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Sguardi (di donne) verso l'Europa - di Esther Basile

Sguardi (di donne) verso l'Europa - di Esther Basile

Dal 27 al 30 luglio XXI edizione della Scuola estiva di Alta formazione filosofica

Venerdi, 21/07/2017 - Il 27 luglio prende il via la ventunesima Scuola Estiva di Alta Formazione Filosofica ideata dalla prof.ssa Esther Basile, filosofa e delegata per Istituto Italiano per gli Studi filosofici di Napoli e Presidente dell'Associazione Eleonora Pimentel. Le scuole sono presenti in tutto il territorio nazionale e sono dedicate a studenti e professori.

"Sguardi verso l'Europa e linguaggi trasversali del '900" è il titolo di queste edizione.

Le giornate di studio si terranno nel Comune di Castel di Sangro e in rete con Pescocostanzo e Castel del Giudice, terminando il 30 luglio. Durante gli scorsi anni la prof.ssa Basile ha portato le scuole fra Viareggio, Narni, Castel Di Sangro, Pescocostanzo.



È ormai opinione consolidata che nel corso dei secoli la donna si è vista negare non solo la possibilità di espressione tecnico- scientifica, ma anche quella artistico-letteraria, più confacente alla sua creatività. Chi ha osato infrangere il tabù, ha dovuto superare ostacoli che il sesso forte - forte nella misura in cui occupa il potere - non ha mai conosciuto. Questo perché esprimere o nominare il mondo al femminile implica comunque parlare di linguaggio e di sapere, considerata l’intima relazione e il reciproco condizionamento che intercorre tra essi.

Il pensiero occidentale è caratterizzato da una dualità, in cui i due valori sono situati su piani diversi: l’uno è sempre positivo e l’altro sempre negativo. Tale dicotomia conduce ad una gerarchizzazione delle parti, dal momento che i poli positivi vengono associati ad altri positivi e quelli negativi ad altri negativi, rafforzando così la catena. Ciò spiega come nel

binomio alto/basso, ad esempio, relazioniamo il primo termine a concetti quali superiore, divino, elevato, mentre associamo il secondo termine a idee quali inferiore, infimo, brutto. Lo stesso succede per la coppia destra/sinistra, dove col primo vocabolo si vuole intendere, in senso astratto, un qualcosa che è retto e giusto, invece col secondo si insinua un qualcosa di poco chiaro, sinistro appunto; l’elenco potrebbe continuare all’infinito.

La dicotomia, pertanto, è una verità inerente alla nostra cultura, è un fatto universalmente e storicamente riconosciuto, anche se non sono ancora del tutto chiare le cause che l’hanno determinata. Secondo la storica Gerda Lerner, probabilmente è stata proprio la divisione patriarcale dei sessi il punto di partenza della binarietà. In ogni caso, a prescindere dalle cause, rimane il fatto che la nostra cultura è organizzata secondo un sistema binario, ad iniziare dal linguaggio, sua forma d’espressione più importante. Applicato ai sessi, esso genera contemporaneamente una gerarchia e una asimmetria, poiché l’uomo appropriandosi del discorso, del logos, della storia, assume la capacità di nominare il mondo, di ordinarlo, di configurarlo simbolicamente secondo il proprio modo di essere, di pensare e di sentire: di conseguenza mentre gli uomini occupano il polo positivo, le donne sono vincolate a quello negativo.

Tale posizione egemonica spiega come, nonostante si tratti di un sistema di pensiero binario, tutto si regga sull’Uno, sulla capacità significante del corpo virile, rifiutando o escludendo quanto sia dissimile o non si identifichi con esso, negando, cioè, ogni diversità o eterogeneità sino a ridurla al concetto degradante di altro. Riservando per sé il potere di dettare la ragione e l'azione, il soggetto maschile ha ridotto la donna a oggetto della scrittura,

relegandola negli spazi periferici, attribuendole qualità quali l'intuizione e la passività e una predisposizione naturale al sacrificio e all'abnegazione. Una asimmetria interiorizzata a lungo da uomini e da donne, cioè dai destinatari del discorso stesso.

Ciò nonostante in tutte le epoche vi sono state personalità femminili che, prescindendo dalla relazione degli opposti, hanno vissuto e rappresentato il mondo secondo una prospettiva del tutto personale, il cui punto di partenza è la propria esistenza. Donne che invece di negare, rifiutare o escludere il corpo lo hanno rivalorizzato, amato e rispettato. Molte di esse sono rimaste nell’ombra dell’anonimato, lontano dalla società e nell’utilizzare la parola hanno percepito una nuova verità non solo individuale, ma anche sociale. Altre non hanno avuto timore di uscire allo scoperto. Di fondamentale importanza sono alcune figure di spicco della Storia filosofica come Simone Weil e Maria Zambrano di cui si parlerà nella Scuola.



Email : ester.basile@libero.it

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