Le forze di sicurezza israeliane hanno assassinato Shireen Abu Akleh, giornalista di Al Jazeera
Una palestinese, una donna in trincea per il suo popolo, per la sua terra, Shireen Abu Akleh, giornalista di Al Jazeera è stata assassinata a Jenin con un colpo alla testa da un addetto alle forze di sicurezza israeliane.
Nata a Gerusalemme, 51 anni, aveva la cittadinanza USA. Si era laureata in Giordania in architettura, poi, con piena coscienza politica delle violenze e dell’apartheid di Israele nei confronti dei palestinesi, si laurea in giornalismo e diviene giornalista, per raccontare l’occupazione israeliana e le rivolte palestinesi ai soprusi israeliani.
Viveva tra Gerusalemme e Ramallah e ha lavorato per 25 anni come giornalista presso Al Jazeera, divenendo molto nota e seguita nel mondo giornalistico e televisivo in Medio Oriente. Quel giorno (11/maggio/2022) si trovava a documentare l’incursione armata dell’esercito israeliano nei campi profughi di Jenin.
Per capire la situazione in cui si trovava, è importante sapere di che si tratta, quando si parla dei campi profughi in Palestina. Israele, nel suo obiettivo di requisire territori palestinesi per destinarli ai coloni israeliani, smantella i villaggi casa dopo casa, espellendo la popolazione palestinese, costretta in aree circondate da barriere metalliche, i cosiddetti campi profughi, sulle aree più disagiate, prive di servizi, controllate dalla polizia e oggetto delle violenze dei coloni israeliani.
Un altro aspetto da considerare nella politica militare di Israele è la formazione dei servizi segreti, le cosiddette agenzie per la sicurezza di Israele quali: il Mossad, lo Shin Bet, Aman (IDF), lo Unit 8200, che hanno compiti differenziati di spionaggio, controspionaggio, interno (Shin Bet), esterno (Mossad), di alta scienza cibernetica (Unit 8200) e Aman (la sezione intelligence). Sono agenzie esterne alle forze di polizia e dell’esercito, le quali usano metodi di tortura, ma anche “omicidi mirati”, ammessi dal governo israeliano per liberarsi di chi ritiene pericoloso e/o molesto agli interessi di Israele.
Shireen era una di questi.
L’11 Maggio, Shireen era al campo profughi di Jenin, per un servizio sull’incursione militare dell’esercito israeliano contro presunti terroristi palestinesi, quando è stata “freddata”.
Che possa essere stato un omicidio mirato, emerge dal fatto che, a colpire la giornalista sia stato un operatore, presumibilmente in connessione con l’esercito. Ciò è stato dedotto dall’esame del proiettile, non di pertinenza dell’esercito israeliano, il quale ha sparato senza che vi fosse uno scenario di guerriglia, o che ci fossero palestinesi nell’area, come hanno dichiarato i testimoni. Shireen, tra l’altro, era visibilmente un’esponente della stampa, indossando la tuta azzurra di ordinanza con la scritta “Press”. Come reazione, il ministro della salute palestinese e Al Jazeera hanno dichiarato che la giornalista sia stata uccisa deliberatamente dalle forze di occupazione israeliane.
Al Samoudi, il giornalista sopravvissuto, che si trovava con lei, ha raccontato: “Stavamo andando a riprendere l’operazione militare israeliana, quando improvvisamente siamo stati colpiti senza che ci venisse chiesto di smettere di riprendere. Il primo proiettile ha preso me, il secondo Shireen”, specificando inoltre che “in quella situazione non c’era resistenza militare palestinese”.
Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese, ha affermato che il Governo israeliano è pienamente responsabile e che “prende di mira i giornalisti per oscurare la verità e commette dei crimini di nascosto”.
Il fatto più eclatante del comportamento d’Israele si è verificato al funerale di Shireen Abu Akleh.
Senza rispetto, senza vergogna, suscitando l’indignazione del mondo intero, la polizia israeliana in assetto antisommossa durante la cerimonia funebre, cui partecipavano centinaia di palestinesi sventolando la bandiera palestinese, ha cominciato a manganellare i portatori della bara di Shireen, che si è inclinata fin quasi a terra, mancando il sostegno dei portatori palestinesi accasciatisi per le percosse della polizia.
Secondo l’opinione pubblica mondiale Shireen Abu Akleh è stata assassinata due volte.
Per questo omicidio Israele ha tentato di accusare i palestinesi, poi di fronte all’evidenza ha avviato un’inchiesta sull’operato della polizia… Ma autorevoli organizzazioni dei diritti umani come Amnesty International o Human rights watch, hanno documentato nei loro recenti rapporti sull’apartheid in Israele, come le indagini militari israeliane non giungano quasi mai a buon fine; e l’International Federation of Journalists riporta che dal 2000 le forze israeliane hanno ucciso almeno 46 giornalisti palestinesi.
Per avere giustizia, Al Jazeera si è appellata alla Corte Penale Internazionale.
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