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Sempre nell'occhio del ciclone

Sempre nell'occhio del ciclone

L’inganno del ‘neutro’ - Come e con quali forze affrontare i rischi della complessità?

Giancarla Codrignani Lunedi, 31/01/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2011

Che nelle crisi il genio femminile sappia arrangiarsi con espedienti costruttivi è noto da sempre: non a caso "il ruolo" tradizionale delle donne comprende la madre, la crocerossina, l'assistente, fino al sogno maschile del riposo di quel guerriero che, quando perde la guerra (qualunque guerra), scarica i suoi fallimenti in casa. Invece, che il genio femminile elabori a livello scientifico proposte economiche alternative per prevenire i guasti senza vie di uscita di un modello ormai più finanziario che realmente economico, non è così riconosciuto e tanto meno richiesto. Nel 2009 il Nobel per l'economia è stato assegnato per la prima volta ad una donna, ma la pervicacia di un sapere scientifico definito "neutro" impone direttamente o indirettamente l'obbligo di conformarsi ai modelli tradizionali, garantiti come per sempre oggettivi. E nessun economista mette nel conto delle possibilità riformatrici la proposta femminista di integrare il Pil con la riproduzione e la cura.

Sarà un anno duro, soprattutto per la nuda vita delle famiglie e delle donne che, per fare fronte alle difficoltà, subiranno un balzo indietro non voluto da un sistema che le ritrasforma in ammortizzatori sociali. Quello che avviene nel mondo del lavoro riconduce alla Fiat di Marchionne: se la Fiom studiasse con le donne - il soggetto più esperto nell'uso dei tempi - il riordino dei cicli produttivi postfordisti e la predefinizione di sincronizzazioni sostenibili rese possibili dall'informatica, forse ci sarebbero delle sorprese. Intanto le donne si aspettano il peggio: molte ragazze abbandonano posti scarsamente remunerativi per non investire lo stipendio in servizi che le amministrazioni non erogano, ancor più pesante è il carico di un marito, o un padre o un fratello disoccupato. Sapere che è colpa di questo governo e della mancata politica industriale non produce rimedi: bisogna tirare comunque avanti e mettere ogni giorno qualcosa in tavola, pagare l'asilo del bambino, provvedere al mutuo. E qualcuna finisce alla Caritas perché non può pagare le bollette del gas.

Ma le minacce non sono solo quelle comuni ai due generi: Berlusconi e tutto il centro-destra, compreso il Casini fidanzato di elezione del Pd, riconducendo il ragionamento su "valori irrinunciabili" di cui non sono credibili interpreti, sono ritornati alla ricerca ideologica delle benedizioni ecclesiastiche per alimentare del consenso. La Chiesa - che farebbe bene a rispettare il Vangelo e non Mammona - sa che questo regime non può durare e cerca di spremergli il massimo dei benefici negoziabili. Che significa, in parole povere, euri e sovvenzioni, ma anche norme confessionali per leggi costituzionalmente laiche.

Non mancano segnali regressivi periferici che, per quanto rappresentino casi estremi, allarmano. A parte la indecorosa proposta Tarzia sui consultori nella Regione Lazio, in Piemonte il 29 di ottobre il Consiglio Regionale ha recepito il Protocollo per il "miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l'interruzione volontaria di gravidanza" che introduce nei consultori la presenza di quei volontari del Movimento per la Vita di cui il Presidente della Regione Roberto Cota, già in campagna elettorale, si era impegnato a finanziare la formazione. Alcune donne, che hanno partecipato agli incontri su "Maternità oggi, quello che non si sapeva, quello che non si sa più" o "Il figlio nella mente dopo l'aborto", raccontano delle solite slides di embrioni e del prevalere di donne soltanto madri, ma anche dell'impegno dei "Centri di aiuto alla Vita" (Cav) contro l'autodeterminazione delle donne, che non vanno lasciate sole perché un figlio sempre e comunque è un dono di Dio. Le donne che abortiscono sono delle malate (lo dicono donne-medico) che vanno curate per superare lo stress derivato dal delitto e a far loro ammettere di "aver ucciso". Di qui la necessità di prevenire la strage degli innocenti. La prevenzione peraltro consisterebbe in 160 euro al mese per 18 mesi: come dire l'inapplicabilità di questo genere di solidarietà sociale. Può dunque succedere non solo che il welfare passerà da pubblico a privato, ma che le normative che riguardano direttamente solo la coscienza femminile ricondurranno alla privatizzazione della maternità libera e responsabile.

A rincalzo ho trovato su internet la pubblicizzazione dell'Associazione “Difendere la Vita con Maria", che collabora con il Pontificio Consiglio per la Famiglia, presente in 40 diocesi e convenzionata con le Asl di 40 Comuni. Il suo obiettivo: dare "l'onore e la pietà" della sepoltura ai bambini non nati spesso frutto di aborti volontari e dal 2000 ha provveduto a 35.000 funeralini.

Se il governo approfittasse di questa fase per stringere i freni non solo a danno della libertà civile di tutti, ma di quella specifica delle donne, chi si farà paladino in Parlamento della causa dell'autodeterminazione delle donne? A parziale consolazione è venuta la condanna da parte del Tar di analoghi interventi deliberati dalla Regione Lombardia per "incompatibilità" con la legge 194 sull'aborto. Ma anche la via delle denunce alla magistratura regione per regione e, successivamente agli altri livelli è una prospettiva lunga e complicata in un clima degradato e immiserito in cui i cittadini sono costretti a subire. Soprattutto se qualcuno presenterà proposte di forma della 194. La società civile vorrebbe sperimentare innovazioni politiche, ma si riduce solo a rispolverare vecchi espedienti partecipativi nella più completa frammentazione e continua a ignorare la distinzione umana dei generi. Dove tutto sembra neutro non sarebbe necessario reagire alla tentazione di inseguire i guai giù per la loro china, cercando invece di capire come e con quali forze affrontare i rischi della complessità?



(31 gennaio 2011)

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