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Segregazione mediatica

Segregazione mediatica

Europa e comunicazione - I risultati del Global Media Monitoring Project 2005

Angelucci Nadia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2006

Dopo 10 anni dal primo monitoraggio del GMMP i risultati del 2005 – illustrati dall'Università di Padova e Torino, Ancorpari, Osservatorio di Pavia e COSPE dai partecipanti italiani all’edizione del GMMP 2005 nello scorso mese di marzo – hanno mostrato, a livello nazionale e internazionale, il permanere di ampi spazi di discriminazione delle donne nell’ambito dell’informazione di stampa, radio e televisione. Se molte sono le donne giornaliste che hanno accesso alla conduzione dei telegiornali (53% donne vs 47% di uomini, a livello internazionale; 59% donne vs 41% di uomini, a livello nazionale), ancora poche sono le reporter (37% donne vs 63% di uomini a livello internazionale; 41% donne vs 59% di uomini, a livello nazionale) e pochissime le donne che fanno notizia (solo il 21% dei protagonisti delle notizie è donna, a livello internazionale, e il 14% a livello nazionale). A conclusione del seminario è stato presentato l'appello rivolto alle forze politiche e sociali italiane, alle quali anche in vista della dichiarazione del 2007 come "Anno delle Pari Opportunità" si chiede:

1. di promuovere il mainstreaming di genere nei mass media e nelle attività di comunicazione, anche mediante l’istituzione di apposite strutture in seno agli organismi decisionali del sistema politico e alle reti televisive e degli altri media;
2. di stimolare il dibattito tra professioniste e professionisti dotati delle competenze necessarie a costruire immagini più bilanciate dei due generi, con la partecipazione delle forze attive della società italiana impegnate su questi temi;

Alle Istituzioni e agli Operatori dei media
3. di valorizzare il punto di vista femminile come prospettiva da cui leggere la realtà e interagire con essa
4. di proporre modelli femminili positivi e variegati con cui confrontarsi, in grado di rappresentare autorevolezza, autonomia e capacità decisionale delle donne in ambito sia lavorativo che privato e la differenziazione di atteggiamenti di cui esse sono portatrici nel connubio tra competenze emozionali e professionali;
5. di favorire la sperimentazione di modalità di comunicazione attente al genere attraverso la produzione di filmati, trasmissioni e quant’altro venga ritenuto utile per la diffusione della cultura delle differenze di genere;

Alle Università, alle Scuole e agli Enti di Formazione
6. di formare i giovani e le giovani utilizzando percorsi innovativi orientati alla cultura del rispetto delle differenze di genere, con particolare riferimento ai curricula delle/dei future/i professioniste/i della comunicazione;
7. di inserire nei percorsi scolastici l’educazione ai media, anche con un’attenzione specifica alla dimensione di genere;

Alle Forze Sociali e alle Organizzazioni Sindacali
8. di sostenere e promuovere la collaborazione tra gli enti promotori dell’appello e tutti i soggetti attivi nel settore dei media, della comunicazione e delle tematiche di genere in vista anche di una campagna di informazione e sensibilizzazione per un orientamento culturale pienamente consapevole e rispettoso della dimensione di genere. Primo passo di questa campagna sarà l’ideazione di un “bollino di qualità”, un meccanismo di riconoscimento di qualità e promozione dei programmi e delle realtà di informazione che si impegneranno per inserire l’attenzione alla dimensione di genere e la rappresentazione corretta di donne e uomini, come criterio professionale a fianco di altri criteri, quali equilibrio, diversità e chiarezza.
(1 giugno 2006)


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