Lunedi, 14/07/2014 - Pene severe sono state richieste, nei giorni scorsi, dai sostituti procuratori Giulia Masci e Giovanni Musarò, ma l’inchiesta porta la firma del pm Alessandra Cerreti, al termine del processo abbreviato Onta, contro i familiari e l’avvocato di Maria Concetta Cacciola, morta suicida dopo aver ingoiato acido muriatico nell'agosto del 2011.
Sette anni la richiesta di pena avanzata dai pm per Michele e Giuseppe Cacciola, il fratello e il padre di Concetta, mentre è di 5 anni e 6 mesi la pena invocata per la madre, Anna Rosalba Lazzaro. Infine, è una condanna a 5 anni quella invocata per l'avvocato Vittorio Pisani.
Accuse pesanti per i familiari di Concetta, che erano stati già condannati per episodi gravissimi di maltrattamento, nel Febbraio scorso, dopo che questa aveva deciso di collaborare con la giustizia contro la potente ‘ndrina dei Bellocco. Per i giudici di primo e secondo grado la morte di Maria Concetta fu omicidio premeditato e per questo furono trasmessi gli atti alla dda di Reggio Calabria.
I pm contestano, dunque, il reato di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose per aver obbligato la donna a recedere dal percorso di collaborazione intrapreso, e non meno gravi sono le accuse a carico dell'avvocato, che insieme al collega Gregorio Cacciola, (il quale ha scelto di difendersi nel procedimento con rito ordinario), di aver curato la falsa confessione con cui la giovane donna, pochi giorni prima di morire, aveva smentito le dichiarazioni fatte ai magistrati contro il clan Bellocco. Per i pm, Pisani è colpevole di aver contribuito a “consigliare” la Cacciola per convincerla a smentire le pesantissime dichiarazioni fatte sia a carico dei familiari, come del clan dei Bellocco a Rosarno.
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