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Senza giustizia! Lo stupro di Montalto

Senza giustizia! Lo stupro di Montalto

UDI - Nel 2007 a Montalto di Castro una ragazza di 15 anni che viene stuprata e seviziata da altri otto ragazzi. L'UDi ha seguito il processo....

Domenica, 05/05/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2013

La notte tra il 31 marzo e 1 aprile del 2007 nella pineta di Montalto di Castro una ragazza di 15 anni che si era recata alla festa di compleanno della sua migliore amica viene stuprata e seviziata da altri otto ragazzi presenti a quella festa. Il 25 marzo 2013 il Tribunale dei Minori di Roma decide - nonostante la richiesta del PM Carlo Paolella della condanna ad una pena di quattro anni per sette degli imputati, essendo stata provata la violenza di gruppo - di affidarli in prova ai servizi sociali. Nell’ultima udienza dell’11 luglio 2013 gli assistenti sociali dovranno presentare il programma a cui saranno sottoposti e, se valutati positivamente al termine della messa in prova, il reato sarà estinto. Questo dopo oltre sei anni dallo stupro e a prescindere dal fatto che i colpevoli non hanno mai mostrato segni di consapevolezza, che hanno tentato in tutti i modi di screditare la loro vittima e che ritengono di aver fatto solo una sciocchezza. Una bravata, niente di più. Perché così loro, le loro famiglie, il paese in cui vivono ha giudicato il loro atto e la distruzione psicofisica e sociale di una ragazza di 15 anni a cui hanno devastato la vita e che da allora vive con enorme sofferenza in un mondo sospeso aspettando giustizia. Una giustizia ancora una volta negata, come ha detto la madre della ragazza dopo l’udienza del 25 marzo “il branco è libero, mia figlia ha perso tutto”.

Contro questa ennesima ingiustizia M. ha deciso di non ricorrere in appello e aggiunge che se avesse saputo cosa l’aspettava non avrebbe denunciato perché in questo caso giustizia e pietà sono state uccise. Infatti il caso dello stupro di Montalto di Castro ha qualcosa che, ai “normali” casi di ordinaria ingiustizia che tutte le vittime di stupro e violenza conoscono bene, aggiunge alcuni elementi che rimangono nella memoriae ne fanno una storia emblematica. Da subito il branco si difende affermando che si è trattato di rapporti consenzienti con una ragazza “facile”, da subito le loro buone famiglie li hanno difesi, da subito molti abitanti di Montalto, tra cui molti vecchi laidi hanno espresso la loro invidia per quei ragazzi, da subito il sindaco del paese, Carai del PD, si è schierato dalla loro parte arrivando a pagare con i soldi pubblici gli avvocati degli stupratori per la modica cifra di 20mila euro fino a quando la Corte dei Conti non lo costringe a restituirli. Il sindaco resta al suo posto e viene ricandidato dal suo partito invece che essere espulso nonostante gli insulti sanguinosi dai lui dedicati ad autorevoli donne del suo partito che avevano condannato i suoi atteggiamenti. I dirigenti del suo partito si guardano bene dall’interferire. Come minimo si tratta di apologia di reato e connivenza criminale, ma loro la chiamano cultura e tradizione. Nonostante, o forse grazie a tutto questo, gli stupratori vengono affidati in prova ai Servizi Sociali e solo l’intervento della Cassazione, grazie alla coraggiosa denuncia della famiglia di M., annulla l’affidamento e riapre il processo. Ma la prima udienza dovrà aspettare il 1° ottobre 2012 perché nel frattempo con mille cavilli era sempre stata rinviata. Nonostante lo scandalo intanto l’opinione pubblica e l’attenzione mediatica si era ridotta al lumicino. È stata la presenza UDI a fianco della madre di M. e di Daniela Bizzarri, già consigliera di parità di Viterbo, che non ha mai mollato la presa, a provare a riaccendere i riflettori sul caso. Davanti al Tribunale dei Minori di Roma udienza dopo udienza abbiamo visto la tenacia, il coraggio e la lucidità della madre di M. e abbiamo visto i ragazzi del branco con la corte dei loro familiari e degli avvocati, la loro sfrontatezza e la tranquillità esibita. Certo non scalfita dall’ultima udienza con la sua verità dimezzata. Abbiamo continuato a richiamare questa vicenda ovunque si parli di violenza alle donne o ovunque ci sia una persona che può agire. Abbiamo visto l’indignazione di tanti/e e pensiamo che, qualunque cosa decida, M. non deve essere lasciata sola. Questa storia non può finire così. La Ministra Severino ha chiesto il fascicolo per valutare l’accaduto. Speriamo che non sia un atto privo di conseguenze, ma in ogni caso ci auguriamo che il Parlamento prenda coscienza che il caso Montalto dimostra che non si può aspettare sei anni una sentenza che non arriva, che per gli stupri di branco non ci dovrebbe essere affidamento ai Servizi Sociali, che anche se minorenni il reato è gravissimo e la pena deve essere conseguente. Altrimenti loro, come altri che abbiamo già visto, sono sempre e solo bravi ragazzi, loro con molti diritti mentre le loro vittime sono massacrate due volte. Dalla violenza maschile e dalla società complice, da Tribunali attenti ai diritti degli stupratori minorenni e disattenti ai diritti delle minorenni vittime. Siamo davanti a un caso insopportabile per tutte e a una regressione assurda in questo paese. Si parla di una nuova legge sul femminicidio. Perché non partire da Montalto?



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