Precarie di Legnano - Dall’asta su Youtube alla strip conference: Milena De Iorio, una delle 11 centraliniste che si occupavano del servizio call center dell'ospedale di Legnano, ci racconta il perché di una provocazione fatta con i corpi, denudat
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008
Queste donne vogliono rovesciare il modo di fare informazione, combattendo con le stesse armi mediatiche che tendono ad annacquare le notizie dietro immagini provocatorie, richiami sessuali e che usano l’erotizzazione dei messaggi a scopi commerciali.
Loro no, hanno trovato il punto debole nella catena di notizie, nel ‘giornalismo’ dello scalpore, e hanno vinto il fuoco con il fuoco.
Perché, dietro alle undici donne che si ‘mettono all’asta’ con i cartelli in mano nel video su Youtube, dietro lo spogliarello ‘simulato’ c’è un’ombra cinese che svela il vero bandolo della matassa.
“Ci spoglieremo, ci denuderemo e ci venderemo per un posto di lavoro e lo faremo non solo per noi 11, ma per tutti i precari che come noi ogni giorno vengono denudati della loro dignità e dei loro diritti, firmando lettere di licenziamento in bianco, contratti a ore, sempre più precari sempre più flessibili”. Queste ed altre le parole che sono state diffuse nei giorni scorsi dal Coordinamento nazionale RdB-CUB. Non sono mancate le polemiche. In vista una manifestazione nazionale di tutti i precari e le precarie.
Avete utilizzato il linguaggio dell’informazione adeguandovi ai suoi schemi e riuscendo però a rovesciarli. Questa idea è nata per ‘bucare’ il muro del silenzio su temi troppo spesso trascurati?
Lo scopo era proprio questo. Dal momento che in Italia ci sono 5 milioni di persone che vivono nel precariato, 11 in più o in meno non fanno la differenza. Volevamo farci sentire anche noi. Forse è un sistema discutibile, ma non è stato facile andare fino in fondo con questa provocazione. Era la scelta più rapida e più semplice da fare.
Il nostro scopo non era di finire sui giornali per la strip conference, ma era di trovare lavoro. E, soprattutto, di sensibilizzare sui contenuti della nostra protesta.
Non c’è il rischio che questo gesto sia strumentalizzato, visto che ‘usa’ il corpo della donna veicolando i soliti stereotipi?
Se la donna si ‘spoglia’ è solo perchè è stata spogliata dei suoi diritti. Questo è il nostro messaggio, la cui intenzione vorremmo che non venisse travisata. È chiaro che viviamo in un paese democratico, quindi ciascuno è libero di pensare alla nostra vicenda come meglio crede. Noi abbiamo deciso di assumerci questa responsabilità, sulla nostra pelle: era un rischio che dovevamo correre; finire sui giornali. Ma non vogliamo essere additate come quelle che si spogliano.
Siamo delle donne di età diversa, dai 32 agli oltre 50, con famiglia, figli e figlie.
Abbiamo lavorato per 6 anni. Era ormai consuetudine di firmare una proroga all’ultimo momento, a volte addirittura da un giorno all'altro. Questo è il discorso.
Nell’ultima settimana di agosto noi aspettavamo la proroga, invece nessuno ha pensato di stabilizzarci e siamo state licenziate.
I contenuti della protesta quindi sono molto concreti.
Un’azienda che tiene lavoratori interinali per sei anni, come può parlare di un ‘picco di lavoro’, di ‘contingenza’? Di questo vogliamo parlare.
Del diritto delle persone a pianificare la vita di tutti i giorni. Chi non ha una famiglia, dei figli, delle persone a cui badare? Mogli, mariti, genitori anziani, un mutuo da pagare?
Solo per comprare una lavatrice, un interinale fa fatica a ottenere un finanziamento.
Parliamo di chi lavora in un callcenter: è un lavoro pesante, faticoso, nel nostro caso con la complessità anche dell'argomento in questione: la malattia. Non è un lavoro ‘frivolo’. Per anni abbiano parlato con centinaia di persone che hanno bisogno di cure o di servizi, abbiamo acquisito una professionalità in anni di dedizione e serietà.
Avete avuto messaggi di solidarietà?
Ci è stato chiesto il perchè ‘strumentalizziamo la nostra persona’. Questa è la notizia, ma dentro c’è il contenuto. C'è anche chi ha male interpretato, usare termini forti può essere deleterio. C’è anche una minima parte dell’informazione che ha cercato di cogliere ‘in anteprima’ il lato ‘pittoresco’ della storia, ma non è questo il nostro scopo.
Quali sono le prossime mosse per questa vostra ricerca di lavoro e per questa comune lotta contro il precariato?
Al momento non abbiamo nessuna offerta di lavoro concreta. Per ora continuiamo con il presidio, nei prossimi giorni decideremo se proseguire con un altro ‘gesto eclatante’ a cui stiamo pensando insieme.
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