I nostri figli / 4 - Quarto appuntamento con l'interpretazione dei disegni dei bambini
Baldassarre Bruna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006
Tutti i processi creativi che animano i disegni dei bambini si sviluppano nel ritmo. La linea curva, definita da W. Kandinsky come “un’energia cosciente di sé”, interessa particolarmente la prima fase dello sviluppo del grafismo infantile, costituita da un processo sognante, basato sul movimento, che si evolve come partendo da lontano, con un gesto dall’esterno verso l’interno. Un movimento che si quieta nel punto centrale di una forma a spirale. In tale movimento, attraverso i ritmi visibili sulla carta, si rappresenta anche il processo di differenziazione che avviene nel bambino tra il mondo interno e quello esterno. Gli scarabocchi portano il bambino alla conquista della linea retta. Questa prima fase, che dura fino a circa tre anni, si conclude con l’acquisizione dell’incontro tra la retta verticale e l’orizzontale. La forma della croce segna l’inizio della seconda fase, dai tre ai cinque anni, caratterizzata da fantasia e interpretazione, cioè un vero punto d’arrivo dell’Io del bambino, già avviato con la conquista della posizione eretta e dell’apprendimento del linguaggio, ora concretizzato come un vero e proprio rapporto topologico.
La terza fase, dai cinque ai sette anni si sviluppa, invece, verso la coscienza e la programmazione, cioè il bambino si propone un tema e lo interpreta. Dal punto nel cerchio si espande la forma della stella e il bambino sperimenta cosi la struttura del mondo circostante partendo dalle proprie forze interiori. Dalla fluidità delle forme iniziali si arriva a forme meno fluide, come la croce o il tronco di un albero, nuove conquiste che permettono al bambino di sperimentare l’aspetto volitivo. Per esempio, quando un bambino dell’età scolare, dipingendo con gli acquerelli, usa un’eccessiva quantità d’acqua esteriorizza un problema di carenza volitiva.
La pianta e la figura umana sono inizialmente una cosa sola. Solo successivamente si differenziano, così come avviene per la palla - forma che ricorda lo stadio embrionale-, fino all’aggiunta delle membra e alla costruzione della casa. Il processo di differenziazione avanza in tutte le direzioni. Dalla struttura verticale, che richiede un sostegno statico, nasce la scala, simile a uno scheletro umano, un’impalcatura con sottostruttura di ritmi. Quando il processo ritmico è alterato emerge la paura. La casa può diventare una prigione, con le finestre sbarrate, senza calore, senza il fumo che esce dal camino. Nell’atto di rinchiudersi in una corazza emerge il fenomeno della paura. Proprio come avviene nelle crisi di panico, oggi così diffuse, la paura è come una grande inspirazione senza l’espirazione.
Verso il quinto anno compare il triangolo, combinato con il quadrato e con il cerchio. I disegni del bambino prima dei cinque anni risentono prevalentemente delle sue percezioni e l’ordine inizia a comparire solo dopo il quinto anno, anche al livello compositivo. Dall’imitazione all’osservazione: il bambino ora non è più solo sperimentatore, ma è anche osservatore della realtà. Già dal primo settennio, il bambino è come se scrivesse la sua autobiografia. Da dopo i setti anni cambia nel bambino il senso della vita, indispensabile per distinguere l’interno dall’esterno, per potersi cioè differenziare e imparare a riconoscersi tra gli altri. Il gioco, il disegno, la pittura, il movimento, sono esperienze fondamentali per accrescere le funzioni dell’Io. In molti disegni si riscontrano invece, dei seri ostacoli a un sano sviluppo. Arti come ingessati, assenza di figure umane, omissione dei tratti del volto (nei bambini molto piccoli è nella norma), denunciano delle disritmie, cioè un’alterazione del normale sviluppo del sistema ritmico. Una sorta di cultura adultiforme spesso impone al bambino una formazione “astratta”, cioè un apprendimento precoce e troppo staccato dall’attività corporea –la quale caratterizza naturalmente lo sviluppo normale del primo settennio-. Al posto di partire dal nucleo immaginativo del bambino, capace invece di arrivare realmente alla conoscenza, attivando una fluida capacità di collegare in modo vivente l’idea, l’immagine e il sentimento alla realtà, si offre una comprensione troppo concettuale che penalizza quella sentimentale e volitiva. Lo stesso grafismo infantile può essere sottovalutato e coartato, al servizio di una cultura che dimentica spesso la libertà creativa, intesa ovviamente in modo strutturante e non semplicemente in modo liberatorio o catartico.
(05/12/2006)
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