Social Coaching - un'altra idea di sviluppo delle persone

Lunedi, 17/12/2012 - Ogni evento, che sia culturale, formativo o divulgativo, racconta la passione di chi lo ha organizzato, la sua storia e le sue competenze. I “sette incontri” interamente ideati e realizzati da Carla Benedetti, life e business coach, sono un ciclo di appuntamenti per imprenditori della piccola e media impresa e per professionisti, in balia di questo tempo incerto e difficile. Si parla di obiettivi, strategie, action plan, e si monitorano i progressi avvenuti nella pianificazione delle azioni imprenditoriali, da adottare perché funzionali al proprio business. Gli incontri avvengono nello Spazio Porta Futuro che la Provincia di Roma ha messo a disposizione, sposando questa bella iniziativa. “In passato – racconta Carla - avevo organizzato dei seminari aperti che coinvolgevano un pubblico ampio, e proprio per questo erano incontri brevi, pensati come delle “pillole” di coaching. Questa volta il mio obiettivo è fornire strumenti teorico-pratici a quei professionisti chiamati a misurarsi con una crisi finanziaria che sta colpendo soprattutto le piccole e medie imprese, motore economico del nostro paese. “I sette incontri” disegnano un percorso di cambiamento: coinvolgono i partecipanti per un’intera giornata e li tengono attivi per sette mesi, dando loro la possibilità di mettere in pratica quanto appreso sin da subito, e di condividerlo con me e con gli altri colleghi.” Per partecipare non occorre nulla se non una registrazione. La gratuità dell’iniziativa ha dell’incredibile di questi tempi, soprattutto in relazione alla qualità del percorso e dei facilitatori che Carla ha chiamato perché testimoniassero quanto appreso durante la loro esperienza professionale. Il primo che ha abbracciato il sogno di Carla, e si è messo in gioco insieme a lei, è stato Gian Paolo Montali, noto allenatore di pallavolo e consulente per le aziende di strategie di team building. “Gian Paolo mi ha sostenuta e ha accettato di partecipare al progetto, e gli devo molto, non solo per la sua presenza in aula. Il fatto che un professionista noto come lui abbia creduto in me, e che sia stato il primo a farlo, mi ha dato una grandissima carica con la quale ho convinto tutti gli altri ospiti a partecipare”. Non è semplice farsi seguire in un progetto di “social coaching” dove il ritorno più grande deriva dal raggiungimento degli obiettivi dei partecipanti, in un’ottica di coaching sociale. Carla fa consulenza nelle aziende, realizza progetti come questo, ma si dedica molto ai percorsi individuali, per uomini e donne che si rivolgono a lei desiderosi di un cambiamento profondo nelle loro vite. “E’ un lavoro faticoso, complesso, ma molto intrigante. Bisogna tenere un rispettoso distacco e non dimenticare mai che la prima regola è astenersi dal giudizio delle situazioni che i clienti presentano”. E’ interessante capire se c’è una differenza di genere nell’approccio con la coach. “Ai fini del percorso, la differenze di genere non è rilevante. Tuttavia, ho notato che a volte cambia l’approccio dei clienti nei mie confronti. Alcune donne all’inizio tendono a considerarmi un’amica con la quale stabilire un rapporto di complicità. Spesso sono in balia di una grande confusione rispetto alla loro vita, e mostrano da subito le loro fragilità, mettendomi al corrente di tutti i ragionamenti che hanno fatto sulla problematica che presentano. Gli uomini invece sono bloccati nell’operatività e si rivolgono a me perché hanno un problema pratico, o una situazione, che non sanno come risolvere. Spesso mi trovo davanti uomini che non si sono mai confrontati con l’emotività, che hanno maturato negli anni un senso del pudore molto forte rispetto alle emozioni. Non appena iniziano a fidarsi, raggiungono però risultati ottimi in pochissimo tempo”. La storia di Carla è interessante almeno quanto il suo lavoro. Dopo dieci anni passati in teatro, prima come allieva presso l’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’amico e poi sui palcoscenici più diversi, decide di partire per l’Inghilterra, per cambiare aria e per allontanarsi da un mondo nel quale si è costantemente giudicati e scelti “non per i propri comportamenti, o per la bravura nella recitazione, ma per quello che si è come persona.” Un mondo a tratti falso e che corre parallelo rispetto alla vita reale, un mondo con il quale non sentiva più una corrispondenza. Nel Regno Unito si occupa di formazione e di gestione nelle aziende, scoprendo una grande passione per il cambiamento e lo sviluppo delle potenzialità e del talento delle persone. Tornata in Italia, si ritrova a gestire piccole e medie imprese, per lo più nell’ambito turistico e scopre la professione di coach. Frequenta il corso di formazione, si abilita alla professione e fonda “studio coach”. “E’ un lavoro complesso, che richiede energie, pazienza e la completa sospensione del giudizio, nonché la capacità di rendersi conto quando una problematica non è di tua competenza, quando non sei tu l’interlocutore adatto alla risoluzione di quel problema.” Una professione abbastanza neutrale rispetto alle differenze di genere, ma che ne tiene conto nel riuscire a trovare le giuste chiavi di lettura di ogni cliente. “Forse la qualità femminile che uso di più nel mio lavoro è l’intuito, determinante per cogliere alcune sfumature nella conversazione.”. Non c’è alcun dubbio che ci siano caratteristiche, molto sviluppate nelle donne che giochino un ruolo fondamentale in una professione che ha tanto a che fare con l’ascolto. Il coaching però è anche metodo, strategia, azione, e Carla, con il suo percorso di vita, testimonia come la voglia di mettersi in discussione e di rischiare, spesso porta al raggiungimento di traguardi straordinari, indipendentemente da qualsiasi differenza di genere.



Il prossimo appuntamento dei 7 incontri è il 19 gennaio 2013