Tabù - “Tutto può la giovane nello scambio dell’amore, mentre all’anziana costa, anche solo il ricordo di ciò che non è stato” Libera Aiace
Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008
Ci sono temi ricorrenti che schermano la realtà come specchietti per allodole. Individualmente e collettivamente. Come singoli rifiutiamo il pensiero dell’altro. Attribuendo le declinazioni della specificità altrui a un campo che spazia dalla cattiveria alla superficialità. Dall’egoismo alla sciatteria. Quando ci va bene gli altri sono ottusi. Quando ci va male siamo vittime. Pensiamo collettivamente per gruppi di appartenenza. Intellettuale, sociale, politica, religiosa e di genere. Amplifichiamo noi stesse dando credito al pensiero condiviso. Collettivamente diciamo: “Come me anche altri la pensano così”. Individualmente pensiamo “Ho sempre fatto così”. E’ il piacere dell’integrazione e dell’integrità. Con gli altri, con il nostro genere e con la sequenza di Io che hanno marcato la nostra vita. Siamo fedeli a una idea spesso in-utile. Compiacenti fino al paradosso. Ubbidienti alla morale corrente. Ma nel bailamme che a scadenza quinquennale sforbicia sui giornali, l’emergenza prostituzione alla ricerca di regole, non ha mai scatenato rivendicazioni femminili. Eppure comperiamo di tutto. Come i maschi. Ma sul sesso a pagamento chiudiamo la cortina delegando svago e piacere a sparutissime èlites di femmine facoltose. E se alla fine della giornata le pochissime che possono si intrattengono con professionisti dell’alcova, buoni per tutte le stagioni grazie agli aiutini farmaceutici, alle altre non è concesso né il postino che suona due volte né l’idraulico ormai troppo caro. L’energia spesa a imbastire tresche, rimorchiando il vicino o il ballerino in discoteca, è enormemente maggiore del recarsi in strada per scegliere e pagare quello che il mercato dovrebbe equamente offrire. I Maschi lo hanno sempre fatto. A noi hanno insegnato sistemi molto più complicati.
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