I Disarmisti Esigenti hanno partecipato in quanto delegazione italiana appartenente alla coalizione di ong ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons)
Il 7 marzo si è conclusa la settimana del disarmo nucleare (Nuclearban week, New York 1-7 March 2025) alla sede centrale dell’ONU da lunedì 3 marzo per discutere lo stato di avanzamento nell’applicazione del Trattato di Proibizione delle armi nucleari (TPNW) approvato nel 2017. I Disarmisti Esigenti vi hanno partecipato in quanto delegazione italiana appartenente alla coalizione di ong ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear weapons).
Fin dal primo giorno la nostra delegazione ha presentato tre prospettive che pongono l’abolizione delle armi nucleari come una necessità in considerazione della crisi climatica ed ecologica e per scongiurare la violazione dei diritti umani.
I danni irreversibili all’ambiente e agli esseri umani sono stati dimostrati dopo l’uso della bomba in Giappone a seguito dei numerosi test nucleari. Questi temi hanno poi attraversato molti side events presentati dalla società civile.
La prima prospettiva presentata è l’esperienza perfettamente riuscita della mobilitazione del popolo di Comiso contro gli euromissili negli anni ’80, che non solo ha dapprima permesso di cogliere l’opportunità di eliminarli, poi ha creato anche un presidio pacifista, femminista, ecologista stabile contro gli euromissili, tornati di attualità.
Una proposta più recente è l’idea e le iniziative di Costituente Terra, che si propone sul piano globale ma a partire dalle questioni che tutta la società civile deve affrontare: come verrà più volte ripreso, la deterrenza stessa viola i diritti umani.
Una terza proposta riprende gli studi dovuti alla politica delle donne, recepiti dall’ONU, riguardanti le conseguenze nefaste delle armi nucleari sui corpi degli esseri umani. Essi hanno rivelato degli effetti particolarmente gravi delle radiazioni ionizzanti sugli organi sessuali femminili, quindi sulle bambine, sulle donne e sul patrimonio genetico umano.
Si tratta di danni irreversibili, come quelli provocati sull’ambiente. Questo punto è stato ripreso anche da un altro side event dedicato alle questioni di genere, con particolare riguardo alle centinaia di test nucleari effettuati in Kazakstan.
Il martedì abbiamo presentato, come Disarmisti Esigenti, la visione degli attivisti che hanno vissuto la denuclearizzazione in Bielorussia e propongono ora un’ampia zona smilitarizzata ai confini con la Russia, la linea della pace, ma anche una politica, una diplomazia e un diritto internazionale basato sulla bona fides nei rapporti tra questi Stati confinanti.
Abbiamo poi presentato l’attività di alcuni nostri attivisti per implementare la decisione ONU del 1947 sulla smilitarizzazione del porto di Trieste, questione ritornata di grande attualità nell’attuale crisi in centro Europa.
Le sedute plenarie hanno poi permesso, nel corso della settimana, a tutti gli ambasciatori dei 76 Stati parte di esprimere le diverse sensibilità e circostanze geopolitiche, ma anche la comune convinzione della bontà dell’iniziativa del trattato per evitare quella che può ben dirsi la fine del mondo. Da notare è anche un fatto legato all’attuale politica di delegittimazione dell’ONU e della legalità internazionale: almeno due visti sono stati negati a due delegati a questa riunione internazionale all’ONU: si tratta di una bielorussa della nostra delegazione e di un iraniano. Se questa fosse la politica statunitense dei visti nei confronti di cittadini delegati all’ONU, la presenza della sua sede centrale a New York diventerebbe problematica.
La tematica femminista del corpo umano come sede della massima distruzione provocata dagli ordigni nucleari, simbolo dei danni irreversibili all’umanità e al suo habitat, ha trovato espressione nell’opera e nell’esperienza dell’artista kazako presente con le sue opere nei locali dell’ONU. Karipbek Kuyukov dipinge corpi martoriati dalla casualità genetica determinata dalla bomba. Nato senza braccia, dipinge con la bocca e i piedi ed è un attivista anti nucleare e anti test nucleari.
Egli dipinge anche madri che abbracciano o cullano il loro figlio deforme. Al radicale potere di chi distrugge non solo la vita dei contemporanei, ma anche quella di generazioni a venire, egli oppone il radicale potere dell’arte, dell’intelligenza e dell’amore della madre che fa trionfare la vita di un essere umano anche sulla più irragionevole malvagità e la più insopportabile insensatezza dei rischi accidentali. Che con l’8 marso appaia con nuova forza questa consapevolezza femminile del valore della vita, capace di eliminare un incubo artificiale, creato dagli uomini, quindi suscettibile di essere risolto.
Giovanna Cifoletti
Directrice d'Etudes à l'EHESS
Centre Alexandre Koyré - Paris
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