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Sfigurate dall’acido

Sfigurate dall’acido

Pakistan - Un progetto di solidarietà tra donne che parte da L’Aquila e arriva a Islamabad. Intervista alla Presidente della Provincia Stefania Pezzopane

Di Sabatino Guendalina Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2009

A L’Aquila i corsi di formazione per le donne dei paesi asiatici sfigurate dall’acido danno la possibilità, alle vittime di questi orrendi crimini, di ricostruire concretamente la propria vita nel loro paese d’origine grazie all’impegno della Presidente della Provincia Stefania Pezzopane, che ha ideato il progetto “Tornare a Sorridere” con Smileagain, l’associazione che da anni organizza aiuti per ricostruire il volto e la vita delle donne acidificate. Il progetto è stato realizzato con il contributo della Regione Abruzzo.
Quando nasce la collaborazione con Smileagain?
Prima ancora che divenissi presidente della Provincia, nel 2003. Un quotidiano nazionale informava su questa associazione. Insieme a Teresa Nannarone, oggi assessore alle Politiche Sociali della Provincia dell’Aquila, decidemmo di metterci in contatto con la presidente di Smileagain, Clarice Felli, che subito ci sottopose il suo progetto. Da allora la collaborazione non è mai cessata.
Quali sono gli obiettivi del progetto?
La formazione e l’inserimento lavorativo di donne pakistane vittime dell’acidificazione e delle violenze coniugali, che sono già seguite da Smileagain Foundation, il partner internazionale dell’iniziativa, che opera in Pakistan e offre aiuto e rifugio a queste donne. Le ragazze sono arrivate a L’Aquila un anno fa, in occasione dell’8 marzo, per frequentare i corsi semestrali di formazione professionale da estetiste e parrucchiere organizzati dal Centro di formazione professionale della Provincia. Oggi, grazie a questi corsi, le ragazze lavorano a Islamabad, nel centro estetico gestito dalla Smileagain Foundation. L’iniziativa della Provincia si inserisce, comunque, in un progetto più ampio che prevede la realizzazione ad Islamabad di un centro di cura e ricovero per le donne vittime di violenze.
Come è stato accolto dal governo pakistano?
Nel gennaio del 2007 la Provincia dell’Aquila, insieme a Smileagain, si è fatta promotrice di un’azione diplomatica in Pakistan. Il primo Ministro, che ci ha ricevuto insieme al Ministro del Welfare, una donna, ha mostrato attenzione ed interesse. Ha dato il suo contributo anche ad una maratona televisiva per la raccolta dei fondi per la costruzione del centro di accoglienza ad Islamabad. L’iniziativa si è svolta proprio nei giorni in cui eravamo in Pakistan.
Come considera la condizione della donna in Pakistan?
Drammatica. Ogni anno sono più di 300 le donne, tra i 12 e i 35 anni, ustionate dall’acido. Una barbarie atroce, che spesso resta impunita. La legge considera legittime le violenze che avvengono dentro le mura domestiche. Una volta sfigurate, le donne sono emarginate dalla società e dalle loro stesse famiglie. Sono abbandonate a loro stesse, senza alcuna forma di aiuto e di assistenza medica.
Quante donne beneficiano dei corsi di formazione?
Otto ragazze si sono già formate e lavorano in Pakistan. Attualmente stiamo portando avanti un’altra iniziativa, sempre legata allo stesso progetto, con l’obiettivo di insegnare ad una ragazza pakistana, Nashreen Sharif, rimasta cieca dopo l’acidificazione, il linguaggio braille. Il progetto della Provincia prevede la realizzazione di un centro didattico per donne non vedenti in Pakistan. Nashreen sarà una delle docenti del centro.

La Provincia dell’Aquila ha promosso iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa assurda violenza?
Abbiamo dedicato due edizioni dell’8 marzo all’argomento, invitando donne pakistane a testimoniare le violenze subite. Testimonianze raccolte nel libro “Sorridimi ancora” al quale si è ispirato Alessandro Gassman che, accogliendo il nostro appello, ha messo in scena il dramma di queste giovani donne. “Le invisibili” è ora una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo e calcherà la scena di molti teatri italiani.

Clarice Felli e Smileagain
Smileagain nasce nel 2000 per volontà della sua presidente, Clarice Felli, decisa nel dare una risposta concreta alle donne del Bangladesh che denunciavano il terribile reato dell’acidificazione e chiedevano aiuto alla comunità internazionale. “Presi un aereo per Dakka e andai a contattare un’associazione femminile locale impegnata a dare conforto e rifugio alle donne ustionate. In Pakistan questo fenomeno non era stato ancora preso in considerazione dalle associazioni femminili. Volevo dare un segnale di solidarietà, volevo che l’Italia partecipasse come hanno fatto la Germania, l’America, la Spagna ad un aiuto concreto. Fondai Smileagain, e grazie a Carla Rocchi, all’epoca Sottosegretario al Ministero della Sanità, utilizzai un fondo umanitario per ricostruire il volto di queste donne con gli interventi di chirurgia plastica. Il fondo andò direttamente alla struttura ospedaliera del Centro ustioni di Roma.
Lei è riuscita a coinvolgere i medici italiani alla causa delle donne acidificate, i medici pakistani quali rapporti hanno con Smileagain?
Le donne oggi sanno dove andare, sanno che in Italia verranno accolte e messe in lista per futuri interventi nell’ospedale “S. M. della Misericordia” di Udine dove opera il presidente di Smileagain in Friuli, il dottor Giuseppe Losasso, il quale offre la propria prestazione gratuita in Pakistan dal 2003, così pure il professor Pier Camillo Parodi dell’Università di chirurgia plastica di Udine e i suoi collaboratori. I medici pakistani sono molto bravi, si specializzano in America o in Inghilterra, quelli che tornano nel loro paese scelgono le cliniche private, ma quando hanno visto che i medici italiani operavano gratuitamente 10-18 ore al giorno e che i mezzi di comunicazione parlavano degli angeli venuti dall’Italia hanno iniziato anche loro a collaborare gratuitamente con Smileagain.
L’Unione Italiana Ciechi è coinvolta nel progetto “Tornare a Sorridere”, perché?
A Udine ha aiutato Nasreen Sharif ad accettare la cecità causata dall’acidificazione, e all’Aquila sta formando la donna pakistana al linguaggio braille, spero che lo stesso Ente in futuro sostenga almeno in parte i costi per l’istruzione di Nasreen, che sta imparando ora a leggere e scrivere, fino al conseguimento della docenza.
Quali sono i progetti di Smileagain per il futuro?
Costruire un ospedale a Multan con annesso un centro di riabilitazione e di formazione lavoro per le donne acidificate e per i loro bambini. Ma abbiamo bisogno di fondi, confido nella sensibilità di tutte le istituzioni nazionali e locali.
(G. Di S.)

La storia di ‘Mano’
Nasreen Sharif ha 25 anni, è nata a Shakna Gnaish Poor in Pakistan. Grazie a Smileagain sei anni fa è arrivata in Italia per ricostruire il volto e reimpiantare i capelli. L’acido le ha bruciato il viso e la testa. Ha perso gli occhi e la vista per sempre, un orecchio, il naso, la pelle del viso completamente corrosa, così pure terribilmente le braccia, la schiena, il seno e le gambe. Un uomo ricco, più grande di lei di dieci anni, ha bruciato in un attimo la vita della bellissima Mano, così la chiamavano per i suoi occhi verdi e lunghi come quelli di un gatto, per cancellare l’onta del rifiuto. Lei, quindicenne, figlia di contadini poveri lavorava la terra e coltivava il sogno adolescente di sposare il cugino a cui i genitori l’avevano promessa. Voleva costruire con lui la sua famiglia, avere dei figli. Nasreen non aveva mai sentito parlare di acido e la notte in cui è stata scaraventata negli abissi della devastazione corrosiva non ha capito cosa stesse succedendo. “Non potevo aprire gli occhi, era come se le palpebre fossero incollate, mi sentivo il viso tutto gonfio… non capivo… non riuscivo a pensare”. La prima a soccorrerla è stata una delle due sorelle, e poi in ospedale è stata accompagnata dai genitori e da una zia. E’ stata curata in un ospedale pubblico. Finora ha subito 35 interventi chirurgici: prima in Pakistan, su tutto il corpo, e poi in Italia, al viso e alla testa. Ora va meglio, si sente bene ma non può dimenticare, la notte ha ancora gli incubi di quella sera d’estate. “Denunciai quell’uomo alla polizia, è stato preso solo due anni dopo. E’stato processato con i suoi complici, suo fratello e una zia, ma sono stati in carcere solo cinque mesi perché hanno pagato, sono ricchi”. Nasreen che non è andata a scuola perché nel suo paese non c’è, e la città dista a un’ora di autobus, da settembre 2008 frequenta il corso di braille a L’Aquila, è ospite della Provincia e alloggia in un istituto di suore dove vive una bella amicizia con le studentesse del collegio. Ha una certezza: “Grazie alla Provincia dell’Aquila e a Smileagain tornerò in Pakistan curata, istruita e docente. Non sono sola e non lo sarò mai, perché ci sono donne a cui sta a cuore la vita delle donne violate.”
(G. Di S.)

(17 febbraio 2009)

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