Il Cairo. Salwa Antari e Nafissa Dessouky sono le due ricercatrici egiziane che hanno cercato di tratteggiare il mondo del lavoro in Egitto dal punto di vista di genere.
Con la ricerca “Le donne nel mondo del lavoro non retribuito: lavorare per la famiglia” cercano di indagare le condizioni delle donne che aiutano nelle imprese di famiglia, il più delle volte senza ricevere alcun stipendio per il lavoro svolto. “Spesso sono donne che non hanno avuto una istruzione e che vivono nelle aree più periferiche dell’Egitto” dice la ricerca.
Senza alcun giorno di riposo, le donne lavorano soprattutto nel settore agricolo senza ricevere uno stipendio molte ore al giorno. Stiamo parlando di un tasso che si aggira al 46%. “La percentuale è aumentata molto negli ultimi quindici anni- dice Salwa Antari che continua- Lavorare per la famiglia senza uno stipendio costituisce la principale modalità con le quali le donne vengono coinvolte nel mondo del lavoro informale”. Ma cosa porta queste donne a lavorare senza essere pagate? La motivazione è da trovarsi nel fatto che “non hanno altra scelta che accettare questo lavoro” a causa di una cultura che non ammette che una donna possa lavorare ed essere pagata per questo.
Lavorare al di fuori delle mura domestiche è inaccettabile soprattutto nelle zone che lontane dalla capitale e dalle altre grandi città. Ma non vale lo stesso per gli impieghi di prestigio. Se il numero delle donne che lavorano in imprese di famiglia è aumentato ed anche di molto negli ultimi decenni, passando dal 29% nel 1998 al 46,6% nel 2012, al contrario è diminuita quella che riguarda gli uomini, passando dal 13,2 % al 7,4 % nello stesso arco di tempo.
E se le donne lavorano in imprese e terreni di famiglia, chi è il loro datore di lavoro? Nella maggior parte dei casi è il marito. “In quasi tutti i casi la donna che lavora in un terreno di proprietà della famiglia senza stipendio viene trattata come qualsiasi altro lavoratore, per altro non pagato, Non viene quasi mai considerata una partner negli affari, pur lavorando fianco a fianco con il marito” dice Salwa Antari. Infatti se si considera il dato che solo il 2,2 % delle donne viene chiamato a supervisionare il lavoro degli altri dipendenti nelle imprese localizzate nelle grandi città e che solo l’1,1% riguarda invece quelle nelle zone rurali, stiamo parlando del nulla dal momento che risulta chiaro che la maggior parte di loro è assoggettata ad una condizione di totale disparità in fatto di diritti e prospettive di crescita lavorativa.
E questo lo si riscontra nella maggior parte delle risposte date dalle donne intervistate che sembrano come abbandonarsi ad uno stato di cose che dal loro punto di vista, almeno per il momento, non sembra poter cambiare, se non con l’intervento di politiche statali che prevengano e combattano queste forme di sfruttamento.
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