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Sefi, leggenda di uno sport 'minore'

Sefi, leggenda di uno sport 'minore'

Josefa Idem - Controcorrente, l'autobiografia di una donna vincente

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007

Leggere il suo libro è come volare sull'acqua insieme a lei, nella canoa. Ogni pagina una pagaiata dentro ad una vita dura, densa e felice. Ricca di riconoscimenti conquistati al prezzo di sacrifici fatti col sorriso sulle labbra e senza rinunciare ai punti fermi fondamentali: la serenità, la famiglia e i figli. Josefa Idem con la sua autobiografia (Sperling & Kupfer, pagg 256, Euro 17,00) ci regala una bella storia, di una donna che ama il successo e che ha lottato per conquistarlo, ma che non ne è vittima.
Dagli anni della giovinezza in Germania alla svolta definitiva in Italia, che per Sefi significa l'amore e i traguardi sportivi, il racconto scorre rapidamente. Decisivo l'incontro con Guglielmo Guerrini, l'uomo che sarà marito e allenatore, che "mi ha insegnato a divertirmi facendo sport". Riferendosi a lui, scrive del suo primo oro mondiale nel 1990 a Poznan "nei libri di storia comparirà soltanto il mio nome, ma in quella barca siamo stati in due: una squadra vincente". Non c'è dubbio, il loro è "un progetto vincente" nello sport ma anche nella vita, considerando che tra gare, medaglie e allenamenti sono riusciti anche a mettere al mondo due figli.
Tra le sfide che Sefi ha vinto, insieme alle medaglie, rimane memorabile il bronzo ai Mondiali in Messico incinta di tre mesi e l'allattamento del piccolo Janek per dieci mesi, continuando gli allenamenti e continuando a vincere ...anche il bronzo alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Non da meno è l'oro olimpico di Sidney nel 2000, gioia condivisa con il marito e il primo figlio.
A tutto campo le considerazioni di cui è disseminato il libro sulla base delle esperienze dirette: la condanna del doping, il valore della famiglia, l'importanza dell'Europa come grande comunità. Lei che da 'immigrata' e anche da donna impegnata in politica, alla 'fatidica' domanda se si sente più italiana o tedesca, dice di sentirsi 'l'una e l'atra cosa insieme" perchè le due culture si sono fuse in lei producendo valori aggiunti e ulteriore ricchezza interiore. "Non scorderò mai la mia impostazione culturale: sono disciplinata, ligia al dovere, rispettosa delle regole....e tanto meno mi scorderò cosa mi ha dato l'Italia: quel complemento che mi mancava. il buon senso da applicare quando si tratta di eseguire un ordine. La leggerezza da aggiungere a tutti gli aspetti della vita. La fantasia, il sorriso e l'ottimismo". Sefi ha capito che la "patria non è un luogo fisico, ma una dimensione interiore, un luogo dentro se stessi ove poter tornare, dove non ci sono minacce" e si considera fortunata perchè ha "ricevuto in dono più di una prospettiva per valutare le cose". Sarà questa la condizione particolare che le consente, a 44 anni, di sognare l'oro a Pechino. Perchè non dovrebbe farcela? In fondo loro quattro sono una bella squadra!

(12 giugno 2007)

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