentre Ursula von der Leyen, nella veste di Presidente della Commissione Europea, ignorata, lasciata in piedi tra sconcerto e disagio, viene relegata su un divano a debita distanza, riservato a personale diplomatico di secondo grado.
Che Erdogan sia un misogino non stupisce, ciò che ha sorpreso, indignato e colpito nello scenario geopolitico mondiale, è l’affronto all’Unione Europea e alle donne per l’umiliazione riservata ad un Alto funzionario della UE nella figura di una donna Presidente della Commissione Europea.
Ma chi è il Presidente della Turchia? Lo scopriamo se ne consideriamo la personalità, il pensiero e l’azione politica e geopolitica e l’ambizioso progetto di ripristino dell’Impero Ottomano, come si evince da: a) islamizzazione delle istituzioni governative, culturali, politiche e sociali che Ataturk padre della patria, vincitore sulle potenze colonizzatrici, aveva modernizzato laicizzandole; b) negazione dell’identità e oppressione del popolo curdo impedito nella propria lingua, cacciato dai propri territori. (I curdi presenti in Turchia, 15 milioni di persone, sono stati ribattezzati turchi della montagna); c) annullata la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne; d) carcere per gli oppositori politici e per i critici del regime; e) violazione dei diritti umani; f) espansione militare e geopolitica verso la Siria, la Libia, l’Egitto, il Mediterraneo; g) ambiguità nei confronti dell’Unione Europea che ricatta prospettando di annullare il contratto di trattenimento degli immigrati stipulato con miliardi e miliardi di euro a suo favore. (M.Delle Donne, Razza nazione Identità, le radici dell’odio, Liguori editore).
Di fronte alle ambizioni di questo personaggio, all’offesa alla UE e alle donne nella persona della Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, si elevano dure critiche in Europa e non solo, al comportamento di Erdogan.
Mario Draghi, già Presidente della Banca Centrale Europea, attualmente Premier del governo italiano così si esprime sulla vicenda e sulla figura di Erdogan: “Mi èdispiaciuto moltissimo per l’umiliazione che la Presidente Von der Leyen ha dovuto subire. Ma con questi, chiamiamoli per quel che sono, dittatori, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute di opinioni della società”.
Erdogan ha reagito con sdegno alla definizione di Draghi, convocando l’ambasciatore dell’Italia in Turchia per chiarimenti e scuse. A questo punto vale la pena fare un chiarimento sul termine dittatore, con cui Draghi ha apostrofato Erdogan. Sul “Dizionario dei Sinonimi e Contrari“ (2002, Mondadori editori) si legge alla voce dittatore: “autocrate, despota, liberticida, oppressore, tiranno”. Come descrivere meglio la politica interna ed estera del Presidente Turco Erdogan? La responsabilità dell’ignavo Charles Michel L’incidente diplomatico, ribattezzato Sofà-gate, investe in modo precipuo l’altro rappresentante dell’UE Charles Michel il cui comportamento nella situazione data, risulta più grave di quello del Presidente turco, sia per la mancanza di rispetto per la parità di genere di cui l’UE si fa paladina, sia in senso geopolitico. Per intendere il ruolo di Charles Michel nella vicenda del Sofà-gate, proviamo ad immaginare uno scenario diverso dell’incontro tra Erdogan ei rappresentanti della UE.
Immaginiamo che i rappresentanti della UE fossero due uomini. Pensate che uno dei due si sarebbe seduto sull’unica sedia posta accanto ad Erdogan, ignorando il collega? Certo che no, sicuramente Charles Michel sarebbe rimasto in piedi a fianco dell’altro rappresentante della UE, sia per solidarietà di genere, sia per fare intendere al Premier turco l’unità indivisibile dell’appartenenza politica alla Comunità che rappresentano.
Alle critiche sul suo comportamento, così si giustifica Charles Michel: “In quell’istante avevo deciso di non reagire ulteriormente, per non creare un incidente politico che avrebbe rovinato mesi di preparativi e sforzi politici e diplomatici”. Questa dichiarazione aggrava la sua posizione, sia nel senso di un atteggiamento misogino (probabilmente radicato nel suo inconscio maschilista), sia, ancor più grave, nei confronti dell’identità, della saldezza, dell’importanza di un’Europa Unita che non scende a compromessi e rimane indissolubilmente unita di fronte ad un “Dittatore” che la umilia sul piano politico e nel rispetto dell’uguaglianza di genere. In tal senso, il comportamento di Charles Michel, nell’accettare il protocollo di accoglienza del Premier turco, rende fragili le istituzioni europee e crea un vulnus all’immagine politica dell’Europa Unita.
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