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Si fa presto a dire diabete

Si fa presto a dire diabete

MEDICINA DI GENERE/2 - Un ambulatorio speciale dedicato alla gravidanza diabetica nel Centro specializzato “Renzo Navalesi” di Pisa. Un team al femminile per un’esperienza pilota

Silvia Vaccaro Domenica, 31/08/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2014

Diabete, patologia diffusa. Di quello che l’OMS definisce come “uno stato di iperglicemia cronica sostenuto da fattori genetici ed esogeni che spesso agiscono insieme” soffrono oltre 300 milioni di persone, cifra destinata a raddoppiare entro il 2030 se non ci sarà un intervento a livello globale. I dati del rapporto IDF Diabetes Atlas 2013, reso pubblico in occasione della Giornata mondiale del diabete lo scorso novembre, riportano che nel 2035 nel mondo saranno 592 milioni i casi di diabete e 471 milioni quelli di insufficiente tolleranza al glucosio (IGT, Impaired Glucose Tolerance), lo stato di pre-diabete che espone comunque a maggiore rischio cardiovascolare, soprattutto per quanto riguarda la cardiopatia ischemica. Se il 2035 sembra un traguardo lontano, non può consolare il fatto che nel 2013 questo numero sia di poco inferiore a 700 milioni: 382 milioni le persone con diabete e 316 milioni con pre-diabete, sempre secondo IDF Diabetes Atlas. In Italia i dati riportati nell’annuario statistico ISTAT 2013 indicano che è diabetico il 5,4% degli italiani (5,3% delle donne e 5,6 % degli uomini), pari a oltre 3 milioni di persone. in percentuale oltre il 5% della popolazione. Un numero che è andato crescendo negli anni, passando dal 3,9% nel 2001 al 5,4% nel 2013. E se è vero dunque che gli uomini, sotto i 75 anni, tendenzialmente si ammalano più delle donne, secondo uno studio internazionale molto recente, le donne diabetiche avrebbero più probabilità (44%) di sviluppare una malattia coronarica (CHD) rispetto agli uomini con diabete, indipendentemente da altri fattori di rischio cardiovascolare.



Dunque, così come per altre patologie, anche per il diabete è necessario considerare l’uomo e la donna in maniera diversa essendo la vita di quest’ultima segnata da cambiamenti ormonali e gravidanze. In questo senso si muove il lavoro condotto all’interno dell’Unità Operativa Malattie Metaboliche e Diabetologia “Renzo Navalesi” di Pisa, diretto dal Prof. Stefano Del Prato. È qui che è nata un’esperienza pilota coordinata dalla diabetologa Alessandra Bertolotto che si avvale di un team multi-professionale e multidisciplinare interamente al femminile, al fine di garantire alle pazienti un’attenzione a 360 gradi. Le abbiamo incontrate in occasione del Festival Donna&Salute (San Giuliano Terme, maggio). “Nel nostro centro, già dalla fine degli anni ’90 è attivo uno spazio dedicato alla gravidanza diabetica, un appuntamento settimanale le cui attività sono direttamente collegate all’Unità di Ostetricia e Ginecologia. Siamo tante donne e con professionalità diverse ma riusciamo a interagire in maniera armonica in modo da fornire un servizio efficiente per le donne che si rivolgono a noi”. Le pazienti dell’ambulatorio sono donne in gravidanza affette da diabete, pregresso o gestazionale, ovvero insorto proprio durante la gravidanza. Emilia Lacaria, giovane medica specializzanda, si occupa proprio dei controlli sulle donne che presentano i fattori di rischio che possono far insorgere la patologia: “Il diabete gestazionale, che è la patologia più frequente in gravidanza, può dipendere da vari fattori: il peso, la familiarità, l’età materna avanzata (sopra i 40 anni). Il nostro compito è screenare donne ad alto rischio già dalle prime settimane di gravidanza, e quelle a medio rischio in una fase gestazionale più avanzata”. Un ruolo fondamentale è svolto dalla nutrizionista Alessandra Calianno che controlla la dieta delle pazienti: “Un consiglio da dare alle donne con diabete gestazionale è di non eliminare i carboidrati e di fare attenzione all’assunzione di bevande zuccherate, caramelle e dolci, perché sono questi gli alimenti che possono far prendere peso rapidamente in gravidanza e per le donne col diabete gestazionale questo è molto pericoloso perché partono spesso già da una situazione di sovrappeso o obesità”. Nel team anche Matilde Romano ostetrica, che si occupa di attività fisica durante la gravidanza: “È fondamentale che la gestante faccia del movimento aereobico, due o tre volte a settimana, ma l’intensità dell’attività deve essere sempre monitorata”. Le donne sono supportate anche da un punto di vista psicologico E Martina Rossi, laureanda in Psicologia, racconta: “L’importanza della motivazione per cambiare stile di vita è fondamentale. Nel caso della gravidanza la motivazione poi è doppia, perché è per sé e per il futuro bambino. Il nostro lavoro dunque consiste nel dare strategie, fornire informazioni e rendere attive il più possibile le nostre pazienti, motivandole al cambiamento”. La comunicazione tra pazienti e personale medico è fondamentale E in un’ottica di raccordo si struttura il lavoro di Alessia Civitelli che coordina il personale infermieristico: “L’infermiere, che è un professionista formato sul campo, oltre a fornire l’assistenza necessaria consolida ogni volta il messaggio veicolato dai medici e dalle altre figure. La paziente deve sempre sapere del percorso in cui è coinvolta”. A portare le istanze delle pazienti ci pensa l’Associazione Giovani Diabetici e la Presidente Licia Nicoli riassume così il loro ruolo: “Possiamo dare stimoli a fare qualcosa di più, perché siamo un po’ il trait d’union tra l’utenza, di cui riportiamo i desiderata, e il personale medico-sanitario. Siamo sempre a stretto contatto con entrambi per creare un clima sempre più complice”. La conclusione è affidata alla dottoressa Lorella Battini, ginecologa e ostetrica anche lei coinvolta nel team: “Essenzialmente sono due i punti di forza di questo ambulatorio: l’approccio integrato alla complessità della paziente diabetica e l’intensità del monitoraggio durante le varie fasi della gravidanza”. Infatti grazie a questo straordinario lavoro d’équipe, che accoglie la donna supportandola nella sua complessità, si consente di fatto alla paziente con diabete di affrontare la gravidanza e il parto in un modo del tutto simile a quello di qualsiasi altra donna. Un bell’esempio di medicina di genere Made in Italy.

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