Si è svolto alla Filarmonica Romana nella Città Eterna in prima mondiale il concerto debutto della band «MoMå & The Minoses» capitanata dalla giovane musicista italo-cubana cresciuta in Canada Monica Marziota.
Sabato, 15/07/2017 - Essere musicista significa appartenere alla famiglia che ha il dono di farsi capire attraverso il linguaggio universale dei suoni, del ritmo e delle melodie portatrici delle tradizioni e del folklore dei popoli tramontati e sviluppati nel tempo. Di conseguenza, chi si riconosce tale, sente il bisogno di promuovere i patrimoni culturali europei i cui semi hanno germogliato per conto dell’ interscambio culturale tra i Paesi ed i popoli.
Tutto questo lo ha capito la musicista Monica Marziota, una ragazza italo-cubana cresciuta in Canada che per la seconda volta, in qualità di direttore artistico e non solo, ha organizzato a Roma l’evento “Música como acto de Resistencia” incentivato dalla Festa Europea della Musica al fine di condividere la straordinaria vitalità e la diversità del mondo musicale in Europa.
In questa circostanza lo spazio della manifestazione del 2017 è stato la sala Casella della Filarmonica Romana, dove è avvenuto il debutto del suo nuovo progetto «MoMå & The Minoses» , una band con musicisti europei di formazione classica che spazia tra jazz, pop, world music, latin jazz, funk, baroque pop, elettronica, avant-garde.
L’esordio del gruppo musicale con la sua leader Monica e la magica sorpresa del coro di Voci Bianche degli allievi dell’Istituto San Giuseppe Calasanzio di Roma è stato accolto con abbondante gioia dal pubblico che ha ringraziato il soprano, songwriter e cantante Monica per le belle emozioni che ha trasmesso assieme alla loro meravigliosa band, ed ha ottenuto altri complimenti come: “siete stati fantastici”, “bravissima e bravissimi tutti”.
Secondo la fondatrice di «MoMå & The Minoses» che prende il nome dell’abbreviazione di Monica Marziota: MoMå, e The Minoses dalla mitologia greca sul saggio e giusto re di Creta Minosse, eroe culturale dell’isola e figlio di Europa; il dettame base del gruppo è radunare artisti eclettici e creativi che credono nel magnifico potere di integrazione ed unione che la musica possiede, dove ognuno porta la propria cultura, le esperienze artistiche e di vita particolari che arricchiranno la sonorità basata sulla fusione e l’unione, e -allo stesso tempo- mantenendo la propria identità.
In questo avvenimento The Minoses sono stati rappresentati dalla violinista greca Myrto Moraitou, dal pianista Abel Marcel uno dei più versatili musicisti sulla scena olandese e professore del Conservatorium van Amsterdam e della Codarts University of Arts, dal percussionista tedesco Ruven Ruppik allievo di Stockhausen, dal noto bassista britannico Jeremiah Olaleye e dal sassofonista italiano Francesco Pecorari.
Il repertorio ha regalato una rivisitazione euforica del Presto di "Estate" (secondo movimento delle “Quattro Stagioni”di Antonio Vivaldi), che poi Monica ha fuso con una melodia di ambiente malinconico e nostalgico per voce e violino nominata "Sentimental tigre" dando il via all’ incontro musicale. Il pezzo della Marziota si è ispirato al lavoro della scultrice francese Chabaneix Clementine che ha dato a prestito come immagine della kermesse la propria opera omonima.
In seguito è stato interpretato in chiave jazz "Au bord de l'eau" di Gabriel Fauré, uno dei grandi musicisti francesi della fine del XIX secolo e dell'inizio del XX secolo; più avanti Monica si è concessa come autrice dei suoi brani con vigorose influenze classiche facendo allusione nelle introduzioni e i ponti musicali ai compositori come il austriaco Wolfgang Amadeus Mozart in “Cuore di Seta”, lo spagnolo Joaquín Rodrigo in “Orígenes” assieme ad altri pezzi come “Can't be” e “Save my skin”.
Una particolare atmosfera è sopraggiunta con “Camene”, concepita dal sassofonista Pecorari come una performance legata al buio e al silenzio attraverso la musica come punto di forza, ricollegandosi alla tradizione di queste divinità arcaiche romane delle sorgenti alle quali si attribuivano facoltà profetiche e ispiratrici.
Con l’interpretazione dell’ Inno alla Gioia(An die Freude)Fantasia corale della Nona Sinfonia sul poema di Friedrich Schiller musicato dal tedesco Ludwig van Beethoven cantato dal coro di Voci Bianche il pubblico è stato investito di nuove emozioni portatrici di abbondante tenerezza per merito di un elegante e vivace ripieno di sei bimbi: Maria Cristina Capotosti, Carolina Cellitti, Alessandro Conversi, Flavia Erra, Lucrezia Majer e Giulia Vitali.
Applausi, ancore ed elogi come quelli dell’architetto Lorella Fulgenzi verso Monica e la sua band «per la sua capacità di mettere insieme in meno di niente un gruppo mozzafiato di compositori di provenienza diversa ma che interpretano insieme e si contaminano insieme donando alla sua voce un assoluto rilievo».
Da Monica Marziota nutriti ringraziamenti agli artisti per la loro eccellenza ed audacia, al pubblico per la calda accoglienza e per il patrocinio al Goethe Institut, Reale Istituto Neerlandese (KNIR), Istituto Cervantes, Forum Austriaco di Cultura, Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS), Bar Europa, Dorothy Circus Gallery; anche per la realizzazione dell’ ABK srl e il supporto tecnico di Enter-My-World.
Nella giornata serale del solstizio di estate che permette di godersi il giorno più lungo dell’ anno e quindi la notte è più breve degli altre, la musicologa spagnola Ana Lombardia ha ricordato che la Fête de la Musique, creata in Francia nel 1982 é subito divenuta un evento festeggiato contemporaneamente in tante città europee per stimolare la creatività e facilitare ai giovani musicisti la realizzazione dei loro progetti diventando protagonisti di spazi importanti della città.
Per di più ha ricordato che la musica è anteriore al linguaggio verbale come sistema di comunicazione, e che i nostri antenati erano consapevoli della magia del solstizio, e lo festeggiavano con rituali diversi che includevano il fuoco, la danza - e naturalmente- la musica; perciò -ha sottolineato Lombardía- la festa della musica ha piuttosto una tradizione millenaria, legata al culto della luce e ad Apollo, dio greco del Sole, della luce, della sapienza, delle arti visive e della musica.
Evviva! Si è fatta la musica con artisti di sette nazioni europee avvolti nella magia della luce.
Credit’s photo: Massimo Breazzano (particolare)
*Carmen Oria. Giornalista cubana, laureata alla Facoltà di Giornalismo dell’ Università di L’Avana, con vasta esperienza nei diversi linguaggi dei mass media come agenzia di stampa, radio, web e TV. Per più di due decenni è stata una professoressa universitaria. Attualmente vive a Roma e pubblica come collaboratrice nei diversi webs cubani, latinoamericani ed italiani; anche nei giornali e riviste.
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