Sicilia - Un esempio di burocrazia 'deviata' lede i diritti. Il caso di una donna a cui è stato sospeso il reddito minimo. Perchè....
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008
Chi vi scrive non è una donna, ma un uomo; e non intende comunicare idee, progetti od opinioni ma, bensì, denunciare fatti. Svolgo la professione di Avvocato a Caltanissetta.
Pensavate che nell'Anno Domini 2008 la parità tra uomo e donna fosse un dato di fatto? Ebbene, vi sbagliate.Infatti, già da un paio di anni (la strada per ottenere Giustizia è notoriamente lunga nel Bel Paese), curo gli interessi di una signora in una causa civile che la stessa è stata costretta ad instaurare nei confronti del Comune di Sommatino.Questi i fatti.
In Sicilia esiste una Legge Regionale (precisamente, la n° 5 del 19 maggio 2005) che ha istituito nella regione i cosiddetti "cantieri di servizio", che altro non sono se non la prosecuzione dell'istituto del "reddito minimo di inserimento" di cui al D.lgs. n° 237/1998.
In sede di emanazione del regolamento di attuazione della Legge in parola,
l'Assessore al lavoro ha stabilito che "al
fine di evitare fenomeni di lavoro sommerso è opportuno che vengano assegnati ai programmi di lavoro i capi famiglia e soltanto in presenza di oggettivi impedimenti......in sua vece potrà
essere inserito altro componente dello stesso nucleo familiare" (disposizioni attuative allegate al D.A. n. 49/05/XII/1).Questa
disposizione è stata ribadita con il D.A. n. 20/06/XII, con la Direttiva n° 11297 del 19 marzo 2007, e con il D.A. n. 001/2008/Serv.
XII.Ora, la mia cliente, in un primo tempo ammessa al cantiere di servizi, è stata, in data 17 gennaio 2007, sospesa dal Comune di
Sommatino "in via cautelativa" in esecuzione di quanto stabilito con i D.A. n. 49/05/XII/1 e n. 20/06/XII ( e ribadito con i successivi
emanati negli anni 2007 e 2008): in altre parole, perchè ha lavorato lei, donna, in vece del capo famiglia, ossia il marito, uomo!!!!
Inutilmente ho cercato di spiegare al Dirigente Responsabile dell'Ente che la figura del capo famiglia non esiste più nel nostro ordinamento
giuridico fin dall'emanazione della Legge di riforma del diritto di famiglia nell'anno 1975, che, probabilmente (almeno, me lo auguro),
l'Assessore Regionale al lavoro, sia pure con espressione infelice, intendeva dire che solo il marito o la moglie potevano essere avviati
ai cantieri di servizi, e non altri componenti del nucleo familiare (ad esempio, figli maggiorenni o altri familiari) con essi conviventi, e che, in ogni caso, i vari Decreti e le Direttive Assessoriali erano palesemente in contrasto con le norme giuridiche, interne e
comunitarie, in materia di pari opportunità: la mia assistita è stata sospesa, una sua istanza di riammissione è stata rigettata con la
stessa motivazione, una causa "inutile" è stata instaurata con dispendio di pubblico denaro.
Perdonate il mio sfogo, e scusate se vi
ho tediato, ma mi piacerebbe tanto, e piacerebbe alla mia assistita, che la sua vicenda fosse conosciuta da tutte le donne ( e, magari,
anche da qualche uomo), in Italia.
Cordialmente
Avv. Silvio Iacono
20 ottobre 2008
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