Note ai margini - L’occupazione femminile è ferma ad un tasso ormai ridicolo rispetto al resto d’Europa
Castelli Alida Lunedi, 18/07/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2011
Alla fine di maggio è stato presentato il Rapporto annuale dell’Inps sull’andamento dell’erogazione delle pensioni nel nostro Paese.
Niente di nuovo, quello che si può osservare anche se, pure qui, non siamo davanti ad eclatanti novità; emerge in tutta la sua evidenza il risultato dei bassi livelli di occupazione femminile del nostro Paese e quello del fatto che le donne svolgono quasi nella assoluta maggioranza lavori poco pagati e spesso con differenziali salariali ancora importanti nei confronti degli uomini, che si ripercuote inevitabilmente sui livelli di reddito pensionistico.
Infatti ben il 91% delle donne percepisce una pensione sotto i 1.000 euro mensili ma, peggio ancora, di questo 91% oltre il 60% percepisce una pensione sotto i 500 euro mensili.
E’ un dato che da solo avrebbe dovuto, pur ribadendo che non sono cifre così inedite, creare un allarme, prevedere un forte slancio per cercare in qualche modo di porre rimedio alla situazione. Come si può tacere sul fatto che tante pensionate, tante donne anziane sono così povere?
Purtroppo la situazione non sembra avviata su una possibile strada di miglioramento.
L’occupazione femminile è ferma ad un tasso ormai ridicolo rispetto al resto d’Europa. Il ricorso a contratti atipici, lavori sempre più sottopagati e precari, crea una condizione che si preannuncia per i prossimi anni ancora più desolante, se non drammatica.
All’interno della drammatica disoccupazione giovanile le ragazze e le giovani rappresentano un segmento di gran lunga più consistente dei loro coetanei maschi. Ebbene di fronte a questi dati, con l’unica ricetta che consiste nell’allungamento dell’ età lavorativa, e non solo per le lavoratrici pubbliche, il ministro del Lavoro Sacconi ci ha offerto la sua ricetta per il futuro ricordandoci che è molto importante per le giovani generazioni “costruirsi un solido percorso previdenziale”. Come non essere d’accordo!
Mi aspettavo quindi di sentir parlare di incentivare il lavoro dipendente, tutelato, di ripensare a tutta la gamma di lavori atipici, del “popolo delle partite IVA” che nasconde alti tassi di sfruttamento di giovani spesso laureate. Ma no, la sua ricetta è un invito alle famiglie. Invito che consiste nel prevedere forme di previdenza complementare, a carico dei genitori, o l’invito ad aprire una posizione previdenziale obbligatoria. Benissimo. Ma come? Chi la pagherà? Le mamme senza lavoro? O le pensionate con 500 euro di pensione al mese?
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