Venerdi, 06/04/2012 - Il testo licenziato dal Governo è significativo e può essere valutato in molti modi. Noi del movimento Se Non Ora Quando lo guardiamo dal punto di vista delle donne e vediamo che però ben poco di significativo è stato fatto per loro.
La ministra del Lavoro potrà forse dire che l’irrigidirsi delle norme sulla flessibilità in entrata le favorisce e che sono state reintrodotte norme che scoraggiano le dimissioni in bianco. Noi sappiamo però che l’occupazione delle donne aumenterà soltanto se ci sarà una ripresa degli investimenti, e che questa ripresa deve includere investimenti privati e pubblici nel welfare. Avevamo chiesto che per questo venissero usato il risparmio ottenuto innalzando l’età pensionistica delle donne. Non ne vediamo traccia.
Le poche disposizioni previste per il lavoro femminile sono aggiunte ad un testo cui manca, nel suo complesso, la prospettiva trasversale di gender mainstreaming dettata dall’Unione Europea. Le stesse misure antidiscriminatorie, come la reintroduzione di norme che scoraggino le dimissioni in bianco o di sostegno – come i voucher –, si rivolgono in prevalenza a chi ha un lavoro dipendente, escludendo di fatto le giovani che lavorano a tempo determinato con contratti e collaborazioni precarie.
Per le dimissioni in bianco, in particolare non ci convince che l'eventuale reato commesso sia derubricato a reato amministrativo e risolto con un risarcimento.
Le misure sulla maternità e i congedi parentali ci paiono invece del tutto insufficienti. Il segnalino alle donne, rappresentato dal congedo parentale sperimentale per i padri, non può essere considerato una conquista consistente e ci appare come un provvedimento innocuo e quasi offensivo.
Servono misure più forti per una vera politica di parità.
Diciamo perciò al Presidente del Consiglio Monti che quando ha esordito nel presentare il suo governo al Senato aveva usato parole e accenti che avevano fatto sperare in un vero rinnovamento del Paese attraverso l’ingresso massiccio delle donne nel mercato del lavoro e nella cittadinanza piena. Il governo avrebbe in tal caso fatto di se stesso l’artefice-protagonista di una vera, grande innovazione politica, questa sì in grado di allineare l’Italia all’Europa.
Così non è stato e l’occasione è andata perduta. Così non va, non va, professor Monti, l’Europa è ancora ben lontana.
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