Ferrara, Biennale Donna - Un evento artistico organizzato dall'Udi che apre le porte all'Est in questa dodicesima edizione visitabile dal 18 al 14 maggio nel padiglione di Arte Contemporanea
Ferraguti Isa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2006
E' un percorso al contrario oppure un modo di proporre, fin dal titolo, una visone 'altra' del mondo e dell'arte al femminile. Per la dodicesima edizione torna al Padiglione di Arte Contemporanea di Ferrara, la Biennale Donna, con un progetto dai contenuti ancora una volta innovativi. Passaggi a Sud Est, sguardi di artiste tra storie, memorie, attraversamenti è il titolo, un po' provocatorio ma anche molto evocativo di viaggi e scoperte, con cui l'edizione 2006 si propone all'attenzione del pubblico internazionale, offrendo un confronto tra i lavori di otto artiste che da diversi punti di vista nella loro ricerca hanno rivolto la loro attenzione all’Europa dell’Est. Promossa come è tradizione dall'Udi Biennale Donna di Ferrara, la mostra sarà visitabile dal 18 marzo al 14 maggio in un'edizione organizzata dal Comitato della Biennale 2006, formato da Liviana Zagagnoni, Lola Bonora, Anna Maria F. Baraldi, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano ed Antonia Trasforini, e presentata in un progetto curato da Emanuela De Cecco.
Anche questa edizione conferma la prerogativa dell'iniziativa: tentare di dare al pubblico nuove emozioni, sperimentando mostre con forme nuove dell’arte. Il coraggio e la caparbietà del Comitato Biennale, sempre al passo con i tempi, intende oggi porre in evidenza una Europa che ha allargato i propri confini politici, ma che deve mettere alla prova la convivenza di diverse culture, diversi stati sociali, economici e religiosi.
Il titolo prende esplicitamente spunto da uno dei lavori in mostra, il film Passaggio a Sud Est, dove la nota filmaker tedesca Ulrike Ottinger propone un resoconto di un viaggio via terra dalla Polonia a Istanbul dando visibilità ad una Europa meno nota, densa di umanità e di bellezza. Un’Europa poco presente nelle immagini televisive, dove i segni lasciati della storia e la brulicante vita di oggi mostrano quante e quanto significative siano le relazioni con il confinante mondo asiatico. Alcune delle artiste in mostra provengono e tuttora vivono nell’Europa dell’Est (Polonia, Turchia) altre si sono spostate per vivere e lavorare altrove (dalla Bulgaria agli Stati Uniti, dalla Romania all’Italia), altre ancora hanno attraversato l’area in questione in prima persona (dall’Italia, dall’Inghilterrra) altre hanno prestato il proprio sguardo alle narrazioni altrui (dall’Iran a Istanbul). Passaggi a Sud Est parte dunque dall’attenzione ad un’area geografica ma di fatto si interroga sui diversi significati che assume la dimensione del viaggio e sullo sguardo che da questa dimensione prende corpo. Come cambia il modo di chi lascia entrare nel proprio lavoro le tracce del posto dove vive, da chi quel posto lo ha lasciato? E in che senso è ancora diverso lo sguardo di sceglie di attraversare o farsi attraversare da un contesto? Ma è proprio l’accostamento di questa pluralità di sguardi che costituisce il centro della mostra. Tutte le artiste coinvolte condividono a monte la pratica della propria identità in termini di relazione e di apertura, così come con il loro lavoro rimettono in questione il senso di appartenenza al territorio in una chiave fortemente attuale. Per molte di loro lo spostarsi costituisce una condizione ricorrente, in alcuni casi necessaria, alla realizzazione del lavoro. Con l’uso prevalente di linguaggi della riproduzione contemporanea (video e fotografie) e una relazione porosa nei confronti di discipline che con l’arte di oggi condividono una costante interrogazione del reale, in particolare l’antropologia e la sociologia, Passaggi a Sud Est intende scartare l’idea di una mostra panoramica, una collettiva che restituisce un quadro delle presenze ritenute più interessanti di un dato luogo in un dato tempo, ma si propone come una campionatura, una insieme di esempi, di possibilità attivando un gioco di sguardi in un’occasione di confronto con il lavori di otto artiste e con i loro diversi modi di relazionarsi con un territorio, la sua storia, il suo presente e i cambiamenti in corso, nell’ampiezza di significati a cui questa parola rimanda nella complessità e nell’incertezza della situazione attuale. Insomma non una tradizionale mostra appesa a parete, ma un'edizione che sperimenta “l’arte proiettata”.
(10 marzo 2006)
UDI-Biennale Donna
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Tel.0532.205233 fax 0532.247440
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