Martedi, 12/11/2013 - Il 10 novembre 2008, dopo una lunga esibizione in un corcerto antirazzismo e anticamorra a Castel Volturno, moriva Miriam Makeba, a poche centinaia di metri da dove sei ghanesi erano caduti vittime di una strage camorrista pochi mesi prima.
Cinque anni dopo, nel buio ormai incipiente, il Commissario Prefettizio Antonio Contarino e il Commissario Carmela D'Amore hanno presenziato alla loro commemorazione in una cerimonia organizzata dall'AISLO che ha visto presenti Antonio Casale, del Centro per gli immigrati Fernandes, Ciro Scocca e Anna De Vita, dell'Ass. anticamorra RES, Renato Natale, referente dell'Ass. Maslo, la sottoscritta in rappresentanza della Coop. Libera Stampa, e tanti altri che non abbiamo riconosciuto. Tanti cittadini europei e africani senza nome che non hanno dimenticato e che hanno deciso di esprimere lì, a quell'ora e in quel luogo, la loro totale adesione ai valori di antirazzismo e antiviolenza a favore dei quali la cantante sudafricana si è sempre battuta, a significare che qualcosa – malgrado l'apparente indifferenza della gente – finalmente si muove perché i semi di rispetto e di cittadinanza, che le diverse associazioni hanno liberato nel vento, stanno germinando.
Noi stesse infatti partecipammo a questa semina simbolica, quando - durante la manifestazione Dove c'è bellezza non c'è camorra, che l'Ass. Res organizzò a marzo nella Sala Consigliare del Comune di Castel Volturno – furono distribuiti semi di girasole, a significare che ciascuno di noi era invitato a coltivare un germoglio di più forte cittadinanza. Se allora encomiammo soltanto il bel gesto, elegante e fantasioso, oggi dobbiamo ricrederci: qualcosa sta davvero faticosamente crescendo. Qualcosa che si chiama presa di coscienza che lo Stato c'è, se solo lo si vuole.
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