Martedi, 26/02/2013 - La favola di Collodi non ci ha insegnato niente e forse non abbiamo fatto attenzione quando Pinocchio col suo amico Lucignolo si avventurano nel Paese dei Balocchi, e dopo una notte di baldoria –oggi si direbbe di sballo-, proprio come tutti i poveri bambini incantati da frivole promesse, escono asini da lavoro per i cattivi padroni! E’ così che ci vedono al di fuori del nostro condizionamento: asini. Forse è vero. Siamo (un plurale maiestatis ovviamente) tutti come bambini abbindolati sulla base del principio del piacere… I nostri piaceri: la dipendenza da alcuni programmi TV adatti a mantenere un’età mentale stile seconda infanzia, il guadagno facile, le piccole furbizie antisociali, con la inevitabile perdita del senso dell’altro, del senso morale dell’altro, l’incapacità di differimento, un concetto che presuppone il principio di realtà. Un principio che forse chiunque avrebbe se non avesse ricevuto dei condizionamenti molto pesanti nell’arco di un ventennio alla George Orwell. Ci si accorge di questo non appena si sente parlare spontaneamente le generazioni colpite –e l’età ha una forchetta ampia in senso generazionale- che seguono pedissequamente quelle trasmissioni spazzatura, sempre pronte a insudiciare qualsiasi modello di correttezza e d’idealità. C’è un aspetto che riguarda volutamente il marchingegno della macchina del fango personalizzata e generalizzata e un altro che riguarda l’abbindolamento attraverso la menzogna-favoletta. Entrambi funzionano perfettamente nell’ambito di un programma di condizionamento operante, che penetra come una droga attraverso tutti i sensi dei malcapitati, fino alla resa di ogni libero pensiero scevro da idioti meccanismi di razionalizzazione.
Queste sono molto probabilmente le conseguenze di un ventennio basato sul conflitto di interessi mai affrontato, né tanto meno risolto, stile Caudillo dei Paesi più sottosviluppati. Un condizionamento strisciante, sconosciuto perfino alle persone di media intelligenza, una dipendenza che comporta una sorta di arresto devastante dell’Io, della coscienza umana. Questa sorta di abbandono della coscienza per un oblio senza precedenti, tocca tutti, chi più chi meno, proprio come un’epidemia, ma sarebbe meglio sentire ancora il dolore che la paura di una perduta libertà. Proprio in questi giorni le dimissioni del Papa ci insegnano qualcosa a proposito di coscienza. Nessuno ha voluto o potuto risolvere i veri problemi di un Paese alla Caudillo, problemi che inevitabilmente hanno portato a un reale impedimento nel cammino democratico. Credo sia giunto il momento di guardare con attenzione alle proprie responsabilità più che abbandonarsi a giudizi affrettati. La situazione non era facile, nel torpore di una coscienza malata, ma l’idealità ferita ha presentato il suo conto, proprio come un adolescente alla ricerca della verità in opposizione al mondo adulto vaccinato a ogni compromesso-torpore. La forza di “pulizia” che sottende l’ondata di rinnovata idealità non va sottovalutata, proprio per una sana governabilità del Paese. Si possono giudicare le strategie utilizzate, ma non l’autenticità che ha unito tanti delusi. Gente che ha voluto punire la perdita della verità e del coraggio di quei gruppi politici, che a loro modo, hanno anche cercato di difendere l’indifendibile pagando un prezzo così alto. La punizione verso i partiti è esemplare e occorre comprenderla fino in fondo, riconquistando quell’antico coraggio che preferiva il dolore alla paura di una maggiore definizione. Non era facile per nessuno dire la verità, ma qualcuno ha saputo parlare di diritti violati, i più evidenti, e una parte del popolo ha riconosciuto la vergogna che si dovrebbe provare di fronte a quei privilegi che non possono più esistere. Eppure è stato bello sognare un Paese governabile, uno Stato rinnovato da persone equilibrate, che avrebbe riportato con un po’ di sacrifici la pace sociale, ma i risultati di queste elezioni evidenziano le differenti stratificazioni dell’anima di un popolo: di adulti pronti a rischiare, di bambini che lasciano con dolore la dimensione del piacere per entrare nel mondo adulto, presentando il conto della nuova individualizzazione, di adolescenti che lottano rischiando tutto alla ricerca dell’idealità sfuggente, di giovani palestrati, facili consumatori di steroidi dal web, di menti anziane convinte ancora di riscuotere l’IMU già versata (senza pensare alle conseguenze devastanti sulla qualità della nostra assistenza sanitaria), di categorie mafiose, tutte le categorie dei più o meno condizionati alla Pinocchio nel Paese dei Balocchi, accanto alle altre tipologie che considerano i giudici dei “giacobini”… Tutti dovranno svegliarsi dalla dimensione virtuale e chiedersi dove si trovi il mondo reale.
Dall’Estero ci guardano a dir poco con compassione e qualche battuta è già arrivata: “Mamma mia!” o “Ancora Lui! Perché? Adesso l’Italia avrà un nuovo nomignolo: Piccola Italia a causa delle persone che amministrano il Paese –rovinano il Paese- . Povero Paese!”
Lascia un Commento