Spigolando tra terra, tavola e tradizioni - Il dono più ricco e simbolico di vita: il seme, il chicco, il nocciolo...
Ortensi Paola Lunedi, 17/10/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2016
Esplosione di fiori, abbondanza di frutti, scie di profumi e aromi, tavolozza di colori dalla terra alla cima degli alberi, scenari che hanno accompagnato con ineguagliabile generosità le calde, luminose giornate dalla primavera all’estate. Fenomeni in natura mai fine a se stessi, che con l’arrivo dell’autunno più che in ogni altra stagione offrono il dono più ricco e simbolico di vita: il seme, il chicco, il nocciolo.
Seme, frutto di quella inesauribile e inarrestabile trasformazione che in natura non frappone tempo tra fine e inizio e nel ciclo infinito lo propone, quale tesoro della rinascita certezza del ciclo vitale. Energia allo stato puro.
Semi e noccioli che in questo periodo possiamo raccogliere, lavorare per conservare partendo dal basilico, dalla salvia o dai peperoncini dei nostri davanzali, dalle prugne dell’albero del giardino o magari dai pomodori comprati al mercatino del km0. Scegliere la pianta più bella, il frutto più sano. Estrarli e pulirli, quei semi e noccioli da conservare in luogo asciutto e pulito per poi ripiantarli nella nuova stagione. Tenendo conto che ogni seme ha il suo mese per accovacciarsi in terra e rispuntare nuovo e forte o per rigenerarsi da solo, grazie al nutrimento che talvolta lo avvolge lo nutre e protegge fin che nuova vita si mostri. Semi che devono anche incuriosirci per capirne il valore in senso più ampio: senza semi, non ci sarebbe cibo, non ci sarebbe produzione, non ci sarebbe vita vegetale o animale.
I semi, le sementi, sono oggi uno dei grandi simboli del potere nel mondo. Parlare di specie vegetali in sparizione, di difesa della biodiversità, di ibridazione, di modifiche genetiche, di proprietà dei semi, ma anche di recupero di semi antichi, significa capire di un potere che contrappone spesso interessi delle multinazionali e degli agricoltori a cui per le produzioni per il mercato non è concesso utilizzare le semenze da loro riprodotte come è possibile in orti famigliari o nei balconi delle nostre case. Duplicatori e detentori dei semi sono stati per secoli gli agricoltori, oggi sono le industrie che li amministrano e ne acquisiscono la proprietà, spesso “comprandoli” in esclusiva nelle terre più povere ma ancora ricche di biodiversità come l’Africa o l’America Latina, dove piante selvatiche, madri di semi liberi, forti selezionati, ibridati dal tempo, costituiscono una miniera ineguagliabile. Ma i semi sono anche e ancora portati dal vento, dagli uccelli, dagli animali liberi, incontrollabili nella loro capacità di inseminare la terra.
Seme, nocciolo, semina, seminare. Parole che per il loro ricco significato hanno conquistato spazio nel linguaggio, in termini metaforici, significando: origine, inizio, causa, ragione, sorgente, principio, motore e altro. Aver gettato semi di pace, seminare zizzania o discordia o arrivare al nocciolo della questione, sono modi di dire di ampio utilizzo. E ancora un proverbio. Chi semina vento raccoglie tempesta.
Ma venendo alla tavola in senso lato, come da nostra abitudine e rimanendo in autunno fra i semi più comuni e di compagnia ricordiamo quelli di zucca - detti anche bruscolini o addirittura semini, come ci fossero solo loro - o quelli di girasole, anche goloso pasto per tanti animali domestici, di soia o di granturco. E ancora quelli di melograno, morbidi rubini, di sesamo o di finocchio con cui si ornano e profumano pani speciali… solo per citare qualche esempio.
Ma pensando alle abitudini dei nostri giorni, va anche detto che il desiderio di accedere a frutti senza semi, solo per evitare un fastidio o invogliare i bambini al consumo di frutta, sta costringendo la ricerca a produrre nuove varietà dei nostri frutti tradizionali: mandarini, arance, limoni, uva e molto d’altro..
Ps: Per non rischiare commenti o considerazioni possibili, di dimenticanza su di un argomento principe: è ovvio che la vita umana “si giova “ di un seme. Ma questa è materia di un’altra pagina.
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