L'Unione europea finanzia uno spot per invogliare le donne alle carriere scientifiche...un disastro!
Sabato, 23/06/2012 - Un cerchio di giovani donne i cui visi parlano delle tante e diverse provenienze e colori, sedute in un prato all’ombra di un grande albero: al centro la centenaria Rita Levi Montalcini. E’ a lei che le giovani fanno brevi domande in inglese, a metà tra la storia personale e quella dell’umanità, e la scienziata, bellissima e commovente, risponde. C’è uno spot migliore di questo (prodotto dalla fondazione EBRI) per raccontare il rapporto tra le donne, la scienza e il sapere, e per invogliare a pretendere che i governi mettano al centro la priorità dello studio per la metà del mondo che ancora è, in molti luoghi del pianeta, impossibilitata a goderne? In tante abbiamo postato nei nostri siti e facebook questo documento, come inno non solo alla grande ricercatrice ma anche come testimonianza di un modo diverso di guardare all’intelligenza, alla giovinezza e alla bellezza femminile. Difficile pensare ad una campagna pubblicitaria migliore, ma all’Unione Europea (non ad una multinazionale della moda patinata) devono aver pensato:” Ora lo facciamo noi uno spot davvero che spacca”. E quindi eccolo servito: 50 secondi nei quali tre modelle sfilano, con tacchi a spillo, rossetti e cipria, davanti ad un giovane bellissimo in camice bianco (lui), e ogni tanto, tra esplosioni di fard e profumo, ecco apparire microscopi e provette. Il logo finale, che ti sorprende dopo questa frenesia di minigonne, movenze feline e sguardi allusivi è : scienze it’s a girl thing.
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