'Simone Veil. La donna del secolo': il film di Olivier Dahan nelle sale dal 30 gennaio
La pellicola ripercorre l’incredibile storia di una donna sopravvissuta ad Auschwitz, divenuta magistrata e femminista, in lotta per i diritti contro ogni ingiustizia
Domenica, 29/12/2024 - Sarà nelle sale dal 30 gennaio – con un’anteprima il 27 in occasione della Giornata della Memoria – il docu-film ‘Simone Veil – La Donna del Secolo’ (Simone Veil – Le Voyage du Siècle), diretto da Olivier Dahan, un’opera dedicata alla figura della magistrata, politica e femminista francese Simone Annie Liline Jacob, sposata Veil (nata nel 1927 a Nizza da una famiglia ebrea e morta a Parigi nel 2017) deportata e sopravvissuta al campo di sterminio nazista di Auschwitz, divenuta successivamente figura centrale del femminismo in Europa, Ministro della Salute nel 1974 (incarico durante il quale fece adottare in Francia la legge di depenalizzazione dell'aborto), fino ad assumere la carica di prima presidente del Parlamento europeo direttamente eletto nel 1979 e la prima donna che abbia mai ricoperto quel ruolo.
Il lungometraggio ‘Simone Veil – La Donna del Secolo’ completa la trilogia dei ritratti cinematografici ‘al femminile’ del regista Olivier Dahan, iniziata con ‘La Môme’ e ‘Grace de Monaco’, film biografici del suo repertorio dedicati rispettivamente a Edith Piaf e Grace Kelly. In questo nuovo lungometraggio l’obiettivo del regista è evidentemente quello della trasmissione della storia e dei valori incarnati da una personalità come quella di Simone Veil.
Per raggiungere tale scopo il film ripercorre le tappe della vita di Simone (interpretata da Rebecca Marder nella versione della giovane donna magistrato e da Elsa Zylberstein nel ruolo della prima donna presidente del Parlamento europeo), oscillando tra la sfera pubblica e quella privata, con un’attenzione particolare alla dimensione della famiglia. Dalla complicità con il marito Antoine (interpretato da Olivier Gourmet, e Mathieu Spinosi da giovane) alla drammatica esperienza dei campi di concentramento con la madre Yvonne (Élodie Bouchez) e la sorella Milou (Judith Chemla).
Si compone così un racconto struggente che parte dall’infanzia, con Simone figlia di una famiglia ebrea vittima della deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz durante la Seconda guerra mondiale e, sopravvissuta alla tragedia del secolo, prosegue con la narrazione della resilienza e determinazione della Veil, la quale sin dall’adolescenza, partecipa a importanti battaglie politiche, lottando per i diritti delle donne e facendo dell’avversione per le ingiustizie il credo di tutta la sua carriera politica. Il film permette allo spettatore di guardare oltre il personaggio pubblico e di comprendere a fondo il temperamento di una donna che ha combattuto per i propri ideali in ogni circostanza, facendo della politica la sua vita.
‘Simone Veil – afferma il regista – è stata molto politica nel senso nobile del termine: non è una "politica" in senso stretto. È sempre rimasta magistrata nell'animo e le sue battaglie più grandi le ha combattute attraverso le leggi.”
Da Auschwitz ai vertici della politica europea, magistrata e prima presidente donna del Consiglio Superiore della Magistratura, statista negli anni Settanta, Ministro della salute, fautrice della depenalizzazione dell’aborto in Francia, in seguito europarlamentare e prima donna presidente del Parlamento europeo dal 1978 al 1982: il regista tratteggia il ritratto epico e intimo di una donna dal percorso straordinario che ha attraversato e plasmato la sua epoca diffondendo un messaggio umanista che rimane ancora oggi di un'attualità ardente. La sua vita privata e la sua eredità ideale e civile sono uno specchio emblematico della nostra storia europea e del ruolo che le donne hanno giocato in essa.
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