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SIENA / A tutto palco… una “donna non rieducabile”:

SIENA / A tutto palco… una “donna non rieducabile”:

Ottavia Piccolo a Siena ricorda Anna Politkoskaja in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Giovedi, 29/11/2012 - “La prego, lo scriva! Quando torna, lo scriva!”

Dire ad alta voce un gesto – quello di scrivere per informare - pagato con la vita, ecco perché ricordarlo a più voci è necessario e stringente, tanto più in occasione di una giornata per la liberazione dalla violenza sulle donne.

Non solo per commemorare, ma perché la memoria della storia di Anna Stepanovna Politkovskaja possa continuare a risuonare come un messaggio “non rieducabile”. La sua parola indomabile e libera echeggia dall’Università al Teatro dei Rinnovati a Siena:

“La prego, lo scriva! Quando torna, lo scriva!”

Coraggiosa, indomita, fiera… così viene presentata nella Sala Cinema della Facoltà di Lettere e Filosofia, dove martedì 27 novembre scorso la potenza della figura della giornalista russa è tornata a farsi sentire negli interventi di autorità politiche, docenti e protagonisti della spettacolo teatrale in programmazione per la stessa serata. Un seminario a cui hanno preso parte l’assessora alla Pari Opportunità Simonetta Pellegrini, lo storico Marcello Flores d’Arcais, l’autore Stefano Massini e l’attrice Ottavia Piccolo. Non è la presentazione di un’anteprima, poiché questa “Donna non rieducabile” ha superato il centinaio di repliche ma la sua storia gocciola ancora, chiede di non essere dimenticata…

“La prego, lo scriva! Quando torna, lo scriva!”

Il contesto storico-politico in cui si è svolta la sua vicenda esistenziale è ricostruito nell’intervento di Flores d’Arcais, che ne ripercorre le tappe in un paese dove la battaglia per diritti umani va di pari passo con quella per la libertà d’espressione, ma quel giornalismo non addomesticato continua a mietere le sue vittime. Aveva due figli. Scriveva per il quotidiano dell'opposizione Novaya Gazeta. Nel 2004 era rimasta vittima di un misterioso avvelenamento. Due anni dopo, con lei sale a 56 il numero dei giornalisti uccisi, per il solo fatto di aver voluto descrivere i fatti, senza smettere di scrivere quanto vedevano dinnanzi ai loro occhi.

“La prego, lo scriva! Quando torna, lo scriva!”

Prende quindi la parola Stefano Massini, drammaturgo appassionato e autore del testo sulla Politkovskaja interpretato da Ottavia Piccolo, capace di restare stessa anche nel vestire i panni della giornalista russa. Come quella di Ilaria Alpi, anche questa storia vuole testimoniare quanto l’informazione possa svelare una parte dei fatti; non essere “contro” qualcuno, ma “per” qualcosa, di qui la necessità impellente, stringente, irrefrenabile di dare la notizia, di scrivere.

Ottavia Piccolo tiene quindi a precisare che lo spettacolo non è il resoconto di una vita, ma la resa di immagini, diciannove istantanee che ritraggono la battaglia della giornalista per i diritti umani in uno scenario di guerra; perciò il pubblico non esce pacificato, perché Anna già in vita sapeva che le persone pagano il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano, eppure lei aveva dato ascolto a costo della sua stessa vita a quella richiesta che le veniva dalla popolazione civile e le chiedeva…

“La prego, lo scriva! Quando torna, lo scriva!”

Cala la sera e il pubblico si appresta a raggiungere il teatro, non cerca rassicurazioni, vuole assistere a quel dramma, breve (solo 1h.15) ma intenso, duro come una stretta allo stomaco, capace di lasciare senza fiato come quelle teste mozzate, pendenti e gocciolanti, gocce su gocce, con cui esordisce il racconto. La potenza del messaggio è pari a quella di un’esplosione, cosa resta di un corpo dopo un’esplosione? “Un pezzo di lamiera, due sportelli, una scarpa, una testa mozzata; vomito, cacca, un volante, due cani morti, un pezzo di ferro, calcinacci, vomito; due braccia, un tettino di un camion, brandelli di vestiti, cacca, vomito. Il sangue… e la neve.” Eppure le si chiede di prendere una posizione - “signora ma lei da che parte sta, esercito russo o ribelli ceceni? Deve prendere una posizione, da che parte sta? È intelligente prendere una posizione.” Allora vediamo: meglio i ribelli ceceni che hanno preso in ostaggio dei bambini di dieci anni, li hanno rinchiusi nella loro scuola e gli davano da bere urina calda, o meglio i militari russi che hanno fatto incursione nella scuola di Beslan con gas e armi non convenzionali?” Prendere una posizione è intelligente, ma dov’è la ragione in tutto ciò… brandelli, fogli lungo un cammino di morti, di vittime innocenti, quindi quale voce ascoltare se non quella di chi continuava a chiederle al prezzo della propria vita:

“La prego, lo scriva! Quando torna, lo scriva!” E lei ha scritto.

Il corpo privo di vita di Anna Politkovskaja viene rinvenuto a Mosca il 7 ottobre 2006 nell’ascensore del suo palazzo. Accanto al suo cadavere vi sono quattro bossoli, ma i mandanti non saranno mai individuati. Anche se non può più scriverne, la sua storia continua a far scorrere fiumi di inchiostro, a lasciar sprofondare in rabbiose riflessioni, ad offrire una ragione per continuare a denunciare e a scrivere in nome della libertà d’informazione e della pace.

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