La cronaca nera ci racconta tutti i giorni che in Italia il fenomeno della violenza sulle donne è in crescita. Di anno in anno le cifre salgono inesorabilmente: nel corso del 2010 le richieste di aiuto per violenze fisiche sono passate dal 23% al 40%, le violenze psicologiche dal 31% al 38%, lo stalking, le minacce di morte dal 13% al 19% e 127 le donne assassinate dai partner o ex-partner, UNA STRAGE che ci conferma quello che ormai è sotto gli occhi di tutti: l’Italia non è un paese per donne, l’Italia ha in dispregio le pari opportunità, il rispetto, la dignità e la vita stessa delle donne.
Spesso, infatti, il percorso di aiuto ad una donna che vuole uscire dalla violenza, è costellato di altre violenze secondarie inflitte proprio dalle istituzioni.
1 - Quando è in pericolo di vita, la donna (e i suoi bambini) va rifugiata immediatamente in una casa rifugio che
risponda compiutamente a questa definizione…se soltanto tutti sapessero che cos’è! Invece:
a) molti degli operatori sociali che impattano con le vittime, non conoscono la differenza fra una generica
casa di accoglienza e una casa rifugio specifica per vittime di violenza e stalking
b) addirittura alcuni operatori sociali sono più propensi a credere (e difendere) il maltrattante piuttosto che
proteggere le sue vittime (1° tipo di violenza secondaria).
2 - Quando la donna va a denunciare i proprio maltrattante e/o stalker:
a) non sempre trova esponenti delle FFOO disponibili a raccogliere la sua denuncia. Alcuni la rimandano a
casa a mani vuote, altri addirittura mediano una improbabile quanto pericolosa “riconciliazione” fra
la vittima e il carnefice.
b) nonostante la legge 154 lo dica a chiare lettere, non sempre indicano alla vittima il più vicino centro
antiviolenza perché, incredibilmente, alcuni commissariati o stazioni di CC ne ignorano l’esistenza
oppure si astengono intenzionalmente dal farlo. (2° tipo violenza secondaria).
3 - Se la donna si confida con il medico di famiglia o con quello del pronto soccorso:
a) non è affatto scontato che sarà indirizzata al più vicino centro antiviolenza perchè sono ancora molti
i sanitari che non si preoccupano di informarsi sui centri, e altri pur essendone al corrente, non se ne
curano
b) a volte subisce violenza proprio dagli operatori della pubblica sanità. (3° tipo violenza secondaria).
Certo, non tutti gli operatori dei servizi sociali comunali, delle forze dell’ordine e del mondo della sanità, rientrano nei sopraccitati esempi. Al contrario, sono assai più numerosi i funzionari e gli operatori (donne e uomini) preparati e sensibili che ci chiedono essi stessi di rifugiare le vittime in emergenza, e collaborano attivamente e responsabilmente con i centri antiviolenza e le case rifugio. Ma i problemi di una sinergia (fra i Centri e le istituzioni) lacunosa o inesistente sono reali e sono ancora largamente presenti.
E poi, oziosamente, molti ci chiedono “come mai” le vittime non denunciano i loro aguzzini! Ignorando un altro insignificante dettaglio: che una donna che vuole uscire dalla violenza deve preliminarmente uscire dallo stato di dipendenza economica, ergo: deve avere un lavoro. E poiché non dovunque bussi, trova soltanto porte chiuse, non le resta che sopportare la violenza fino alla morte!
Ebbene, che cosa fa la Regione Sicilia per aiutarla in tal senso? Quali iniziative per far sì che i figli minori non le vengano sottratti per l’impossibilità di sfamarli?
A fronte di tutto questo, infatti, qual è la risposta delle istituzioni? Da una parte nessun sostegno economico per i centri antiviolenza e nessuna informazione su come lavorano, sulle vite salvate e i successi giudiziari ottenuti. Dall’altra nessun controllo, nessuna verifica nessuna “scrematura” Questa è l’altra faccia del fenomeno che, in virtù di subdole manovre politico/culturali, viene tenuta all’oscuro.
Se poi andiamo a guardare lo status dei centri antiviolenza e delle case rifugio in Sicilia, ci tocca dire che versano nel più assoluto marasma, giacché, a differenza di quasi tutte le altre regioni d’Italia, la Sicilia è priva di una normativa che regolamenti l’attività di volontariato in questo settore nevralgico della vita sociale, né esiste un qualsiasi organo di controllo che ne verifichi la qualità delle prestazioni.
Ne consegue che se da una parte ci sono centri di altissima qualità capaci di dare alle vittime un sostegno efficace e sollecito a 360°, dispiegando una molteplicità di specifiche esperienze e competenze, dall’altra ci sono anche associazioni di dubbio profilo e formazione che si autoproclamano centri antiviolenza e che a volte vanno ad aggravare la condizione già drammatica delle vittime.
Le situazioni da tregenda testimoniate dalle numerose associazioni che aderiscono al nostro C.D.S., ci restituiscono, infatti, un'immagine caotica e spaventosa delle case rifugio e dei centri antiviolenza nella nostra regione che, lo ribadiamo, è PRIVA DI UNA LEGGE in materia e soltanto da una legge in materia può essere bonificata.
Ebbene, ill.mo Sig. Presidente,
da anni, per inspiegabili motivi, giace in Parlamento un ddl da noi elaborato e successivamente presentato dall’On. Vincenzo Vinciullo nel lontano 2009. Perchè non è stato ancora approvato? Che cosa si aspetta? Le donne barbaramente uccise, sono ancora troppo poche? E migliaia di bambini maltrattati, molestati e psicologicamente devastati dallo spettacolo della violenza in famiglia, non sono ancora abbastanza?
Per tutto quanto sopra, con questa lettera aperta intendiamo far sì che si sappia che in Sicilia, se non arriva un intervento giuridico (legge), il marasma è destinato a crescere e, di pari passo, è destinata a crescere e incrudelire la violenza sulle donne e sui bambini!
E ALLORA, SIG. PRESIDENTE, NOI VOGLIAMO CHE CHI STA ANCORA BOICOTTANDO-IGNORANDO-DIMENTICANDO IL NOSTRO DDL FACCIA LO SFORZO MENTALE DI IMMAGINARE LA PROPRIA FIGLIA O LA PROPRIA SORELLA SELVAGGIAMENTE PICCHIATA DAL SUO COMPAGNO!
NOI VOGLIAMO CHE QUESTA VIOLENZA PESI SULLA SUA COSCIENZA RESIDUA E FINALMENTE CAPISCA CHE UNA LEGGE E’ NECESSARIA, URGENTE E IMPROROGABILE !
Confidando nella sua sensibilità, la ringraziamo per l’attenzione e restiamo in attesa di riscontro
Siracusa 4 ottobre 2011
La Presidente regionale
Raffaella Mauceri
C.D.S.
COORDINAMENTO DONNE SICILIANE CONTRO LA VIOLENZA
Rete Centri antiviolenza - Siracusa
SOS antistalking H 24 per tutta la Sicilia Tel. 0931.492752
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