Sibilla Aleramo, Maria Corti, Rina Durante, Elsa Raimondi - di Rosa Maria CAPOZZI*
Donne di Cultura dalle carte di Tommaso Fiore e Girolamo Comi
Martedi, 18/02/2020 - Studiando i carteggi di Tommaso Fiore e Girolamo Comi mi sono chiesta cosa hanno in comune due uomini di cultura apparentemente così diversi. Per nostra fortuna Tommaso Fiore ha conservato la maggior parte della sua corrispondenza con donne come Sibilla Aleramo, Adele Bei, Maria Brandon Albini, Palma Bucarelli, Adriana Chiaromonte, Maria Corti, Anna de Lauro Matera, Rina Durante, Ada Gobetti, Maria Antonietta Macciocchi, Anna Maria Ortese, Elsa Raimondi, Carla Voltolina Pertini. Anche il carteggio con politici e uomini di cultura è abbastanza ben fornito e interessante. La stessa cosa dicasi per Girolamo Comi il cui archivio presente a Palazzo Comi a Lucugnano (LE) mi ha permesso di studiare un interessante carteggio.
Tommaso Fiore, nato ad Altamura (BA) il 7 marzo 1884, è stato un umanista, politico, scrittore, poeta, giornalista e critico, una delle figure più significative del meridionalismo democratico e del socialismo pugliese. Da fervente antifascista ha conosciuto la guerra, il confino, il carcere e lutti familiari. Autore di “Un popolo di formiche”, con cui vinse il premio Viareggio, umanista studioso della poesia di Virgilio, traduttore di Tommaso Moro ed Erasmo da Rotterdam, editore dell’Aesthetica di Baumgarten. Provveditore agli Studi della Bari liberata. Il maestro di intere generazioni di intellettuali antifascisti. Fu attratto ad occuparsi delle condizioni del nostro Mezzogiorno, specie dei contadini. Fu fondamentale per lui il suggestivo esempio e la grande lezione di Gaetano Salvemini. Muore a Bari il 4 giugno 1973.
Girolamo Comi è stato un nobile uomo di natura schiva e riservata, poco dedito alla vita mondana, nacque a Casamassella (LE) il 23 novembre 1890, da Giuseppe e da Costanza de Viti de Marco, sorella del celebre economista e meridionalista Antonio de Viti de Marco. Comi è stato un poeta del Novecento salentino, intellettuale, filosofo. Un uomo di spiccata cultura ma di personalità complessa, amante della filosofia di Rudolf Steiner. A Parigi venne a contatto con i principali esponenti della poesia simbolista del primo Novecento. Entrò a far parte dei cenacoli poetici orfico-misteriosofici che esistevano negli anni venti nella capitale. Fece parte del sodalizio magico-esoterico noto come Gruppo di Ur. Collaborò con Julius Evola scrivendo sulla rivista “La Torre” e per “Diorama filosofico”, riviste fasciste ma di cui Comi curava solo le pagine dedicate alla cultura e alla poesia. Dimorò a Roma dal 1920 al 1946 ma scendeva diverse volte l’anno in Salento. Si convertì al cattolicesimo nel 1933. Decise poi di separarsi dalla moglie e si trasferì nel palazzo di famiglia a Lucugnano (LE). Di qui sono passati i più illustri scrittori, poeti e intellettuali del tempo che nel 1948 fondarono l'Accademia Salentina, considerata fulcro di una fervida vita culturale al Sud. Intellettuali come Oreste Macrì, Maria Corti, Mario Martì, Michele Pierri, Vittorio Bodini, Luigi Corvaglia, Donato Valli, Vincenzo Ciardo, Luciano Pagano, Luciano Anceschi, Ferruccio Ferrazzi, Giuseppe Macrì, sono solo alcuni di quelli che animarono uno dei periodi più attivi della cultura salentina. Insieme diedero vita alla rivista “L’Albero” così chiamata per omaggiare la pianta d’ulivo che ben rappresenta la terra salentina. La raccolta poetica “Spirito d’Armonia” (1954) gli conferì un discreto successo di pubblico. Comi morì a Lucugnano il 3 aprile 1968.
Fiore e Comi sono entrambi galantuomini e generosi, il primo di nobili origini, il secondo figlio di piccoli artigiani. Entrambi di spiccata cultura anche se Comi non aveva seguito con costanza e piacere i suoi studi mentre Fiore era sempre stato brillante e si era laureato in Filosofia e Lettere, aiutato da una borsa di studio vinta alla Normale di Pisa, a pieni voti.
I due intellettuali hanno seguito percorsi politici diversi. A Comi era stata rifiutata la tessera di iscrizione al partito fascista perché considerato antifascista, anche se curava le pagine culturali in riviste di regime. Fiore nel 1924, dopo il delitto del deputato socialista Giacomo Matteotti, si iscrisse al partito socialista e per tutto il ventennio diventerà uno dei punti di riferimento dell’antifascismo pugliese e meridionale.
Comi ha nascosto nella sua casa romana una coppia di ebrei, Fiore ha aiutato negli studi un ragazzo ebreo, che ha sempre considerato come un suo figliolo.
Apparentemente tra Fiore e Comi non ci sono stati rapporti, almeno non risultano dai carteggi di entrambi, ma Fiore parla della poesia di Comi su “Formiconi di Puglia” e accenna a Comi in una lettera a Rina Durante. Quello che seppure non direttamente li collega sono le donne con cui entrambi hanno tenuto rapporti epistolari e hanno frequentato. Sono Sibilla Aleramo, Maria Corti, Rina Durante, Elsa Raimondi. E poi ho trovato nell’Archivio Comi diverse lettere di Vittore Fiore, figlio di Tommaso, che conosceva Comi, probabilmente anche grazie ai suoi rapporti di amicizia con Rina Durante, Vittorio Bodini e altri dell’Accademia salentina.
Sibilla Aleramo, narratrice e poetessa, deve la sua notorietà soprattutto al suo primo romanzo Una donna di stampo fortemente autobiografico, pubblicato nel 1906. Il fallimento matrimoniale dei genitori, il tentato suicidio e la follia della madre, il matrimonio riparatore per la violenza subita da un impiegato della fabbrica in cui ambedue lavoravano e da cui nasce un bambino, l’impossibilità di reggere la vita provinciale imposta dal marito, il tentativo di suicidio, l’abbandono del tetto coniugale: sono tutte tappe drammatiche di una vita e di un'educazione sentimentale che vengono ripercorse dalla giovane scrittrice nel suo romanzo d'esordio, a testimonianza dello sviluppo di una coscienza sempre più femminista. Di li a qualche anno arriverà alla direzione del settimanale milanese Italia femminile. Nel dopoguerra Sibilla si iscrisse al PCI e inizia ad impegnarsi in politica e nel sociale. Iniziano in questo periodo le collaborazioni all'Unità, a Noi donne, a Rinascita e a Vie Nuove.
Nel Fondo Fiore della Biblioteca Sagarriga Visconti Volpi c’è una lettera di Tommaso Fiore che invita l’Aleramo per una serie di conferenze a Bari. Nel Fondo Aleramo presente presso l’Istituto Gramsci a Roma è possibile trovare altre lettere che testimoniano la sua venuta e le sue frequentazioni pugliesi, tra cui Tommaso e Vittore Fiore.
Comi e sua moglie hanno conosciuto Sibilla nei salotti romani. Nell’Archivio Comi ci sono tre lettere dell’Aleramo alla moglie di Comi, in una le chiede un aiuto economico e in un’altra la ringrazia per averle prestato del denaro in un momento di difficoltà.
Altra donna presente in entrambi gli archivi è Maria Corti, filologa, critica letteraria, scrittrice e semiologa italiana, che rientra in quella rosa di scrittori che si sono occupati della cultura meridionale. La si ricorda per la sua straordinaria dote comunicativa, per la sua gentilezza e correttezza, per la sua passione per la letteratura ‘classica', sempre circondata da amici e allievi, attenti e affettuosi. Il costante impegno culturale proiettato a sviluppare e diffondere in una nuova veste la letteratura contemporanea, la pone fra le personalità eccellenti del nostro panorama culturale italiano contemporaneo. Fondò e diresse riviste di prestigio: Strumenti critici nel 1966, Alfabeta nel 1979, Autografo nel 1984; collaborò alle pagine culturali del Giorno e dal 1980 de la Repubblica. Diresse due collane di Bompiani: Nuova corona e Studi Bompiani di italianistica. Membro delle Accademie della Crusca, di Brera, dei Lincei e dell’Arcadia. Istituì con singolare lungimiranza a Pavia il Fondo manoscritti di autori moderni e contemporanei, un archivio ricchissimo, forse oggi il primo del genere in Europa, che raccoglie saggi, romanzi, poesie e appunti manoscritti dei più importanti autori dell’Ottocento e del Novecento: Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda, Alfonso Gatto, Italo Calvino, Giorgio Manganelli, Anna Banti, Elsa Morante, Carlo Levi, Umberto Saba, Maria Luisa Spaziani, Goffredo Parise, Rita Levi Montalcini, Paolo Volponi, Luigi Meneghello, Alda Merini, Alberto Arbasino e molti altri.
Adorava il Salento, è stata membro - nei primi anni ne ha tenuto la segreteria - dell’Accademia salentina e scriveva su L’Albero, la rivista creata da Comi. Maria Corti tenne molto a cuore la rivista e l’Accademia come si può notare da diverse lettere presenti nel carteggio Comi. Molti abbonati alla rivista erano proprio milanesi, contattati da lei. Con Comi si instaurò un rapporto di stima, di collaborazione ma anche di lunga amicizia. Spesso la Corti passava le sue vacanze a palazzo Comi a Lucugnano.
Il suo rapporto con Fiore è stato completamente diverso come si può vedere dalla corrispondenza intercorsa. Direi più formale. Fiore le ha recensito il suo romanzo più conosciuto “L’ora di tutti”, sulla Gazzetta del Mezzogiorno. La Corti scrisse che Fiore “ha spigolato con intelligenza e finezza critica”… “Le sue osservazioni critiche sono puntuali. Grazie di cuore…”.
Troviamo in entrambi gli archivi la scrittrice e giornalista Rina Durante. Tra le sue opere vanno ricordate il romanzo La Malapianta (Rizzoli 1964, vincitore nel 1965 del Premio Salento presieduto da Maria Bellonci e ristampato dopo cinquant’anni da Zane), Da Verga a Balestrini - Antologia della condizione meridionale (Saedi 1975), Il sacco di Otranto (Adda 1977), Tutto il teatro a Malandrino (Bulzoni 1977), Gli amorosi sensi (Manni 1996) e L’oro del Salento (Besa 2005) pubblicato postumo a cura di Massimo Melillo. Per il teatro ha scritto Ballata Salentina (1980) mentre come sceneggiatrice ha preso parte ai film Il Tramontana (1966) di Adriano Barbano e La sposa di San Paolo (1989) di Gabriella Rosaleva. Numerose le sue collaborazioni con programmi televisivi e radiofonici della Rai e con le più importanti testate giornalistiche regionali e nazionali, Rina Durante va anche ricordata per l’infaticabile attività di militanza politico-culturale, sempre dalla parte dei contadini, dei lavoratori e delle classi sociali meno abbienti. In anticipo su tutte le mode, ebbe anche il merito nei primi anni Settanta di riprendere la lezione di Ernesto de Martino per un fecondo e rigoroso lavoro di ricerca folklorica e antropologica sui temi del tarantismo e della cultura popolare e musicale del Salento.
Da una cartolina inviata da Rina Durante al barone Comi risulta che lei ha voluto proporre per la sua laurea anche una tesina sulla poesia di Comi, oltre alla tesi assegnata su “Il Manzoni nella critica del De Sanctis”. E’ possibile seguire dalle lettere inviate una assidua frequentazione epistolare durata per un decennio, sino al 1962.
Tommaso Fiore apprezzava la scrittura di Rina Durante, che dichiarò di condividere con Fiore l’idea che la letteratura debba sposarsi con l’impegno civile e politico e, in poesia, occorreva abbandonare l’ermetismo per calarsi di più nella vita vera. La Durante confessò a Fiore che era diventata socialista dopo avere letto alcuni suoi scritti. Fiore ha recensito La malapianta con un articolo dal titolo accattivante “Fame amore e anarchia fra le plebi del Salento”. A Fiore Rina Durante è piaciuta subito per la profonda conoscenza del Salento e perché considerava la sua arte “accesa, raffinata, acuta, schietta, modernissima”.
E infine abbiamo la giornalista, narratrice, poetessa e pittrice Elsa Raimondi, socia dell’Accademia salentina fondata da Comi. Collaborò a “La Nazione”, “Il Mattino”, il “Secolo d’Italia” e la “Gazzetta del Mezzogiorno” dove fu collaboratrice dal 1948 al 1961 scrivendo articoli di viaggio.
Interessante è la sua lettera a Tommaso Fiore del 12 settembre 1956 in cui ringrazia per l’interessamento a dargli una mano a trovare un lavoro stabile ma è un’impresa senza nessuna possibilità di successo perché “alla Gazzetta non vogliono donne in redazione”.
Invece con Girolamo Comi, dalle tantissime lettere trovate nell’Archivio Comi, risulta un rapporto di amicizia e qualche volta si ha l’impressione che Elsa voglia occupare un posto nel cuore di Comi senza, pare, esserne ricambiata.
Tutte queste donne hanno un denominatore comune: sono donne sole, per scelta o per destino.
Credo che si debba molto allo studio di questi Archivi cartacei, che sono da considerarsi un patrimonio inestimabile. Il rammarico è sapere che rischiamo di lasciare i nostri ragazzi senza memoria storica con l’avvento del computer. Questa memoria dematerializzata può sparire per un guasto, perché si cambia lavoro, si va in pensione e di tutto il proprio lavoro e della corrispondenza non resta niente, ma a questo si può porre rimedio con la conservazione e valorizzazione di parte di questo patrimonio in Archivi digitali.
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* di Rosa Maria CAPOZZI, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bari
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
O. Lombardi, S. Aleramo, in Letteratura italiana. Il Novecento, Milano 1979
R.M. Capozzi, a cura di, Le donne tra analfabetismo ed emancipazione. Dalle carte di Tommaso Fiore, Roma 2013, CNR
R.M. Capozzi, a cura di, Lecce l’armoniosa, Bari 2013, Centro Teseo.
Fondo Fiore, Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi, Bari
Archivio Comi, Lucugnano (LE)
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